AlpinismoAlta quota

Nanga Parbat, troppo caldo: Confortola, Vielmo, Bellò e Bonaiti chiudono le spedizioni

Comunico con molto dispiacere ma con nessun rimpianto la chiusura della spedizione al Nanga Parbat”. Con queste parole Mario Vielmo ha annunciato che tornerà a casa insieme a Tarcisio Bellò e Nicola Bonaiti.

I tre alpinisti, insieme al pakistano Ali Musa, avevano completato la fase di acclimatamento e montato i campi fino a C3, a 6800 metri. Mancava solo la finestra di bel tempo, che era attesa per il 12 luglio. A fermare i tre alpinisti italiani la condizione della parete. “Abbiamo valutato la pericolosità della salita anche in base alle raccomandazioni di chi è sceso dall’ultimo tentativo di vetta, senza successo: ‘Attenzione la parte bassa della Kinshofer è diventata una roulette russa’. Il troppo caldo con zero termico a 6500m ha reso il canale uno scivolo di ghiaccio vivo e ora pericolosissimo per le continue scariche di sassi di ogni dimensione e a qualsiasi ora, anche di notte. Alcuni sono stati colpiti fortunatamente senza grosse conseguenze” racconta il vicentino.

Marco e più alpinisti hanno iniziato un primo tentativo di vetta, ma parte degli alpinisti (tra cui Marco) sono rientrati valutando la situazione troppo al limite e a campo 1 la maggior parte ha desistito e fatto ritorno al CB” raccontava lo staff di Confortola venerdì 8 luglio. Poi la decisione anche del valtellinese di rinunciare: “Purtroppo il surriscaldamento e le temperature in aumento stanno provocando tantissime valanghe da fondo”.

Già a inizio mese alcuni alpinisti avevano denunciato le condizioni del Nanga Parbat a causa delle temperature alte, tra cui Adriana Brownlee arrivata in vetta il 2 luglio accompagnata da Gelje Sherpa. “Probabilmente la cosa più pericolosa che ho fatto. La montagna era un crogiolo, praticamente un fiume verticale, ogni ancoraggio cedeva e le corde erano troppo tese per scendere. Rocce grandi come persone precipitavano a più di 160 km/h. Faceva paura”.

Noi siamo dalla parte della prudenza e non della follia. La montagna ha cambiato volto, ora non vuole nessuno e noi la rispettiamo” scrive ancora Vielmo, prima di dedicare l’ultimo pensiero alla tragedia della Marmolada: “Ora i nostri pensieri e le nostre preghiere vanno a tutte le vittime della Marmolada. All’ amico Paolo Dani con il quale ho trascorso dei momenti indimenticabili durante il corso guide. Ciao caro Paolo”.

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Un commento

  1. Leggo che qualcuno è salito fino in vetta poco dopo il loro abbandono.
    E’ difficile valutare e avere delle buone capacità per farlo senza sbagliare.

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