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Tesori tra i monti, 7 siti UNESCO da scoprire tra Alpi e Appennini

L’Italia è uno scrigno di bellezze, naturali e culturali, tesori da preservare per le generazioni future. Quella che potrebbe sembrare una affermazione un po’ di parte, trova in realtà conferma in quello che è il numero record di siti riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. 58 siti su un totale di 1154 si trovano infatti in Italia. Una cifra complessiva che racchiude tre tipologie di patrimoni: culturali, naturali e paesaggi culturali. I primi realizzati dalla mano umana, i secondi da Madre Natura, i terzi da un connubio perfetto tra azione dell’uomo e della natura. Nel dettaglio, lungo lo Stivale troviamo 45 patrimoni culturali, 5 naturali e 8 paesaggi culturali. Oggi vi portiamo a scoprirne 7, distribuiti tra Alpi e Appennini.

La Ferrovia Retica

Saliamo in carrozza per scoprire il primo sito UNESCO italiano. Che a voler essere precisi è un Patrimonio dell’Umanità transnazionale. Stiamo parlando del “Trenino rosso del Bernina”, nome con cui è nota al vasto pubblico la Ferrovia Retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina, che unisce tra loro due linee ferroviarie storiche che attraversano le Alpi Svizzere. La prima è la ferrovia dell’Albula, aperta nel 1904, collega Thusis e St. Moritz e si estende per 67 km. Si caratterizza per la presenza di 42 tunnel e gallerie coperte e 144 tra viadotti e ponti. La seconda è la linea del passo del Bernina collega St. Morizt a Tirano, lunga 61 km, caratterizzata da 13 gallerie coperte e tunnel e 52 viadotti e ponti. Negli anni il Trenino Rosso ha visto accrescere il suo appeal turistico ma resta ancora oggi un importante mezzo per spostamenti locali. La sua realizzazione fu finalizzata a superare l’isolamento degli insediamenti delle Alpi Centrali all’inizio del XX secolo. Si tratta di una esemplare opera di tecnologia, ingegneria e architettura, in perfetta armonia con i paesaggi alpini che attraversa.

Dolomiti

Il sito UNESCO delle Dolomiti comprende un’area delle Alpi italiane di eccezionale bellezza, 9 sistemi montuosi  – Pelmo e Croda da Lago (Belluno); Marmolada (Belluno e Trento); Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine (Belluno, Trento); Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave (Pordenone, Udine); Dolomiti Settentrionali (Belluno, Bolzano), un gruppo montuoso composto da quattro aree principali: le Dolomiti di Sesto-Cadini, i gruppi di Braies-Senes-Fanes con le Tofane, il Cristallo e le Dolomiti Cadorine; Puez – Odle (Bolzano); Sciliar, Catinaccio e Latemar (Trento , Bolzano); Dolomiti di Brenta (Trento); Bletterbach (Bolzano) – lungo i quali si ritrovano 18 vette oltre i 3000 m. L’estensione totale del sito è di 141.903 ettari.

La nascita delle Dolomiti è particolarmente interessante. La roccia di cui si compongono è originata infatti dall’accumulo di sedimenti derivanti da conchiglie, coralli e alghe del Triassico. All’epoca la zona era caratterizzata infatti dalla presenza di mari caldi e poco profondi. Il successivo scontro tra la placca europea e la placca africana ha fatto emergere le rocce innalzandole oltre i 3000 metri.

Il riconoscimento UNESCO vuole premiare la eccezionalità del paesaggio dolomitico, definito dalla Commissione uno tra i paesaggi montani più belli al mondo, con pareti verticali, guglie, pinnacoli rocciosi, valli strette e profonde, ghiacciai e sistemi carsici. Un’area caratterizzata da processi dinamici, ove sono frequenti alluvioni, frane e valanghe. Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, ribattezzata in suo onore dolomia.

Siti palafitticoli preistorici delle Alpi

Una serie di 111 siti archeologici palafitticoli distribuiti tra Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. Trattasi di resti di insediamenti preistorici realizzati tra il 5000 e il 500 a.C. sulle sponde di laghi, fiumi o in aree umide, in eccezionali condizioni di conservazione. Costosi scavi archeologici effettuati in alcuni siti hanno consentito di aprire una finestra su un passato lontano, consentendo di ricostruire il mondo delle prime società agricole dell’Europa alpina e del modo in cui queste interagissero con l’ambiente alpino. 19 di questi siti si trovano in Italia, in particolare attorno al Lago di Garda e a quello di Varese, e dislocati in cinque regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Arte rupestre nella Valle Camonica

La Valle Camonica, in Lombardia, vanta una delle più grandi collezioni di incisioni rupestri al mondo: oltre 140.000 petroglifi, tra simboli e figure, incisi nella roccia in un arco di tempo di 8000 anni. Raffigurazioni che rimandano al tema dell’agricoltura, della navigazione, della guerra e della magia. Il sito non è ancora completamente esplorato – si estende per 70 km – e rappresenta il primo italiano inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, nel 1979.

