La rinuncia a 4000 metri di Pompea e di Dario (lui ipovedente, lei cieca) verso la Capanna Margherita
In questi giorni il tempo sulle Alpi è variabile, e la mattina di giovedì 30 luglio una nevicata, accompagnata da nuvole basse e vento forte, ha bloccato gran parte degli alpinisti che salivano alla Capanna Margherita, 4554 metri, sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa. Peccato per tutti, ma la montagna è fatta anche di rinunce. Per due delle cordate in cammino sul ghiacciaio del Lys, il rifugio più alto delle Alpi era una meta speciale. A organizzare l’uscita era stato Dario Sorgato, ipovedente e ipoudente di Padova, fondatore dell’associazione Noisy Vision, che si batte per l’inclusione delle persone con difficoltà visive o uditive. “Noi non percepiamo con occhi, orecchie o naso, noi percepiamo con la mente e il con cuore” recita il motto del gruppo. La bandiera di Noisy Vision è gialla, il colore che gli ipovedenti percepiscono meglio. Negli anni scorsi, Dario Sorgato l’ha già portata al campo-base dell’Everest, in vetta all’Etna e lungo vari trekking inclusivi in Italia, organizzati insieme alla Compagnia dei Cammini, e di cui abbiamo scritto qualche settimana fa.
L’idea di affrontare i ghiacciai del Monte Rosa è stata di Pompea Fiorini, non vedente romana appassionata di sentieri, che ha pensato a questa sfida durante una camminata condotta dalla guida escursionistica Diletta Zanella, che vive e lavora ai piedi del Monte Rosa. Al gruppo si è aggiunto un altro GAE, Fabrizio Teodori, proveniente dall’Appennino umbro-marchigiano. Dall’arrivo della funivia di Punta Indren in su, e quindi sui ghiacciai e sulle rocce, la direzione delle operazioni è stata di due guide alpine di Alagna, Giancarlo Crotta e Tiziano Bertoncini.
Pompea e Dario si sono acclimatati agli oltre 2000 metri di Pianalunga, accanto alle piste da sci della Valsesia, e per due volte sono saliti a piedi oltre quota 3000. La data per il tentativo di raggiungere la Capanna Margherita è stata cambiata due volte, ma con il tempo ballerino di questi giorni non è stato sufficiente. “Avevo camminato più volte ad alta quota, ma questo è alpinismo, anche se facile, e sono rimasto spiazzato” ammette Dario Sorgato dopo la delusione iniziale. “Siamo partiti alle 4 del mattino dal rifugio, faceva caldo, la neve era molle. All’inizio, alla luce della pila frontale, non riuscivo a vedere dove mettere i piedi, sprofondavo nella neve, mi sono agitato e ho sprecato le energie. Verso i 4000 metri, ai piedi del Col Vincent, abbiamo deciso di rinunciare”.
“Prima di questi giorni non avevo mai superato i 3000 metri e non avevo mai calzato i ramponi. Quando siamo saliti in funivia da Alagna a Punta Indren ho avuto anche dei problemi causati dalla quota, e dal Covid da cui sono guarita da poco” aggiunge Pompea Fiorini. “Sul ghiacciaio ero spaventata, non capivo dove mettere i piedi. E’ stata un’esperienza difficile”.
“Le condizioni del Monte Rosa in questi giorni non hanno aiutato il tentativo di Pompea e Dario” aggiunge Diletta Zanella. “Il ghiacciaio del Lys è ai minimi storici, per raggiungerlo dalla Capanna Gnifetti occorre scendere per un centinaio di metri di dislivello lungo un sentiero attrezzato. Per loro due è stato molto impegnativo”
Per camminatori ipovedenti o non vedenti, su terreno facile, è fondamentale avere accanto un compagno. In salita o in discesa gli si va dietro, con le mani sullo zaino. In piano, se il percorso è abbastanza largo, si può andare a braccetto. Sulla roccia, anche se facile, questo modo di procedere è complicato. Su un ghiacciaio crepacciato può essere pericoloso, perché un peso eccessivo può far crollare i ponti di neve. “Non avevo mai fatto un’esperienza del genere, è stato interessante e istruttivo” spiega la guida alpina Giancarlo Crotta, che era in cordata con Pompea Fiorini e con Diletta Zanella. “Nella parte centrale il ghiacciaio è facile e sicuro, e in qualche tratto abbiamo camminato affiancati o vicini”.
“In qualche tratto Pompea, invece che al braccio, si è affidata a un bastoncino da sci per seguire i miei movimenti. Nelle zone più crepacciate, all’inizio e verso i 4000 metri, ho dovuto allungare la cordata, voltarmi, e spiegare a Pompea dove mettere il piede” prosegue la guida alpina piemontese. “In discesa ero ultimo, e quindi potevo vedere e spiegare. In qualche passaggio complicato, dove bisognava fare dei passi lunghi, il mio collega Tiziano l’ha aspettata, e le ha dato le indicazioni necessarie“.
Certo, le condizioni dei ghiacciai in questi giorni ci hanno messo lo zampino. “La scelta di salire a giugno serviva a trovare un buon innevamento, invece sembra agosto inoltrato. Il rigelo della notte ci ha aiutato, ma tra le 8 e le 9, alla fine della discesa, la neve aveva ceduto di nuovo” continua Giancarlo Crotta.
Non è stata una sconfitta, però. “Volevo mettermi alla prova e l’ho fatto” sorride Pompea Fiorini. “Non pensavo che fosse così duro, ma giornate così regalano un grande piacere” aggiunge Dario Sorgato. Anche se i ghiacciai continuano a ridursi, tra un anno, se l’innevamento dell’inverno sarà buono, le condizioni saranno migliori che in questi giorni. La bandiera gialla di Noisy Vision tornerà a sventolare sul Monte Rosa.