AlpinismoAlta quota

Una nuova chance per l’invernale sul Cho Oyu, forse

Eravamo rimasti che il team nepalese di Gelje Sherpa impegnato questo inverno al Cho Oyu, a cui si aggiungevano Kristin Harila e Adriana Brownlee, aveva deciso di abbandonare il campo base per tornare a Kathmandu. Impossibile, infatti, proseguire la spedizione senza l’abbigliamento e l’attrezzatura fondamentali per salire in quota, materiale che il forte vento aveva spazzato via da campo 1. Invane le ricerche sui pendii e perfino all’interno dei crepacci, come lo erano stati gli appelli a potenziali sponsor.

Una volta nella capitale nepalese, le strade del gruppo si sono divise. Gelje Sherpa, insieme alla sua squadra nepalese, e Adriana Brownlee hanno iniziato a darsi da fare per trovare finanziamenti necessari per comprare il materiale andato perso con l’obiettivo di continuare la spedizione. Del resto, di tempo ce ne è ancora: i permessi di scalata invernali del Nepal durano fino al 28 febbraio. La buona notizia è che sembra ci siano riusciti. Torneranno quindi al campo base, ma non prima compaia all’orizzonte una finestra di bel tempo. Inutile far logorare spirito e fisico dal freddo e dalla quota, meglio attendere nella più confortevole Kathmandu. Il problema è che fino a fine mese le previsioni non danno alcuna speranza di salita a causa del vento, che a 8000 metri potrebbe raggiungere i 180 km/h. Speriamo in un febbraio meno ostile.

Destino diverso per la norvegese Kristin Harila, tornata subito in patria con l’intenzione di concentrare tutte le proprie energie sui progetti alpinistici 2023: lo Shisha Pangma e il Cho Oyu dalla più facile via normale, che si trova sul versante tibetano. La salita di queste due vette le consentirebbe di chiudere la corona degli 8000.
Al momento, la vera difficoltà per l’alpinista risulta essere l’ottenimento dalla Cina dei permessi di scalata. Ricordiamo che le montagne cinesi sono chiuse e lo sono da diversi anni, situazione che è andata a peggiorare con il covid e l’inaccessibilità di tutto il Paese per ragioni sanitarie. Ed infatti, in autunno la Cina aveva negato alla norvegese i permessi, facendole andare in fumo il tentativo di battere il record di velocità di scalata dei 14 8000 al momento detenuto da Nirmal Purja. Alla fine dello scorso anno le prospettive per la prossima stagione alpinistica primaverile sembravano abbastanza favorevoli, tanto che alcune importanti agenzie nepalesi hanno per la prima volta da tempo messo nel proprio listino 2023 sia lo Shisha Pangma, che il Cho Oyu dal versante tibetano. Manca però ancora una comunicazione ufficiale dalla Cina, dove la situazione sanitaria è peggiorata notevolmente nell’ultimo mese a causa dell’abbandono della politica zero covid. Probabilmente qualcosa in più si saprà solo verso aprile.

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