AlpinismoAlta quota

Cho Oyu, nulla da fare per la spedizione di Gelje Sherpa

Mentre la spedizione al Manaslu si è conclusa con successo, quella al Cho Oyu è terminata ancora una volta senza un nulla di fatto. Nonostante la squadra di Gelje Sherpa si fosse mossi con anticipo e solerzia in parete durante le settimane di dicembre, arrivando a toccare subito campo 3, la buona sorte li ha ben presto abbandonati costringendoli a tornare a casa.

Il colpevole è il vento, che dalla fine di dicembre ha iniziato a sferzare con rabbia le pareti del Cho Oyu. Le conseguenze sono state lo stop obbligato al campo base, ma soprattutto la perdita di tutto del materiale alpinistico lasciato in deposito al campo 1 che è stato spazzato via. Sacchi a pelo, tute d’alta quota e tende, attrezzatura fondamentale anche solo per sperare di rimettere il naso in quota di cui però non avevano i ricambi. La spedizione è quindi proseguita salendo e scendendo dalla montagna per cercare sulla montagna il materiale volato via, senza grossi risultati. Anche gli appelli di alcuni alpinisti alle aziende outdoor di mandar loro dell’attrezzatura sotto forma di sponsorship sono andati a vuoto. L’epilogo è stato quindi il ritirarsi, ci si proverà il prossimo autunno.

La questione degli sponsor

Sul tema degli sponsor apriamo una piccola parentesi. Sappiamo bene che i destini di chi fa alpinismo per professione dipendono dall’avere o meno uno sponsor, è sempre funzionato in questo modo. Un tempo erano i club alpini e i Paesi a finanziare le scalate per prestigio nazionale, nei tempi moderni sono subentrati i privati, brand outdoor in cima alla lista.

Cercare sponsor per molti alpinisti è davvero una fatica. Per alcuni un po’ di più. È il mercato che comanda, qualcuno dirà. Vero, è innegabile: le aziende mettono i soldi sugli atleti che permettono loro una maggiore visibilità e quindi rientro dell’investimento. Nessuno sostiene che per un brand sponsorizzare Alex Txikon sia la stessa cosa in termini di guadagni dell’investire su Gelje Sherpa. Sarebbe sciocco  affermalo. L’unico nepalese che ci è riuscito è Nirmal Purja, che però è un fenomeno a sé stante sia dal punto di vista sportivo, che di comunicazione.

Forse però, dato che è da due anni che Gejle Sherpa si presenta all’appuntamento con il versante nepalese del Cho Oyu in autunno e inverno allo scopo di aprire una via da utilizzare per le spedizioni commerciali, diventa abbastanza frastornante il silenzio economico da parte del Nepal, che ha oltretutto caldeggiato l’impresa (e ci mancherebbe, sarebbe una nuova fonte di entrata). Nella primavera 2022 il governo del Nepal ha incassato poco più di 4 milioni di dollari US di permessi di scalata, in autunno poco meno di 700mila. Forse qualche decina di migliaia di dollari per aiutare i propri alpinisti nell’aprire una via tutti che porterebbe solo vantaggi economici al Nepal si potevano trovare.

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3 Commenti

  1. Due pensieri.
    Che condizioni di neve eccezionali !
    Ora gli sponsor sono veramente importanti, direi fondamentali, ma questa dipendenza genera sempre più spesso una descrizione dei fatti molto distorta e roboante e appare con frequenza molto alta la diffusione calcolata di informazioni fallaci: vengono allevati molti “frottivendoli” capaci di far colpo sulla massa. esseri stupefacenti.

  2. Non capisco il parallelo che nell’articolo si fa tra gli sponsor privati che sostengono gli alpinisti come Txikon e i tentativi di Gejle Sherpa che non sono stata finanziati. Sono due cose distinte: uno compie “imprese”, se vogliamo definirle così, per professione con risalto mediatico a favore degli sponsor, mentre nell’altro caso, se l’intento è quello di aprire una via commerciale dal lato nepalese sul Cho Oyu, la spedizione dovrebbe essere di carattere nazionale e dunque finanziata dal governo, ma agli sponsor privati credo che fregherebbe meno di niente.

  3. @gian piero Beh oddio, concordo e non concordo. Sicuramente hai ragione quando parli del risvolto economico per uno stato come il Nepal, che evidentemente basa una non indifferente fetta della propria economia sul turismo himalayano d’ascesa e che pertanto dovrebbe finanziare i propri atleti in questi tentativi di apertura di nuove vie più funzionali a tali scopi, però è anche vero che una invernale su un 8000 non è proprio robetta che passa inosservata.. Aggiungo poi che Gelje Sherpa non è proprio l’ultimo degli sfigati.. Più giovane della storica spedizione che ha conquistato il K2 in inverno, già 13 8000 conquistati, e con il Cho Oyu sarebbe stato il più giovane a salire in vetta a tutti i 14 8000. Direi che la risonanza mediatica per gli sponsor ci sarebbe stata eccome, anche se l’obiettivo principale era aprire una via per le spedizioni commerciali in vista delle belle stagioni..

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