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La storia della Endurance diventa un film grazie ai registi di “Free Solo”

Elizabeth Chai Vasarhelyi Jimmy Chin, i registi vincitori dell’Oscar con “Free Solo”, la pellicola dedicata alla salita di Alex Honnold su El Capitan senza corda né protezioni, si preparano a stupire nuovamente il pubblico internazionale con un documentario, targato National Geographic, dedicato a una storia d’altri tempi: quella della Endurance, la leggendaria nave che avrebbe dovuto accompagnare Sir Ernest Shackleton e i suoi uomini nel tentativo di realizzare la prima traversata del continente antartico. Rimasta incastrata nel pack, la nave affondò nel mare di Weddell nel 1915, e se ne persero le tracce. Fino a un anno fa quando, agli inizi di marzo, la Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT) ne ha annunciato il ritrovamento, nell’ambito della spedizione Endurance22.

Co-regista accanto alla coppia Vasarhelyi – Chin, sarà Natalie Hewit, che ha avuto il piacere di prendere parte alla spedizione di ricerca della Endurance lo scorso anno. Un gran bel trio. I nomi di Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin non si legano solo a “Free Solo” (vincitore di un BAFTA oltre che dell’Oscar come miglior documentario nel 2019), ma anche a pellicole del calibro di “Meru” documentario che ripercorre il tentativo di scalata della “pinna di squalo” del Meru (6.660 m), una delle pareti più impervie dell’Himalaya indiano, realizzato da Jimmy Chin, Conrad Anker e Renan Ozturk, e del più recente “The Rescue”, il racconto dell’epico salvataggio di una squadra di giovani calciatori bloccati assieme all’allenatore in una grotta nel Nord della Thailandia, allagatasi durante la stagione monsonica nel 2018. Da parte sua Nat Hewit, oltre che premi cinematografici, vanta già una esperienza di regia in terra antartica, tre mesi trascorsi presso a stazione di ricerca Halley VI per girare il documentario “Antarctica: Ice Station Rescue” per la serie scientifica BBC “Horizon”.

Al momento si sa che il film sarà visibile sui canali National Geographic e su Disney Plus ma non è ancora nota una data di uscita. Quel che è certo è che sia già in produzione.

Un film per tutte le età

“Siamo lieti di condividere con il mondo questa stimolante storia di esplorazione, grinta e perseveranza – ha dichiarato Carolyn Bernstein, vice presidente esecutivo della National Geographic Documentary Films – . Chai e Jimmy sono narratori audaci, ambiziosi e ricchi di sfumature, perfetti per dare vita a questa storia avvincente, insieme al loro co-regista di eccezionale talento Nat Hewit, che ha una prospettiva unica in quanto membro della spedizione Endurance22. Ci sentiamo privilegiati di poter condividere questa stupefacente scoperta con il pubblico di tutto il mondo e di trasformare in un film la straordinaria storia di sopravvivenza che ha dato inizio a tutto”.

“Avendo preso parte a questa eccezionale scoperta – il commento a tal proposito di Nat Hewitt – mi sento onorata di avere l’opportunità di raccontare una storia in grado di ispirare, come è quella di Sir Shackleton e della sua crew.”

E altrettanto onorati si dicono i registi di “Free Solo”: “Abbiamo dedicato la nostra carriera a raccontare storie sui limiti delle esperienze, esplorazioni e possibilità umane. Quella della Endurance di sir Shackleton è la storia vera di un’avventura e di una sopravvivenza contro ogni previsione. Con la scoperta della sua nave a lungo dispersa – rimasta per oltre 100 anni nel dimenticato Mare di Weddell – da parte di un gruppo di temerari esploratori e scienziati, siamo in grado di rivisitare la storia di Shackleton, una storia fatta di avversità, di coraggio, di leadership, sotto una nuova lente. Siamo eccitati all’idea di lavorare con Nat Hewit e il resto del team – Ruth Johnston (produttore), Bob Eisenhardt (editor e produttore), Dan Jones e Paul Woolf (produttori esecutivi), ndr – e pensiamo di utilizzare tecnologie d’avanguardia per trasmettere questa storia di amicizia, grinta, ispirazione e scoperta agli spettatori moderni di ogni età.”

Dettagli, come è anche giusto che sia in questa fase, non sono stati diffusi, ma dalle dichiarazioni finora rilasciate si evince che la pellicola risulterà essere un vero viaggio nel tempo, sfruttando immagini di archivio della spedizione del 1914-1915 e riprese subacquee della Endurance che, come raccontavamo qualche tempo fa, è altamente probabile che resterà sul fondale del Mare di Weddell.

La storia della leggendaria Endurance e del suo ritrovamento

Sir Ernest Shackleton e i suoi 27 uomini partirono nell’agosto 1914 da Londra alla volta dell’Antartide, con l’intento di provare a realizzare la prima traversata del continente. Ma i piani non andarono come sperato. Nel gennaio 1915, raggiunto il Mare di Weddell, la Endurance rimase intrappolata tra i ghiacci, costringendo l’equipaggio ad abbandonarla in balia degli eventi (sarebbe poi affondata definitivamente nel novembre dello stesso anno) per iniziare una vera lotta per la sopravvivenza nel continente bianco. Dopo mesi trascorsi sulla banchisa, resistendo al freddo, alla fame e anche alla noia, e cercando di non perdere le speranze, riuscirono a raggiungere a bordo di tre scialuppe, una volta scioltisi i ghiacci, nell’aprile del 2016, l’Elephant Island, nelle Shetland Meridionali. Un luogo che non avrebbe in ogni caso assicurato loro di poter essere soccorsi. Fu così che Sir Shackleton, abbandonata parte degli uomini sull’isola, decise di tentare di raggiungere con 5 membri dell’equipaggio e una scialuppa, la Georgia del Sud per cercare aiuto. E il Sir ci riuscì. Nell’agosto 1916 tornò all’Elephant island con un rimorchiatore cileno per recuperare i suoi uomini. Non c’è da stupirsi che, nonostante il fallimento della traversata, sia stato acclamato e venga ricordato come un eroe.

Della Endurance, per oltre un secolo, non si è avuta più notizia. Al momento del suo inabissamento furono annotate delle coordinate ma non vi era certezza di poterla ritrovare proprio lì, dove l’aveva localizzata il Capitano Worsley. Lo scorso anno, la spedizione Endurance 22, guidata dal geografo polare John Shears, dall’archeologo marino Mensun Bound in veste di direttore dell’esplorazione e Nicolas Vincent come coordinatore della spedizione subacquea, è riuscita nell’intento di ritrovare la leggendaria Endurance, 4 miglia a Sud rispetto al punto indicato da Worsley, a una profondità di 3008 metri.

Una scoperta resa possibile dall’utilizzo di strumentazioni d’avanguardia che hanno consentito di raccogliere immagini della nave senza toccarla, ovvero veicoli ibridi di ricerca subacquea Saab’s Sabertooth, i cui movimenti sono stati seguiti dai monitor a bordo della rompighiaccio SA Agulhas II. Un successo che, come dichiarava in fase di annuncio del ritrovamento Donald Lamont, portavoce della FMT “è stato il risultato di una impressionante cooperazione tra numerose persone, sia a bordo della eccezionale SA Agulhas II con il suo ragguardevole comandante (Capitano Knowledge Bengu) e la sua crew, un team di spedizione esperto e devoto e molti dal cui supporto siamo dipesi in UK, Sud Africa, Germania, Francia, Stati Uniti etc. La FMT estende ad essi i più calorosi ringraziamenti e congratulazioni per questo traguardo storico.”

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