Curiosità

L’alpinismo può trasformarsi in una vera dipendenza, a dirlo è la scienza

Di quella necessità di arrivare in cima, il cosiddetto “bisogno della vetta”, ne avevamo recentemente parlato con lo psicologo laureato in neuroscienze Graziano Gigante. Recentemente in uno studio della facoltà di medicina dell’Università di Insbruck, che trovate pubblicato su Pubmed, ci si è domandati se gli sporti in montagna possano creare una vera e propria dipendenza, più forte delle consuete sensazioni di benessere, felicità e soddisfazione. Per scoprirlo i ricercatori, guidati dalla psichiatra e neurologa Katharina Hüfner, hanno sottoposto a un sondaggio 335 alpinisti, di questi 88 sono stati classificati come dipendenti dalla montagna.

Ma cosa vuol dire essere “drogati in montagna”? Lo spiega la stessa professoressa Hüfner, affermando che le vite di queste persone sono così concentrate sull’alpinismo che trascurano altre aree della vita, come la famiglia, le amicizie, il lavoro. Addirittura, quando non riescono a soddisfare l’impulso di avere frequenti esperienze in montagna, presentano sintomi di astinenza. Non è però solo una questione di frequenza, ma è una dipendenza che, come tale, non fa bene all’individuo che per soddisfare il proprio bisogno diventare spesso incapace di dire di no quando le condizioni soggettive, come un infortunio, od oggettive, come le condizioni meteo, lo vorrebbero ed esponendosi in questo modo ai pericoli.

Dallo studio emerge un altro fatto abbastanza interessante: gli 88 individui a cui è stata diagnosticata questa dipendenza sono anche coloro che mostrano livelli significativamente più elevati di stress personale, sintomi di ansia e depressione, disturbi alimentari e altre dipendenze come alcol o tossicodipendenza. Bisogna però capire quale disturbo sia arrivato prima. “È possibile che gli alpinisti con depressione o dipendenza da alcol utilizzino l’alpinismo come una sorta di “autoterapia”. Forse approfittano degli effetti positivi dell’alpinismo sull’umore e sul benessere fisico, e talvolta superano il limite nel processo – ha spiegato la prof.ssa Hüfner -. Abbiamo visto che i “dipendenti dalla montagna” cercano un significato in questa attività ancor più di altri alpinisti. A loro piace essere autonomi, prendere le proprie decisioni, avere un alto livello di autocontrollo e di conseguenza sentirsi psicologicamente più stabili. Visti da una vetta, i problemi nella valle sono solo un po’ più piccoli”.

Cosa fare quindi per evitare di diventare da appassionati di montagna a veri e propri drogati? Di certo non smettere, perché i benefici dell’attività nella natura sono enormi per prevenire e curare malattie mentali e fisiche. Come sempre, nella vita serve equilibrio.

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4 Commenti

  1. Ancora !!! Quindi da irresponsabili a drogati in crisi d’astinenza.
    Attendo un’altro articolo dove gli alpinisti saranno paragonati a rapinatori

  2. Una considerazione che provo ad aggiungere.
    Di solito quanto più si alza il proprio livello di prestazione psico-fisica in una attività, quanto più si diventa TOSSICO DIPENDENTI. di questa attività…. talvolta si muore.
    Anche nel far sesso, o politica, o nel dirigere…..
    Difficile trovare persone d’alto livello che siano anche equilibrate: queste di solito sono geniali !

  3. Beh, Giampiero Motti aveva gia’ analizzato profondamento queti effetti 50 anni fa ne “I Faliti”
    Però …… se lo dice la scienza …..

  4. Questa è la scienza generalizzata delle minkiate!
    In ogni campo/disciplina è una questione di equilibrio ed è molto soggettiva e personale! Non è cosa nuova… Hüfner hai scoperto l’acqua calda!

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