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2023, l’anno nero dell’Everest

Venti morti in una sola stagione, mai così tanti, quasi tutti per edema o sfinimento. Sotto accusa le temperature raramente così basse ma anche l’inadeguatezza e l’impazienza di molti

Himalayan Database ha pubblicato le statistiche definitive relative alle ascensioni sull’Everest nell’anno in corso. E non sono belle notizie. Il 2023 è stato, infatti, l’anno in cui sul Tetto del mondo si è registrato il maggior numero di decessi. Sono stati 20 gli alpinisti deceduti sulla montagna! Il numero diventa ancora più impressionante in quanto non sono avvenuti episodi che hanno interessato in un colpo solo grandi numeri di persone come nel caso del crollo del seracco presso il Campo 1 che nel 2014 causò 14 vittime. Questa volta è stato uno stillicidio.  A causare i decessi sono stati soprattutto edemi e sfinimento, oltre all’incidente che a inizio stagione è costato la vita a tre sherpa che stavano lavorando sulla seraccata del Khumbu.

L’impressionante elenco diffuso da Himalayan Database mostra come siano stati sette gli sherpa caduti sull’Everest nel 2023, insieme ad alpinisti provenienti da quattro continenti: un irlandese, un americano, un tedesco, un ungherese, un canadese, un moldavo, un cinese, un singaporiano, un australiano, due malesi e due indiani (tra cui l’unica donna scomparsa).

Alla base della strage, perché di questo si tratta, una combinazione di fattori. Secondo i responsabili di Imagine Nepal Trek e di  Expeditioncondizioni meteorologiche estreme, misure di sicurezza ridotte dovute alla corsa verso la vetta, alpinisti inesperti e “impazienti” hanno dato come risultato un cocktail mortale. In molti casi”, viene sottolineato, “la tragedia avrebbe potuto essere evitata con misure materiali e di sicurezza obbligatorie”.

A tutto ciò vanno aggiunti i numeri, mai così elevati, dei permessi rilasciati per salire sulla montagna, ben 479. In vetta sono giunte complessivamente 656 persone: di questi 393 erano alpinisti nepalesi, per lo più portatori e guide, che non hanno bisogno di permesso. Solo tre alpinisti hanno raggiunto la vetta senza ossigeno supplementare: il pakistano Sajid Sadpara il 14 maggio, il colombiano Mateo Isaza il giorno dopo e il malese Muhammad Hawari bin Hashim il 18 maggio. Quest’ultimo è però scomparso l’indomani mentre cercava di soccorrere un compagno di spedizione in difficoltà.

Nuove tariffe e nuove regole dal 2025
Il Dipartimento del Turismo del Nepal ha già annunciato che dal 2025, il prezzo per ottenere il permesso di salita aumenterà fino a 15mila dollari (oggi ne occorrono 11 mila), una misura che secondo gli intendimenti ufficiali cercherà di dissuadere gli escursionisti poco preparati. Difficilmente però la nuova tariffa otterrà quel risultato, visto che un aumento di qualche migliaio di dollari è poco significativo per chi è già disposto a staccare assegni alle agenzie anche da ben oltre 100mila euro.
Un’altra nuova misura imporrà la rimozione dalla montagna dei corpi degli alpinisti deceduti. Per fare ciò occorre dimostrare il possesso di un’assicurazione che copra il recupero della salma, anche nella cosiddetta zona della morte.

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