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Bismantova, la lunga storia di una ”Pietra”

Facili sentieri e oltre 300 linee di arrampicata sulla particolarissima isola di arenaria dell’Appennino Reggiano cantata da Dante

La tradizione vuole che Dante Alighieri abbia tratto ispirazione dalla Pietra di Bismantova, che visitò nel 1306, per immaginare la forma del Purgatorio. Di sicuro il poeta la citò nel IV canto del Purgatorio con questi versi:

«Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova in cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;
dico con l’ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume»

Non poteva fare diversamente, in effetti. Si tratta infatti di un massiccio roccioso inconfondibile che svetta isolato sopra gli ultimi rilievi dell’Appennino Reggiano. Con una lunghezza di un chilometro, una larghezza di 240 metri e un’altezza di 300 sull’altopiano che le fa da base non passa certo inosservata. Geologicamente la Pietra di Bismantova è un rilievo tabulare di calcarenite che poggia su una base di  marne argillose. Si è formata nel Miocene medio inferiore all’incirca 15 milioni di anni fa, in un’area marina poco profonda in un clima tropicale come raccontano i fossili rinvenuti nella sua struttura:  gusci di molluschi, alghe calcaree, spicole di spugna, denti di pesce.
L’uomo ha frequentato fin dalla preistoria l’altopiano erboso di circa 12 ettari che ne caratterizza la sommità. Testimonianza ne sono i ritrovamenti archeologici di punte di frecce, lame e schegge di selce lavorata sulla sua superficie. Successivamente abitata da popolazioni celtico-liguri e in seguito area di espansione etrusca, venne assoggettata dai Romani nel II a.C. (è detta “Suis montium” da Tito Livio).
Ai piedi della rupe sorge un eremo Benedettino, edificato nel 1617, ora santuario mariano, dove sono conservati affreschi risalenti al XV secolo. Fra questi si trova la Madonna di Bismantova a cui l’Eremo è dedicato.

A piedi sopra e intorno alla Pietra

Salire sulla sommità della Pietra è facile. Dal centro di Castelnuovo ne’ Mont (RE)i in circa tre chilometri seguendo le indicazioni per la Pietra si arriva a piazzale Dante, un ampio parcheggio posto a 872 m di quota. Da qui ci si incammina lungo la via più semplice che conduce in vetta. Arrivati all’Eremo si passa accanto alla fontana dedicata alla Madonna e si seguono le indicazioni per il sentiero Cai 697. Il percorso si avvicina sempre più alla parete rocciosa fino ad essere dominato da grandi costoni di arenaria e attraversa aree in cui sono evidenti le tracce di grandi frane avvenute in secoli recenti. Più avanti il sentiero si snoda prima in un’area boschiva e da ultimo in un ripido tratto finale che sale intagliato nella roccia. Dopo soli 30 minuti dalla partenza si approda al pianoro sommitale, posto a 1.041 m, da cui si può godere una vista a 360° su pianura Padana, medio ed alto appennino Reggiano. In particolare si distinguono chiaramente le forme del Cimone, del Cusna, del Ventasso e dell’Alpe di Succiso.
Questo percorso passa proprio sotto le pareti strapiombanti, dove nidifica il falco pellegrino, ed è esposto alla caduta massi. Va detto quindi che nonostante i frequenti lavori effettuati anche di recente è sempre consigliabile muoversi con attenzione.

Un’alternativa per salire fino alla sommità in maggiore sicurezza è quella di seguire il sentiero Cai 697A che si snoda a sinistra del Rifugio della Pietra e prosegue nel bosco su un percorso a saliscendi fino a raggiungere il deposito Agac. Da qui si procede su segnavia Cai 697B che aggira la parete sud fino a quota 968 m, da dove seguendo una scalinata rocciosa si arriva al pianoro sommitale. Bastano complessivamente 50 minuti per arrivare sulla cima della Pietra, che per la sua facilità di accesso è una meta molto popolare.

Un altro modo per apprezzare la Pietra di Bismantova in tutta la sua imponenza è effettuarne il periplo. Lo si può fare in molti modi, il più breve dei quali segue la rete di sentieri che ne percorrono il perimetro alla base. Il percorso più classico e scenografico si snoda invece su un itinerario ad anello di 16 chilometri chiamato “al gir d’la Preda”, il giro della Pietra in dialetto emiliano. Partendo da Castelnovo ne’ Monti si attraversano i borghi di Carnola, Ginepreto, Vologno, Maro, Casale e Campolungo girando attorno alla Pietra da una distanza sufficiente per apprezzarla immersa nel paesaggio circostante.

Oltre 300 vie di arrampicata e due ferrate

L’isola di roccia ha naturalmente stuzzicato l’interesse degli arrampicatori, insomma. Nel 1922 è Carlo Voltolini che in solitaria ne effettua la prima ascesa alpinistica, valutata di terzo grado superiore, che viene battezzata “Via degli Svizzeri”. Nel 1940 Nino Oppio salì la parete sud-est su difficoltà aprendo la via chiamata con il suo nome. Lo stesso anno Armando Corradini e Olinto Pincelli salirono il diedro dal piazzale dell’Eremo, con difficoltà stimata di sesto grado.
Ad iniziare dalla metà degli anni 70 prese piede il free climbing su gradi crescenti di difficoltà ed Emilio Levati raggiunse il settimo grado sulla “Via del Centenario”. Un decennio dopo con l’ulteriore diffondersi dell’arrampicata sportiva vennero aperti nuovi percorsi sulle pareti della Pietra, richiodati molti itinerari, ma anche scavati appigli nella roccia per facilitare chi intendeva salire in libera. Non senza scatenare polemiche. Oggi sono oltre 300 gli itinerari di arrampicata attrezzati sulla Pietra, che è così diventata la più grande palestra di roccia dell’Emilia Romagna.
Già nel 1971 venne creata la via ferrata alla Pietra di Bismantova, più conosciuta come Ferrata degli Alpini, mentre  è stata aperta nel 2017 la via ferrata Ovest detta anche dell’Ultimo Sole.

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