È veramente un peccato considerare il ghiaccio come un semplice corollario della fotografia di montagna, oppure un semplice elemento su cui camminare, magari per raggiungere altre location per scattare ad altri soggetti. Considero, sicuramente, il ghiaccio uno degli elementi della fotografia di montagna; con le sue forme e le sue sfumature, diventa un soggetto molto interessante sia come elemento di un’inquadratura ad ampio respiro, sia nei suoi piccoli particolari.
Sul ghiaccio si scivola
Sul ghiaccio si scivola! Sì, lo so. Sembra banale, ma è la prima cosa cui prestare attenzione. Se ci muoviamo, per esempio, nel greto di un torrente le precauzioni non sono mai troppe. Spesso i sassi sono scivolosi e, quasi sempre, umidi. Se sono coperti di neve, è molto probabile che sotto lo strato bianco, ci sia del ghiaccio vivo, quello che si definisce verglass, un sottile velo a volte poco visibile, ma scivolosissimo. Attenzione anche nelle pietraie, dove mettere un piede in fallo è un attimo! Poi se scivolando si rischia anche di finire in acqua… Un paio di ramponi, magari anche quelli leggeri da escursionismo possono aiutare molto, così come l’uso dei bastoncini da trekking che contribuiscono a mantenere l’equilibrio. Per trasportare l’attrezzatura nel greto di un torrente, oppure, anche sulle rive, suggerisco di utilizzare uno zaino fotografico. A proposito di zaino, nel momento in cui mi fermo per fotografare e piazzo il treppiede, presto sempre un’attenzione maniacale nel scegliere dove appoggiarlo. Le pietre sono scivolose per il fotografo, ma anche per la sua attrezzatura. Insomma, diventa imperativo evitare catastrofiche scivolate di zaino e attrezzatura in acqua. La vedete la scena? Mentre voi ragionate sulla composizione, lento e inesorabile, lo zaino scivola verso il bagnato oblio del fiume…
Sul ghiaccio fa freddo
Sul ghiaccio fa freddo! Sì, lo so. Anche in questo caso sembra banale. Tra l’altro, è saggio ricordare che il vero “fotografo di ghiaccio” ha sempre le mani screpolate e doloranti, perché è costretto, spesso e quasi sempre, a togliersi in guanti, per regolare accuratamente le impostazioni della fotocamera. Per quello che riguarda, invece, l’attrezzatura non dovrebbero esserci grossi problemi. Le batterie tendono ad avere una resa inferiore alle basse temperature e, quindi, a garantire un numero di scatti inferiore, rispetto alla norma. Se usate una mirrorless, oppure siete abituati a inquadrare usufruendo del monitor, il consumo delle batterie sarà ancora maggiore. Se fotografate con una reflex, suggerisco di usare il mirino, in modo da risparmiare energia. Portate comunque una o due batterie di scorta, ben cariche e da tenere il più possibile al caldo, magari in una tasca interna della giacca
Come si misura l’esposizione sul ghiaccio?
Meglio utilizzare i sistemi di misurazione tipo Matrix (Nikon), Valutativa (Canon) o similari, a seconda delle varie marche. Questi sistemi sono in grado di misurare correttamente l’esposizione, nella maggior parte dei casi. Per approfondire l’argomento, vedi anche “Come fotografare le cascate”, in particolare il paragrafo “Luce, ombra e misurazione dell’esposizione”. Se il soggetto principale della foto non occupa la maggior parte dell’inquadratura, è utile utilizzare la lettura spot sullo stesso, in modo da far sì che l’esposimetro non sia ingannato da altri elementi in posizione periferica. E’ ovvio che scattando in formato RAW sarà possibile correggere eventuali errori di esposizione in post produzione, per valori intorno ai 2 stop in sottoesposizione e 1 stop, o poco più, in sovraesposizione.
Ottiche, filtro di protezione e treppiede
Se fotografiamo soggetti piccoli, tipo gocce ghiacciate o altri particolari, l’ottica più indicata è il macro. Questi obiettivi permettono di mettere a fuoco da distanza ravvicinata, restituendo un rapporto di riproduzione elevato, in genere 1:1. Ovvero il soggetto sarà ripreso sul sensore alla sua grandezza naturale. Se fotografiamo una goccia ghiacciata del diametro di 1 centimetro, per esempio, apparirà sul sensore della fotocamera alle sue vere dimensioni, quindi con diametro di 1 cm. Spesso, se si fotografa da una posizione scomoda, magari in equilibrio non proprio stabile, su una lastra di ghiaccio, avere un obiettivo zoom aiuta a comporre l’inquadratura senza doversi muovere continuamente su una superficie poco stabile e scivolosa. L’ideale, per scatti dove si selezionano porzioni di soggetti o parti di stalattiti, per esempio, è il classico 70-200. Per proteggere l’attrezzatura, scattando a soggetti limitrofi all’acqua o a cascate ghiacciate, può essere utile un filtro UV, per proteggere le lenti dagli spruzzi. Il cavalletto è spesso indispensabile, scattando con ottiche di lunga focale o con tempi di posa lunghi. Attenzione! Piazzare il treppiede su una superficie ghiacciata non è semplicissimo.