Itinerari

Sui sentieri di Lanzarote, paesaggi lunari a quattro ore dall’Italia

Quattro itinerari a Lanzarote tra vulcani e spiagge sbalorditive sull'isola di Josè Saramago e Omar Sharif

La Luna dista solo quattro ore di volo dall’Italia. Basta uscire dall’aeroporto di Lanzarote, l’isola delle Canarie più vicina alla costa africana, e guardarsi intorno durante il trasferimento verso le spiagge di Puerto del Carmen e di Playa Blanca, per capire di essere atterrati in un luogo speciale.

La terra è arida, aspra, interrotta da campi creati e irrigati con pazienza dall’uomo. Intorno al capoluogo Arrecife, al borgo coloniale di Teguise e agli altri centri abitati si alzano i profili di decine di vulcani. Accanto alle spiagge, scendono verso l’Atlantico antiche colate di lava trasformate in scogliere e macigni.

L’uomo, nei secoli, ha imparato a sfruttare la lava di Lanzarote. Lo dimostrano le architetture coloniali di Teguise, di Haría e di altri centri dell’entroterra. Lo dimostrano i vigneti, protetti da muretti a secco e irrigati dalla rugiada notturna, da cui si producono vini bianchi e rossi pregiati.

Per trasformare Lanzarote in una grande meta di viaggi, oltre ai voli a costo accessibile, c’è stato bisogno di un uomo geniale. Si chiamava César Manrique, era un architetto e un artista, è nato nel sonnolento capoluogo dell’isola e a vent’anni si è trasferito a Madrid. Poi è tornato, e la sua creatività si vede oggi in molti luoghi e in molte cose diverse.

È stato Manrique a disegnare il diavoletto, con coda appuntita e forcone, che è il logo del Parco nazionale Timanfaya. È stata sua l’idea di trasformare in un’attrazione gli Jameos del Agua, enormi cavità naturali sulla costa orientale dell’isola, dove oggi accolgono i visitatori scalinate di pietra, piante lussureggianti, un laghetto sotterraneo, un auditorium e una piscina. Ma il fascino del luogo è rimasto, e il tocco magico di Manrique sta lì.

Con un’auto a noleggio (meglio!) o con i bus delle gite organizzate si scoprono il Jardín de Cactus con le sue centinaia di specie diverse, le aziende vinicole tra Tías, San Bartolomé e Teguise, le spiagge della costa settentrionale dell’isola (la migliore è La Caleta) frequentate per il windsurf.

Pochi lettori appassionati visitano la casa-museo di Josè Saramago, dove il grande scrittore portoghese ha vissuto fino alla sua morte nel 2010. È un inno a Lanzarote la residenza di César Manrique accanto al villaggio di Haría, dove il verde e la luce dell’isola entrano in ogni spazio.

Racconta una storia sorprendente la villa di Lagomar, disegnata dal solito Manrique in una cava abbandonata. Le camere sono state realizzate nelle grotte, ai piedi delle rocce crescono palme, cactus e bougainvillee. L’arredamento comprende sculture in legno arrivate dall’Africa, e opere recuperate da navi affondate.

La villa è appartenuta a Omar Sharif, l’attore egiziano che è stato protagonista di Lawrence d’Arabia e Il dottor Zivago, che ha affascinato generazioni di donne, che ha vinto tre Golden Globe ed è stato premiato dall’UNESCO. Si è innamorato della villa appena l’ha vista, l’ha acquistata, e dopo qualche settimana l’ha persa durante una partita di bridge, la sua passione e maledizione.

Per una giornata al mare, molti visitatori di Lanzarote scelgono le spiagge di Costa Teguise, di Playa Blanca e di Puerto del Carmen. Cuore dell’isola è il Parco nazionale di Timanfaya, con le sue lave dalle forme bizzarre, le sue fumarole, le sue passeggiate a dorso di cammello. Ma la visita della zona più bella del Parco, su bus che non si fermano nemmeno per far scattare una foto, delude chi ama la natura.

Ma a Lanzarote si può anche camminare. Nei pressi del borgo di Mancha Blanca, dove le regole del Parco Timanfaya lasciano il posto a quelle meno rigorose del Parco naturale Los Volcanes, uno splendido sentiero sale verso il cratere e la vetta della Caldera Blanca. Più a sud, percorsi ben segnati consentono di esplorare la Caldera de los Cuervos, la Montaña Colorada e altri crateri, le cui eruzioni hanno segnato in passato il paesaggio dell’isola.

