Alpinismo

Cinque colli della Valle d’Aosta sui quali salire per incitare gli atleti del Tor des Géants

Volti, espressioni, vibrazioni. Il Tor des Géants è innanzitutto un viaggio in cui non contano solo i chilometri, il dislivello, le ore di sonno… Contano i volti delle persone che si incontrato sul cammino. Contano le espressioni nelle pieghe degli occhi, a volte serene, a volte preoccupate, a volte sofferenti. Contano le vibrazioni che si producono camminando tutti insieme tra panorami unici.

La magia del Tor colpisce tutti, atleti, volontari, spettatori. Dalle piazze dei paesi alle salite più impervie, fare il tifo ai giganti è un’esperienza carica di emozioni. E allora quale modo migliore di seguire il Tor se non salendo su uno dei suoi colli? La gara partirà la mattina di domenica 10 settembre da Courmayeur. Per gli aspiranti giganti il menù è lungo 330 chilometri. Incitarli in cima alle salite è quasi un dovere.

Col d’Arp (2571 m)

Prima salita, prime emozioni. Il grande pratone del col d’Arp, che collega Courmayeur a La Thuile, è lo scenario perfetto per osservare il serpentone colorato e ancora compatto dei concorrenti: una lunga fila indiana piena di aspirazioni e adrenalina che si snoda sul dolce pendio al cospetto del Monte Bianco.
Per godersi questo spettacolo vale la pena salire da La Thuile ed arrivare al colle per l’arrivo dei primi. Si parte dalla frazione La Balme, sulla strada che porta a La Thuile. L’itinerario è il numero 4 che, con tratti di sentiero e alcuni di poderale, buca il bosco di conifere passando per gli alpeggi di Arp desot e di Peson. Si entra nell’ampio vallone di Youlaz, pascoli verdi sovrastati dai ghiacci del Monte Bianco. Impossibile non effettuare la salita con il naso all’insù e la bellezza nel cuore. A 2045 metri si incontra il Mayen de la Youlaz, primo punto di ristoro e controllo per gli atleti del Tor. L’itinerario continua verso destra su una mulattiera che porta ai ruderi del Ricovero Maggiore Reggiani, probabilmente costruito dopo l’Unità d’Italia per controllare il confine francese e sventare potenziali invasioni. Proseguendo a mezzacosta si arriva al colle. Qui si aspetta l’unica invasione che meritano le nostre montagne, quella dei 1100 atleti che per amore o follia si accingono a percorrere 330 chilometri di sentieri in sei giorni.

Dislivello: 1242 m.
Punto di appoggio: Mayen de la Youlaz.

Col Lauson (3296 m)

Le due caratteristiche principali di questo colle sono quella di essere il punto più alto della gara e di essere il cuore del Parco Nazionale Gran Paradiso. Queste due peculiarità rendono quasi certo l’incontro con il re delle Alpi, lo stambecco. Altrettanto certo è che questo incontro sarà un colpo alla propria autostima: mentre noi arranchiamo sul sentiero, lui corre leggiadro su rocce di quarto grado. Con classe ed eleganza.

Il Lauson collega la Valsavarenche alla Val di Cogne e la salita proposta va in “contromano” rispetto al Tor, con partenza dalla frazione di Valnontey. Il sentiero parte a sinistra del Giardino Botanico alpino Paradisia. Da lì si risale una lunga serie di tornanti dapprima nel bosco e poi su un costone erboso dove ci si parano di fronte la catena del Gran Paradiso e il ghiacciaio della Tribolazione. Raggiunto il rifugio Vittorio Sella, punto di ristoro per gli atleti e scambiate quattro chiacchiere con Jean, il gestore, si riparte alla volta del Lauson sul sentiero 18. L’itinerario, dapprima agevole, diventa più esposto e roccioso nella parte finale.

Ecco il tetto del Tor des Géants!

