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Non solo ripetizioni, sulle Grandes Jorasses nasce una nuova via

Non c’è che dire, nelle ultime settimane se c’è un settore delle Alpi che ha fatto parlare di sé è quello delle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco. Nell’arco di una manciata di giorni, sul versante francese sono andate in scena due epiche ripetizioni: la prima a firma di Symon Welfringer, Charles Dubouloz e Clovis Paulet, che a distanza di 37 anni dalla sua apertura sono riusciti a ripetere, in invernale e in libera, la Direttissima alla Punta Walker; la seconda ad opera dei grandi amici Benjamin Vèdrines e Léo Billon, saliti in giornata lungo la Gousseaut-Desmaison, un’avventura così rapida da essersi anche potuti concedere una bella pizza al rientro. E mentre sul versante francese si vivono intense ripetizioni, su quello italiano nascono nuove vie. A fine gennaio, quando finalmente l’inverno ha deciso di dare segno della sua presenza, gli alpinisti Giuseppe Vidoni, Richard Tiraboschi e Tommaso Vection hanno salito una nuova via di ghiaccio e misto sull’Aiguille de l’Évêque (3258 m), ribattezzata Happy Birthday (1000 m, AI4, M6, ED).

“Un couloir che corre per mille metri sulla sua parete sud” che, come scrive Vidoni sui social, “dalla Val Ferret si può intuire, per scoprirlo bisogna solo andare a vedere e così abbiamo fatto”.

Un’avventura vissuta in due tappe, proprio a causa dell’inverno dalle temperature altalenanti che stiamo vivendo. “Il 25 gennaio con un instancabile Richard attacchiamo il Couloir che già dal primo tiro ci entusiasma, così continuiamo per altri 400 metri. A mezzogiorno circa la temperatura si alza molto e il canale a causa dei pendii più in alto, inizia a scaricare così da costringerci a fermarci per tre ore in piedi e aspettare. Quando il sole cala riusciamo in sicurezza a scendere.”

Previsioni meteo alla mano, hanno visto che 3 giorni dopo sarebbe sopraggiunto un calo delle temperature. Il momento giusto per riprovarci.

“Tre giorni dopo le temperature si abbassano e ripartiamo, troppo bello per non riprovarci. Questa volta siamo in tre, con noi anche Tommaso. Continuiamo così per altri 500 metri fino a concludere l’ultima balza di ghiaccio sotto un nevaio che si trova in prossimità della cresta. Da lì decidiamo di scendere con 19 doppie soste con 1 fix e chiodi. Non trovando altre salite note del Couloir e non trovando materiale di passaggio in parete pensiamo sia una nuova via, cosa rara nel gruppo del Monte Bianco.”

Ad intuire la possibilità di tracciare questa nuova via sulla sud dell’Aiguille è stato Vidoni che ci racconta di averla notata, di aver pensato che sarebbe stato possibile salirla, facendo sci di fondo lungo la pista sottostante la vetta. “Andando ad allenarmi do sempre un’occhiata su, e mi è balzata all’occhio.” 

Inevitabile chiedersi di chi fosse il compleanno, evidente riferimento del nome della via. “Tommaso il giorno dopo compiva 30 anni – ci racconta Giuseppe – e infatti la sera avevamo organizzato una cena a sorpresa, e siamo arrivati giusti giusti”.

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2 Commenti

  1. Bell’impresa, ma una volta le vie nuove in alta montagna si terminavano scalandole fino in cima o quanto meno raggiungendo la cresta sommitale. Terminarla così, come da tragitto indicato sulla foto, a me sembra incompleta. Paradossalmente, per come la vedo io, se un ripetitore termina la via completandola sino in cima, spetterebbe a lui la titolarità della stessa.

    1. … decidiamo di scendere con 19 doppie soste con 1 fix e chiodi….

      Gli italiani hanno ormai uno strano modo di scalare: non finiscono quasi niente e bucano sempre.
      Bravi, ma mi sembrano tutti gente di cantiere .

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