Ambiente

Scoperto in India un ghiacciaio himalayano che ha “cambiato direzione”

Ghiacciai che si ritirano, ghiacciai che scompaiono, che resistono, che aumentano velocità di scivolamento o che collassano. Sono tanti i casi che ci siamo trovati finora ad affrontare di ghiacciai che mostrano comportamenti non a norma o stati di sofferenza, legati in gran parte ai cambiamenti climatici. Ma di ghiacciai che cambiano improvvisamente direzione non era mai capitato di sentir parlare finora. Un articolo di recente pubblicazione sulla rivista scientifica Geoscience Journal, a firma di un team di ricercatori del Wadia Institute of Himalayan Geology (WIHG) di Dehradunindiani, India, riporta il caso di un ghiacciaio himalayano dell’Uttarakhand che nel corso della sua esistenza, improvvisamente, avrebbe cambiato la direzione del suo lento movimento.

“Si tratta del primo caso di osservazione di un simile fenomeno in un ghiacciaio dell’Himalaya”, scrivono i ricercatori. Cerchiamo di capire il quando e il come di questa strana dinamica.

Chi ha “spezzato” il ghiacciaio?

I ricercatori erano alle prese con lo studio di un ghiacciaio innominato, in una remota e poco esplorata regione della Kali Ganga Valley, nel distretto di Pithoragarh, nell’Uttarakhand, quando si sono resi conto che la massa glaciale debba aver subito in passato una sorta di taglio e spostamento. Come se fosse stata spezzata da qualcosa e traslata in un’altra direzione. Chi ha “spezzato” il ghiacciaio? La risposta secondo gli esperti è legata a movimenti tettonici.

Utilizzando una antica carta topografica e immagini acquisite mediante remote sensing, i ricercatori sono stati in grado di ricostruire l’evoluzione del ghiacciaio, concludendo che esso abbia subito una alterazione del suo corso e della sua morfologia a causa della presenza di una faglia attiva che avrebbe prodotto una “scarpata di faglia”, un vero e proprio smottamento del terreno. Per capire di cosa stiamo parlando avete presente lo scalino ben evidente lungo la faglia del Monte Vettore? Quella è una scarpata di faglia. La scarpata di faglia del ghiacciaio innominato misurerebbe 250 metri di altezza. La traccia della faglia appare invece lunga 6,2 km con sviluppo NW-SE.

Secondo le ricostruzioni dei ricercatori il ghiacciaio innominato si estendeva per 5 km di lunghezza, coprendo una superficie di 4km2, scendendo verso valle in linea parallela a un altro ghiacciaio, localizzato proprio lì accanto, il Sumzurkchanki. Improvvisamente, a seguito della formazione della scarpata di faglia, avrebbe cambiato direzione, andando a confluire nel Sumzurkchanki.

A generare la faglia e la conseguente scarpata vengono chiamati in causa i movimenti tettonici agenti sulla catena himalayana tra l’Ultimo Massimo Glaciale (periodo in cui si registrò la espansione dei ghiacci, durante l’ultima glaciazione; 19.000-24.000 anni fa) e l’Olocene (epoca in cui ci troviamo noi, che si fa iniziare convenzionalmente convenzionalmente circa 10.000 anni fa).

Non è solo colpa della faglia

I ricercatori tengono a evidenziare che la modifica del percorso del ghiacciaio sia da imputare anche a un secondo fattore. Come dichiarato al magazine Hindu dal dottor Manish Mehta, tra gli autori del paper, anche l’accumulo di detriti che accompagna la formazione di un ghiacciaio (la cosiddetta “morena”) ha probabilmente promosso la deviazione del corso del ghiacciaio da NE verso SE. Non si esclude un ruolo anche giocato dai cambiamenti climatici.

Informazioni del passato importanti per il presente

Qualcuno si starà chiedendo quale interesse, a parte storico, possa avere una simile scoperta per l’India e l’umanità intera. Una spiegazione viene fornita egregiamente dal Ministero per la Scienza e a Tecnologia dell’India, che in un comunicato scrive:

“Il comportamento anomalo del ghiacciaio innominato suggerisce che non solo il clima rappresenti un fattore si controllo nelle dinamiche glaciali, ma che un ruolo importante sia rivestito anche dalla tettonica. Il recente disastro del Rishiganga è l’esempio lampante di un ghiacciaio il cui letto di roccia, su cui poggiava, è nel tempo diventato fragile, a causa di condizioni meteo, del percolare delle acque di scioglimento nelle zone di giunzione, nei crepacci, andando poi incontro a congelamento e scioglimento, e ancora all’accumulo di neve e alle forze tettoniche che nel tempo portano a una disintegrazione meccanica della roccia. Un esempio che suggerisce come l’Himalaya sia una catena montuosa attiva, altamente fragile, su cui agiscono insieme movimenti tettonici e clima.”

Lo studio apre dunque le porte a un nuovo approccio nello studio dei ghiacciai, che sia focalizzato sui cambiamenti dei ghiacciai e sulla evoluzione di un paesaggio, determinati da una combinazione di fattori climatici e tettonici. E invita per certo a prestare una ancor maggiore attenzione nella approvazione da parte del Governo di progetti, quali la realizzazione di dighe e impianti elettrici nelle fragili valli himalayane.

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