Un leopardo delle nevi al C2 dell’Everest, l’eccezionale incontro degli Icefall doctors
A quali quote vivono i leopardi delle nevi? A tale quesito non esiste risposta univoca. Dello schivo felino d’Asia, così difficile da avvistare, seguire e studiare da essere stato ribattezzato “fantasma dell’Himalaya” sappiamo in fondo poco. Le conoscenze riguardo la sua distribuzione e le sue abitudini stanno incrementando in tempi recenti grazie al diffondersi dei programmi di fototrappolaggio ma tante sono ancora le incognite. Secondo gli studi scientifici più recenti, in Himalaya la loro presenza è attestata tra i 3.000 e i 5.800 metri ma quest’ultimo dato potrebbe rappresentare una sottostima. Dall’Everest giunge infatti una notizia che ha dell’eccezionale: un avvistamento a quota 6500 metri circa. Protagonisti dell’inaspettato incontro gli Icefall Doctors attivi nelle scorse settimane nell’attrezzare la via di salita al Tetto del Mondo dal versante nepalese, tra campo base e campo 2.
L’avvistamento sarebbe avvenuto mentre la squadra della Sagarmatha Pollutions Control Committee era intenta ad attrezzare il tratto tra C1 (5400 m circa) e C2 (6400 m circa). “Eravamo attorno ai 6000 metri quando mi sono fermato a riprendere fiato mentre procedevamo verso campo 2 – racconta Migma Hanso Sherpa – . Ho alzato lo sguardo, un po’ per darmi forza e convincermi che mancasse poco, e i miei occhi hanno incrociato nel bianco qualcosa di strano. Un rilievo grigiastro, una macchia tra il cielo blu e la neve scintillante. Ho messo a fuoco e ho capito che fosse un animale, e con quel colore del pelo e quella cosa enorme non poteva che essere un leopardo delle nevi. Ci guardava dall’alto, ben distante, si sarà chiesto cosa ci facessimo lì, esattamente come noi ce lo siamo chiesti di lui. Il tutto è durato pochi istanti, mentre gridavo agli altri di guardare verso campo 2, ha voltato le spalle ed è scappato nella neve. Con una leggiadria che mi ha lasciato a bocca aperta. Noi lì ad arrancare con gli scarponi pesanti e lui a volare quasi sul pendio bianco. Uno spettacolo.”
Un racconto che potrebbe tranquillamente essere frutto di fantasia, o anche di una svista data dalla quota, dalla stanchezza, dai giochi di luce sulla montagna carica di neve. Ma c’è una prova fotografica, naturalmente non dell’avvistamento in sé, troppo rapido e avvenuto in condizioni decisamente scomode, ma realizzata a posteriori. “Arrivati a 6400 metri circa, dove era apparso il bellissimo fantasma, abbiamo trovato le sue impronte, molte indecifrabili a causa dell’alta neve, ma una in particolare appariva ben definita e abbiamo scattato delle foto da sottoporre all’attenzione degli esperti. Motivo per cui non ne è stata data notizia in maniera immediata. Avremmo rischiato di non essere creduti e negli ultimi tempi già si è parlato di avvistamenti fake di leopardi delle nevi nella zona, quindi è stato meglio così.”
La vicenda cui fa riferimento Mingma Hanso Sherpa è quella degli scatti della fotografa Kittiya Pawlowski, diventati virali nel mese di novembre, che mostravano un leopardo delle nevi a quota 5500 metri circa nella regione del Khumbu, rivelatisi successivamente falsi.
Le foto delle impronte realizzate al campo 2 dagli Sherpa sono state inviate al dipartimento di Zoologia della Sagarmatha University di Pokhara, che ha confermato trattarsi di un leopardo delle nevi. “L’avvistamento in solitaria ci dice che si tratti di un esemplare di almeno 2 anni, in quanto la specie si rende indipendente dalle cure parentali tra i 18 e i 22 mesi in media – spiega il Dr. Kamal Machha – . Analizzando la grandezza delle impronte e la loro distanza, i nostri colleghi del Feline Institute of Science and Health (FISH) di Seattle, ente che collabora da anni con la Snow Leopard Trust (la più importante associazione impegnata nello studio e nella salvaguardia della specie, ndr), hanno stimato le dimensioni del leopardo”.
“Ipotizziamo che si possa trattare di un maschio sui 50 chili di peso”, chiarisce a tal proposito la dottoressa April Montgomery, aggiungendo che “un umano di 50 kg a tali quote e con uno strato nevoso così ingente inevitabilmente si sarebbe trovato a sprofondare, ad avanzare con una certa lentezza, di certo non a “volare”, espressione utilizzata dallo Sherpa protagonista dell’avvistamento. Bene, i leopardi, oltre a essere adattati alle alte quote, dispongono di zampe a ciaspola. Riescono in sostanza a galleggiare sulla neve”. Alla domanda se l’incontro sia da considerarsi un caso eccezionale e irripetibile, l’esperta risponde che i leopardi delle nevi non smettono di stupirci, dunque chi lo sa che un giorno non li ritroveremo anche nella Zona della Morte.
Qui la ricostruzione 3D dell’esemplare realizzata dal FISH.
Pesce d’aprile
ma io credo che Mallory e Irvine siano precipitati dall’Everest mentre cercavano di sfuggire ad un Leopardo! Era il 1 Aprile 1924….
🙂