Grazie all’eccezionale lunga finestra di bel tempo sull’Everest abbiamo assistito a moltissime vette nelle ultime settimane, più di 570 secondo i conti fatti da Alan Arnette. Al Lhotse non sarà andata molto diversamente verrebbe da pensare e infatti no, almeno lungo la normale (che coincide in buona parte con quella dell’Everest). Sulla parete sud invece si è giocata un’altra partita.
All’ombra della famigerata Sud c’era, come vi avevamo raccontato, la spedizione del sudcoreano Hong Sun-Taek, che non è riuscito a coronare l’impresa durante questo suo settimo tentativo. A confermare la notizia uno dei membri del team, il francese Vadim Druelle.
Anche questa volta è stato il maltempo ha avuto un ruolo fondamentale sull’incapacità del gruppo di progredire verso l’alto. “Abbiamo avuto solo una mattina di bel tempo in dieci giorni”, ha detto Druelle. “Gli altri, sempre neve” spiega il francese. Di certo, non ha nemmeno aiutato la motivazione della squadra l’incidente che è costato la vita al nepalese Khudam Bir Tamang, morto travolto da una valanga mentre sta scendendo al campo base dopo aver allestito le corde fino a campo 2.
La decisione di chiudere la spedizione dopo l’ultima rotazione: “A campo 1 le tende erano sepolte sotto una forte nevicata… La notte è stata dura perché siamo stati costantemente svegliati dai rumori delle valanghe che cadevano non lontano da noi. Il giorno dopo siamo saliti a Campo 2, ma il rischio era troppo alto per continuare. Quello stesso pomeriggio, un’enorme valanga è arrivata fino al campo base, è allora che abbiamo detto Stop. C’erano troppi parametri negativi per continuare. Il morale delle truppe è basso e ci sentivamo stanchi. Stanchi di correre grandi rischi, del maltempo e del freddo, di aspettare intere giornate nelle tende” conclude Druelle.
Sembra incredibile pensare che la stessa montagna possa godere di bel tempo sul suo lato ovest e brutto su quello sud negli stessi giorni.
Il meteorologo di fiducia di di questo sito Thiery saprebbe spiegarne i motivi?