La spettacolare Playa Papagayo, nell’angolo sud-occidentale di Lanzarote, si raggiunge da Playa Blanca in auto, per una strada sterrata, oppure per un bel sentiero a saliscendi, che arriva al promontorio toccando spiagge, siti storici, vasche naturali e scogliere.

Indicazioni sulle possibili escursioni si trovano su turismolanzarote.com o altri siti, su guide turistiche come Lanzarote della EDT-Marco Polo, o su testi specializzati come Lanzarote, a hiking guide di Ignacio Romero. Utili anche le mappe che si possono acquistare in loco.

Non c’è bisogno di descrizioni dettagliate per esplorare La Graciosa, l’isoletta che si affianca a Lanzarote da nord-ovest. La si ammira dall’alto dal vertiginoso Mirador del Río, la si raggiunge con i traghetti che partono dal porto di Orzola. In mezz’ora, aggirati dei faraglioni, si raggiunge l’approdo dell’isola.

Le agenzie locali offrono mountain-bike a noleggio e propongono tour in fuoristrada. Ma basta incamminarsi verso ovest (a sinistra arrivando dal porto) per affacciarsi su una spiaggia sabbiosa solitaria e infinita, che fa pensare a mari lontani. La si può percorrere per poco più di un’ora, fino alle spiagge ai piedi della Montaña Amarilla, l’ennesimo piccolo vulcano di Lanzarote.

Verso Playa Papagayo

(150 m di dislivello, 2.30 ore a/r, E)

Il sentiero inizia a 6 km da Playa Blanca, accanto al Resort Papagayo, e raggiunge la Playa Mujeres, che si attraversa. Si costeggia il Barranco de Los Pozos, si toccano i resti della prima chiesa costruita (nel 1404) a Lanzarote, poi si continua toccando altre due spiagge (Congrio e Las Muelas) e si sale a un crinale con due vecchi edifici ora adibiti a bar, da cui si scende a Playa Papagayo. Si torna per la stessa via, occorrono 2.30 ore a/r.

Playa Papagayo. Foto di Stefano Ardito
Playa Papagayo. Foto di Stefano Ardito

Da Mancha Blanca alla Caldera Blanca

(da 200 a 250 m di dislivello, da 3 a 4 ore a/r, E)

Dal paese si raggiunge la strada LZ 67, la si traversa, e si continua per una strada sterrata fino a un posteggio (235 m). Un ampio sentiero traversa delle spettacolari colate di lava, piega a sinistra e raggiunge la base del vulcano. Si sale a destra fino ad affacciarsi sul cratere, poi si continua a salire verso sinistra, su terreno roccioso, fino ai 458 metri della cima. In discesa si continua il periplo del vulcano, si scende a sinistra e si torna al percorso dell’andata. Occorrono 3 ore a/r, 4 se si parte a piedi dal paese.

La Caldera Blanca dal basso. Foto di Stefano Ardito
La Caldera Blanca dal basso. Foto di Stefano Ardito

La Caldera de los Cuervos e la Montaña Colorada

(150 m di dislivello, 2.30 ore a/r, T)

I sentieri per i due vulcani iniziano da un posteggio sulla LZ 56, poco a nord dell’incrocio con la LZ 30. Una breve passeggiata (1 ora a/r) porta a ovest alla Caldera de los Cuervos, una più lunga verso nord est (1.30 ore a/r) raggiunge e gira intorno alla Montaña Colorada, le cui lave nel 1735 si sono fermate prima dell’abitato di Tinajo. I cartelli di un sentiero-natura indicano le formazioni rocciose più belle.

Caldera Colorada a Lanzarote. Foto @Adobe Stock
Caldera Colorada a Lanzarote. Foto @Adobe Stock

Sulla costa di La Graciosa

(20 m di dislivello, 2.30 ore a/r, T)

Dal porto si traversa l’abitato verso ovest (sinistra sbarcando), si raggiunge la costa, e la si segue toccando via via la Playa del Salao, la Playa Francesa e la Playa de la Cocina, ai piedi della Montaña Amarilla. Occorrono 2.30 ore tra andata e ritorno.

La Graciosa, camminando sulla spiaggia. Foto di Stefano Ardito
La Graciosa, camminando sulla spiaggia. Foto di Stefano Ardito
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