Dislivello: 1630 m.
Punto di appoggio: Rifugio Vittorio Sella

Crenna dou Leui (2311 m)

Un posto da lupi, proprio come dice il nome. Un luogo misterioso, poco conosciuto ma di gran fascino. Un taglio netto incassato tra rocce strapiombanti, una sorta di gemello – ma meno famoso – del Col de Malatrà, ma ormai diventato celebre tra i concorrenti del Tor.

Per scoprire questo angolo remoto dell’Alta via n.1 si può partire dal villaggio walser di Niel, andando ancora una volta andando incontro ai concorrenti che ormai hanno superato la metà di gara. Seguendo il segnavia numero 1 si entra in un fitto bosco di conifere al si sopra dell’abitato fino all’alpeggio di Grignatz desot. Si guadagna quota risalendo una mulattiera lastricata che porta lentamente al Colle della Vecchia al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta. Il nome è frutto di una leggenda locale: una ragazza distrutta dalla perdita del suo promesso sposo, si rifugiò nei pressi del colle vivendoci fino alla vecchiaia. Un topos frequente nella mitologia alpina che non fa che accrescere l’incanto di questo luogo. Dopo un lungo traverso, svariate pietraie e rocce montonate ecco la Crenna dou Leui. Il panorama sulla Valle del Lys è servito.

Dislivello: 756 m.
Punto di appoggio: nessuno.

Colle Pinter (2776 m)

Architettura walser e vista sul massiccio del Monte Rosa, gli ingredienti perfetti per una salita da favola. Per chi non deve preoccuparsi di arrivare vivo al traguardo del Tor, è un itinerario che vale la pena di percorrere con calma, prendendosi il giusto tempo per godere del villaggio di Alpenzu a 1780 metri. Una manciata di tipiche case walser affacciata sopra la valle di Gressoney su una balconata naturale, sospesa nel tempo e nello spazio. Una vera meta spirituale, dove centellinare il piacere ancestrale della vita in montagna in piccoli istanti di bellezza.

Partenza dalla frazione di Chemonal e seguendo l’Alta Via n. 1 che si fa largo tra larici secolari si raggiunge il villaggio di Alpenzu Grande dove sorge l’omonimo rifugio. Dopo una lunga, e ripida, diagonale nei prati, si attraversa un bosco rado fino all’alpeggio Loaoche. La salita diventa progressiva e piacevole, ogni passo è vegliato dai ghiacciai del Rosa. La parte finale nel vallone ai piedi del colle torna a essere ripida. Sul versante opposto del passo, però, si distendono i   laghi Pinter, punto ideale per fermarsi a tifare e sostenere gli aspiranti giganti di passaggio.

Dislivello: 1366 metri
Punto di appoggio: rifugio Alpenzu.

Col Champillon (2709 m)

Dopo colli al cospetto del Bianco, del Gran Paradiso e del Rosa, non poteva mancare la salita con vista sul Grand Combin. La salita allo Champillon, il penultimo grande colle da affrontare in gara, consente di seguire gli atleti nelle loro ultime fatiche e magari per raccoglierne le emozioni più intense, le lacrime più sincere.

L’ambiente, è spettacolare. Già solo il punto di partenza, il paese di Ollomont, merita la visita: una piccola perla valdostana in una conca soleggiata. Si parte poco a monte del villaggio, dove viene allestita l’ultima base-vita della gara, percorrendo un tratto subito ripido nel bosco. Si sbuca in una vasta prateria e per poco si segue la poderale che tocca tre alpeggi: Prumayes, Champillon, Pessinoille. Ancora qualche ripido pascolo e si giunge il rifugio Champillon, punto di ristoro per gli atleti del Tor ma anche per gli spettatori, magari con un pit-stop nella piccola sauna di legno. Da qui, poi, partono le severe serpentine che a zig-zag portano alla sella erbosa del Col Champillon.

Da lì, il traguardo è ancora lontano ma si inizia a sentire il profumo dell’arrivo, il suono degli applausi, il calore degli abbracci…  “Alé! Alé giganti!”

Dislivello: 1366 metri.
Punto di appoggio: rifugio Adolphe Lethey de Champillon.

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