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Ripopolamento del lupo: spunta una prova fotografica. Ma è una bufala

Nei giorni scorsi il team del progetto LIFE WolfAlps EU e il sito di debunking FactaNews hanno annunciato l’uscita di un manuale di estrema attualità e utilità, “Lupus in bufala”, nato per aiutarci a smascherare le fake news circolanti attorno al lupo. A conferma dell’importanza della diffusione del manuale – che ricordiamo essere scaricabile online gratuitamente – la sua pubblicazione è coincisa con la diffusione sui social di una bufala che prontamente lo staff del progetto LIFE WolfAlps EU ha tenuto a smascherare. Il topic della fake news è di estrema delicatezza: il famigerato ripopolamento del lupo.

Una naturale espansione dopo lo stop alla caccia

Sul territorio italiano il lupo ha subito un forte calo nel numero di esemplari e nella distribuzione nel corso della prima metà del Novecento, arrivando quasi all’estinzione come conseguenza di una intensa caccia. Negli anni Settanta ne residuavano tra i 100 e i 200 esemplari, concentrati in Appennino. Il successivo ritorno del lupo fin sulle Alpi non va imputato a una reintroduzione forzata dall’uomo ma a una naturale espansione conseguente alla introduzione del divieto di caccia nel 1971.

Nessun esemplare è mai stato catturato, messo in gabbia, trasferito in un luogo diverso da quello di provenienza e qui liberato per ripopolare l’area. Questa spiegazione è stata già fornita dalla nostra testata in passato, al pari di innumerevoli altre testate, al pari di numerosi Enti, esperti. Eppure, nonostante repetita iuvant, pare che qualcuno non ne risulti convinto. E così c’è ancora chi spaccia sul web immagini di segreti piani di ripopolamento. L’immagine nello specifico che ha tenuto a riprendere il progetto LIFE WolfAlps sui propri social allo scopo di “smontare” la bufala generata attorno ad essa, mostra il rilascio in natura di un lupo, trasportato in un’area boschiva in una gabbia.

“La foto è stata scattata nel 2010 – scrivono gli esperti del progetto – , ed è relativa al rilascio di una lupa ALL’INTERNO DELL’AREA FAUNISTICA del centro Uomini e Lupi di Entracque. Si tratta di un’area recintata che ospita lupi che non potrebbero vivere in libertà, perché vittima di gravi incidenti o in quanto già nati in condizioni di cattività (come la lupa nella foto).”

Gli ospiti del Centro Uomini e Lupi

Sul sito del Centro Uomini e Lupi di Entracque (CN), gli esemplari sono chiamati “ospiti”, perché è proprio questo che essi rappresentano. Gli 8 lupi di Entracque sono stati “catturati” e trasportati nell’Area Faunistica perché ne avevano bisogno. Perché solo così si garantisce la loro sopravvivenza. Di Alberto, Hope, Argentera, Baus, Lykos, Mistral, Ormea e Zampa viene fornita sul sito la storia personale e dettagli del perché non possano tornare a vivere in ambiente naturale.

Il Centro si compone in realtà di due sezioni complementari. Una è la sopracitata Area Faunistica, in località Casermette di Entracque, che ospita un percorso multimediale dedicato alla biologia del lupo e un ampio recinto che ospita i lupi, che è possibile osservare dalle torrette d’avvistamento. L’altra è il Centro Visita, in Entracque paese, che propone un percorso di visita alla scoperta, di miti e leggende legate all’animale e segue la storia del rapporto uomo/lupo fino ai giorni nostri.

Gestito dalla Cooperativa Montagne del Mare, nel suo insieme il Centro Uomini e Lupi ha come obiettivo quello di offrire gli strumenti per costruirsi un’opinione informata e acquisire una maggiore consapevolezza sulla possibilità di un equilibrio tra attività umane e la presenza del predatore.

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