Incisioni che raccontano una lunga storia, dai primi abitanti della Valle, probabilmente giunti attorno a 13.000 anni fa, dopo lo scioglimento dei ghiacci, per arrivare al Neolitico, in cui si iniziarono a definire degli insediamenti stabili nella zona. A questa fase più tardiva si fanno risalire particolari figure antropomorfe, i cosiddetti “oranti”. L’apice dell’arte incisoria fu raggiunto ancora più tardi, nell’Età del Ferro, periodo cui risale circa il 75% delle incisioni.

Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa

Dal nome si evince facilmente che si tratti di un sito seriale transnazionale. Nelle “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” rientrano attualmente 94 componenti, distribuite tra 18 Paesi europei: Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Italia, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina.

Il super sito raggruppa foreste di eccezionale valore, non disturbate dall’antropizzazione nel corso dei secoli, sviluppatesi dopo il termine dell’ultima era glaciale a partire da poche “isole” tra Alpi, Carpazi e Pirenei. Foreste ancora oggi in espansione. La presenza diffusa di tali foreste in un’area così ampia è dovuta alla forte adattabilità del faggio e alla sua tolleranza delle diverse condizioni climatiche, geografiche e fisiche.

In italia troviamo inserite nel sito transnazionale le seguenti foreste:

  • Valle Cervara, Selva Moricento, Coppo del Morto, Coppo del Principe, Val Fondillo, Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
  • Cozzo Ferriero (Potenza) e Pollinello (Cosenza), Parco Nazionale del Pollino
  • Falascone e Pavari-Sfilzi,  Foresta Umbra, Parco Nazionale del Gargano
  • Monte Cimino (Viterbo)
  • Monte Raschio (Oriolo Romano, Viterbo)
  • Sasso Fratino, Parco nazionale delle Foreste Casentinesi
  • Valle Infernale, Parco Nazionale dell’Aspromonte

I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera

Raggiungiamo il cuore della Basilicata, alla scoperta del sito UNESCO dei Sassi e del Parco delle Chiese Rupestri di Matera. Un complesso di case, chiese, monasteri ed eremi costruiti nelle grotte naturali della Murgia, un altopiano calcareo caratterizzato da profonde fessure, burroni, rocce e caverne. Le grotte della zona sono state abitate dall’uomo fin dal Paleolitico. Nel corso dei millenni quuesto adattamento all’ambiente si è tradotto in una forma abitativa, peculiare di Matera. Il nucleo più antico (e più alto) della città è la Civita, circondata dalle abitazioni dei due Sassi: il Caveoso e il Barisano.

Le grotte dei Sassi divennero nel tempo la base per la sopraelevazione delle abitazioni, perfettamente integrate e quasi indistinguibili dalle rocce in cui si inseriscono, che tipicamente appaiono disposte su tre livelli, comprese stalla, cantina e cisterna. Spesso gli ambienti ospitavano sia uomini che animali. Lo spopolamento dei Sassi è iniziato negli anni Cinquanta. Oggi le abitazioni recuperate e convertite in alberghi, consentono di provare l’esperienza della vita in grotta.

Accanto ai Sassi rientra nel sito UNESCO il Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, detto anche Parco della Murgia Materana. Al suo interno si possono ammirare oltre 150 chiese in rupe, spesso nascoste dalla vegetazione, scavate nella roccia lungo gli argini scoscesi delle gravine in luoghi impervi e di difficile accesso, ricche di affreschi e bassorilievi. Le prime chiese si fanno risalire al periodo medievale (VIII secolo). La più celebre è la “Cripta del peccato originale” considerata la Cappella Sistina delle chiese rupestri, contenente un ciclo pittorico del X o IX secolo che mostra analogie con la tradizione pittorica longobarda beneventana.

Monte Etna

Chiudiamo il nostro viaggio tra i siti UNESCO d’Italia sul Monte Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, sulla costa orientale della Sicilia. Un vulcano cui piace cambiare quota massima. Le misurazioni più recenti riconoscono nel Cratere di Sud-Est come vetta principale (3357 m). La base del vulcano misura circa 45 km di diametro. La storia eruttiva del vulcano prende il via almeno 500.000 anni fa. Le prime testimonianze a noi giunte della sua attività risalgono a circa 2700 anni fa. Un vulcano senza riposo, la cui presenza ha determinato e determina l’esistenza di ecosistemi speciali, oggetto di studio da parte della scienza, che lo rendono un laboratorio a cielo aperto.

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