Islanda. Una lapide in ricordo del primo “ghiacciaio morto”
In Islanda il riscaldamento globale ha già determinato la scomparsa di un ghiacciaio. La sua memoria verrà tramandata ai posteri tramite una lapide. Mentre sull’arco alpino gli scienziati monitorano l’arretramento e la riduzione in spessore delle masse glaciali, a latitudini maggiori è già tempo di funerali.
“L’Okjökull è il primo ghiacciaio islandese che abbia perso il suo status di ghiacciaio” – si legge sulla targa commemorativa realizzata dai ricercatori della Rice University di Houston in collaborazione con lo scrittore islandese Andri Snær Magnason e dal geologo islandese Oddur Sigurðsson. Un epitaffio bilingue, in islandese e inglese, destinato alle future generazioni. “Questo monumento serve a riconoscere che sappiamo cosa sta succedendo e che cosa deve essere fatto. Solo voi sapete se l’abbiamo fatto”.
Un messaggio che in fondo vuole smuovere le coscienze di chi ora vive sul Pianeta sofferente. Invitare ad aprire gli occhi e cambiare rotta. “La prospettiva che abbiamo di fronte – si legge ancora – è perdere tutti gli oltre 400 ghiacciai islandesi nei prossimi 200 anni”.
La chiusura del messaggio non riporta solo la data di posa a Borgarfjörður, dove si trovava l’Okjökull (18 Agosto 2019) ma anche un dato cruciale: 415 ppm CO2. Si tratta della concentrazione di anidride carbonica, espressa in parti per milione, registrata nell’atmosfera nel mese di maggio 2019. Un record storico.
I gas serra e l’innalzamento termico
L’incremento costante dei gas serra nell’atmosfera è associato in maniera statisticamente significativa all’aumento delle temperature su scala globale. I valori di pressione di gas quali l’anidride carbonica sono saliti vertiginosamente soprattutto negli ultimi 18 anni.
Fino al 1950 la concentrazione media atmosferica della CO2 non è mai salita oltre le 300 ppm. Una condizione che si stima sia stata stabile nel tempo a partire da 400 mila anni fa. Dal secondo dopoguerra il livello di gas serra nell’atmosfera ha iniziato a salire anno dopo anno, raggiungendo l’allarmante ultimo valore registrato dalla NASA a giugno 2019, pari a 412 ppm.
La concentrazione attuale di tali composti risulta essere più alta del 46% rispetto ai livelli precedenti la rivoluzione industriale. Come dichiarato da Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) alla vigilia della riunione della Cop 24 sul climate change in Polonia dello scorso dicembre: “L’ultima volta che la Terra ha visto questi livelli di concentrazione di CO2 era 3-5 milioni di anni, quando la temperatura terrestre era superiore di 2-3 gradi e i livelli dei mari erano più alti tra i dieci e i venti metri”.
La morte del ghiacciaio Okjökull
Il ghiacciaio Okjökull non è scomparso all’improvviso nell’estate 2019. La notizia sta facendo scalpore in queste settimane ma gli scienziati hanno smesso di definirlo ghiacciaio fin dal 2014. In quell’anno le sue dimensioni si sono ridotte a meno di 1 chilometro quadrato di estensione per 15 metri di spessore, portando il glaciologo Oddur Sigurðsson a dichiararlo un “ghiacciaio morto”. Una conclusione cui si è giunti dopo 80 anni di misurazioni annuali, in cui si è resa evidente una accelerazione nel declino della massa glaciale negli ultimi 20 anni. “Un ghiacciaio deve essere abbastanza spesso da potersi muovere per effetto del suo stesso peso – ha spiegato Sigurðsson – se diventa troppo sottile smetterà di muoversi e a quel punto potrà essere dichiarato morto”.
Dal 2014 anche il termine Okjökull è andato in disuso. Jökull in islandese significa infatti ghiacciaio. Non essendoci più un ghiacciaio lo Okjökull è ora chiamato semplicemente Ok. Ed è effettivamente così che viene citato sulla sua lapide. Gli antropologi della Rice University Cymene Howe e Dominic Boyer, studiosi di cultura islandese, sono rimasti stupiti negli scorsi anni dal fatto che la morte di Ok non abbia fatto scalpore a livello mondiale. Pertanto hanno deciso di girare un documentario nel 2018 dedicato al ghiacciaio, dal titolo “Not Ok”.
La proposta di una targa commemorativa dall’alto valore simbolic0 è arrivata proprio dai due studiosi. Si tratta del primo monumento al mondo in ricordo di un ghiacciaio. Un processo non facile, che ha incluso una telefonata al proprietario della zona della montagna su cui si estendeva il ghiacciaio, nella zone occidentale dell’Islanda. La lapide verrà affissa sulla roccia il prossimo 18 agosto, durante una escursione che vedrà protagonista anche il glaciologo Sigurðsson.
Ok è il primo ghiacciaio islandese a scomparire. In un Paese che ne accoglie oltre 400, tutti destinati a scomparire, secondo le previsioni attuali, entro il 2200.
Ah ah, ha ha
che targaaaaa !!!!
il 19 agosto 2019 deve ancora venire ….
da 300 a 412 l’aumento è del 37,33%, non del 46% ….
sotto agli Jökull ci sono vulcani ! Chi può dire che non erutterà, magari il 19 agosto 2019 !
se in Islanda muoiono i ghiacciai figurarsi a latitudini inferiori !!!
girano fake di tutti i tipi !
Dice che non è mai salita oltre le 300 ppm, non che era di 300 ppm.
Comunque la data sulla targa dice solo “agosto 2019”.
Chiaro che non si può sapere che cosa succederà da qui al 19 agosto, ma è altrettanto vero che le cose le programmi un attimo prima…