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CIPRA: “La sostenibilità dei Giochi di Milano Cortina 2026 è poco più che greenwashing”

Nel febbraio 2022, mentre in Cina andavano in scena le prime Olimpiadi invernali basate al 100% su innevamento artificiale, la CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, inviava una lettera aperta al Comitato Internazionale Olimpico (CIO), invitando a riflettere sulle future Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, a riconsiderare i piani e i progetti per renderli effettivamente sostenibili. “Se non si riconsiderano drasticamente le modalità di svolgimento delle Olimpiadi invernali, a partire dalle infrastrutture direttamente o indirettamente collegate ai Giochi, la regione alpina non dovrebbe più essere presa in considerazione come sede di tali eventi” dichiarava in tale occasione Vanda Bonardo, presidente della CIPRA Italia. A distanza di 10 mesi, CIPRA Italia manifesta ancora una profonda delusione in merito alla organizzazione dei Giochi di Milano Cortina 2026: “Poca trasparenza da parte degli organizzatori. La sostenibilità pare sempre più di contorno. Incredibile l’ostinatezza nel realizzare ad ogni costo una nuova pista da bob a Cortina, senza imparare dalle esperienze del passato. Inutile il tavolo di confronto con la Fondazione Milano – Cortina, tavolo che la CIPRA decide di abbandonare.

Di seguito il comunicato stampa in cui la Commissione espone le proprie riflessioni e motiva la decisione di abbandonare il tavolo tecnico.

La sostenibilità delle Olimpiadi 2026? Poco più che greenwashing

Dopo aver bypassato la VAS (Valutazione Ambientale Strategica), con il voler ad ogni costo costruire la nuova pista di bob a Cortina si perde un’altra occasione per dare una parvenza di sostenibilità ai Giochi di Milano Cortina 2026. La VAS nazionale, più volte richiesta dalle associazioni ambientaliste, con relativa contestuale Valutazione di Incidenza (VINCA) di competenza del Ministero dell’Ambiente, prevista anche dalle direttive europee, non è stata eseguita, così come la sostenibilità dei Giochi, tanto decantata nel dossier di candidatura, è ridotta oggi a poco più che greenwashing.

Per qualche giorno era sembrato che gli organizzatori, e soprattutto i politici locali e nazionali, ci avessero ripensato: usare un impianto esistente come quello della vicina Innsbruck poteva voler dire risparmiare ingenti somme di denaro pubblico (dagli inizialmente previsti 60 milioni di Euro si è arrivati ad 85 e non è da escludere che a consuntivo si possano superare i 100!) da destinare a migliorare i servizi al territorio e sostenere nuove forme di sviluppo in aree marginali del bellunese. Oltre che evitare un ulteriore impatto ambientale e paesaggistico per un territorio già fortemente sottoposto alle pressioni dell’industria del turismo e delle varie infrastrutture necessarie allo svolgimento dei Giochi del 2026.

Il presidente del Veneto Zaia con l’esplicito sostegno del neo Ministro dello Sport Abodi e del CONI – e nel silenzio del CIO – una volta avuta la certezza che la pista si sarebbe costruita con risorse dello Stato e non della sua Regione, pare abbia definitivamente deciso che Cortina avrà la sua pista da bob. Non importa se verrà utilizzata per pochissimi giorni e che altrettanto pochi siano gli atleti che praticano questa disciplina in Italia. L’esperienza di Torino 2006 , con l’analoga infrastruttura abbandonata dopo pochi anni a causa degli ingenti costi di gestione e lo scarso utilizzo, non ha insegnato niente.

La disponibilità della pista di Innsbruck non va vista come contrapposizione a Cortina, ma come opportunità di collaborazione tra territori vicini e per questo la CIPRA si augura che tutti i soggetti coinvolti – dal CIO, al CONI, alla Fondazione Milano Cortina agli enti locali del territorio – possano ancora collaborare per trovare la miglior soluzione in termini economici ed ecologici ad uno dei maggiori problemi generati dall’evento olimpico. Analogamente ci si domanda se sia davvero il caso di spendere ingenti quantitativi di denaro pubblico per la pista di pattinaggio di Baselga di Piné quando già esiste a Torino un impianto, l’Oval Lingotto, realizzato per ospitare le stesse discipline in occasione dei Giochi del 2026.

Preoccupa non poco la mancanza di informazioni sulle modalità di progettazione e realizzazione delle infrastrutture e delle opere connesse e su questo va denunciata la mancanza di trasparenza da parte della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 -2026 e della Fondazione Milano Cortina, quest’ultima non va oltre qualche pennellata di verde su aspetti marginali dei Giochi, ma nulla lascia trapelare sui grandi progetti infrastrutturali, dagli impianti sportivi agli interventi sulla viabilità.

“Emblematico l’ultimo incontro durante il quale abbiamo chiesto espressamente di conoscere i progetti riguardanti l’innevamento artificiale – spiega Vanda Bonardo, Presidente di CIPRA Italia – . La risposta è stata ridotta ad una descrizione tecnica sull’efficienza dei cannoni da neve. A detta della Fondazione non è compito suo comunicare lo stato di avanzamento dei progetti riguardanti le infrastrutture e rendere disponibili la relativa documentazione. Non viene soddisfatto nemmeno questo requisito minimo. Nulla ci è dato sapere sulla Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 -2026 e sui relativi progetti che sta sviluppando. Ci siamo chiesti allora che scopo possano avere questi incontri con le associazioni se non per poter riferire al CIO che la Fondazione si confronta anche con gli ambientalisti. Pertanto, vista l’inutilità di questi incontri riteniamo non sia più opportuno parteciparvi”.

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Un commento

  1. Un paio d’anni dopo le Olimpiadi di Cortina e tirati i conti, bisognerebbe far sedere Fontana, Zaia, quelli del Cio e quant’altri avranno contribuito allo sperpero di denaro pubblico, in un tribunale pubblico e se risultassero sprechi e quant’altro, farli pagare in tutti i termini economici e perchè no, anche penali
    Basta! Il cittadino è stufo di queste pagliacciate talmente evidenti e sempre a danno del contribuente per la vanagloria di pochi.

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