Omar Di Felice abbandona il tentativo di attraversare in bici l’Antartide
Il tentativo di traversata dell’Antartide di Omar Di Felice si è interrotto bruscamente dopo una settimana a causa di gravi problemi personali. Partito con dieci giorni di ritardo sulla tabella di marcia originale, a causa di condizioni meteo particolarmente ostili che hanno impedito di raggiungere Hercules Inlet secondo i tempi prestabiliti, Omar ha da subito incontrato difficoltà extra sportive.
“Non chiudo occhio da 36 ore: sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora è “tristezza”. Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel “gravi problemi personali” che non mi ha permesso di andare avanti – il messaggio diffuso da Omar al rientro in sicurezza a Union Glacier camp – . L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore: mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita. Problemi dai quali sono emerse alcune gravi cose subite quando ero ancora bambino. “Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica”: Forse un giorno riuscirò a squarciare il velo di vergogna che copre una ferita ancora fresca.”
“Durante questa settimana, in tenda, mi sono trovato a non lottare più soltanto contro il freddo, il vento o l’equilibrio precario – prosegue – . Gli incubi notturni non hanno abbandonato la mia mente. I risvegli improvvisi e le lacrime a bagnare il viso fino a non poterne più hanno reso difficile ogni più piccola azione. Alcune brutte notizie hanno amplificato il tutto. Non mi sono mai considerato un eroe. Sono una persona normale che, come tutti, soffre e in quell’universo chiamato vita si trova ad affrontare il dolore di familiari malati gravemente, di traumi infantili da risolvere, di problemi che spesso si pensa erroneamente non riguardino chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni attraverso vite straordinarie.”
“La scelta che ho fatto, di coraggio e dolore al tempo stesso – aggiunge – , è stata l’unica possibile in questa condizione per non venir meno a quel patto di fiducia con la vita. Fermarmi un attimo prima di rischiare di perdere completamente la lucidità è stato il passo più sofferto ma l’unico possibile.”
Un messaggio che si chiude con lo sguardo già proteso al ritorno in Antartide: “So con quanta passione mi avete seguito: per questo vi posso dire che questo sarà solo il punto di ripartenza verso un orizzonte ancora più denso di sogni e sfide. A partire dall’ Antartide: tornerò quaggiù ben prima di quanto chiunque possa immaginare. Lo devo a me, a voi e a tutte le persone che credono in questo progetto”.
Il saluto rivolto all’Antartide è dunque un arrivederci, in attesa di poter proseguire il progetto lanciato e che prevederà, nel frattempo, la parte di divulgazione scientifica collegata a “Bike to 1.5ºC”. Il lungo viaggio di esplorazione dei propri limiti spesso è in grado di mettere l’essere umano di fronte alla parte più remota di sé.
Se aveva tutti questi problemi psicologici e ne era a conoscenza, cosa é partito a fare?