News

Gorilla di montagna: popolazione in crescita anche in pandemia

In occasione della Giornata Internazionale del Gorilla, celebrata lo scorso 24 settembre, il WWF ha diffuso dei dati che fanno tirare un sospiro di sollievo in riferimento alle sorti dei gorilla di montagna. Una specie presente ormai esclusivamente in alcune aree montuose dell’Africa Centrale, il cui numero di esemplari si è drasticamente ridotto nei decenni passati, soprattutto a causa di bracconaggio e distruzione degli habitat. Fortunatamente in ripresa negli ultimi anni, grazie all’impegno del Parco Nazionale Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, e del Parco Nazionale Impenetrabile di Bwindi, in Uganda.

Aree protette in cui più volte, a rischiare la vita a causa di incursioni di ribelli alla ricerca di materiale ligneo da vendere per finanziare la guerriglia armata, non sono soltanto i gorilla ma anche i giovani ranger impegnati nella loro difesa. Parliamo di almeno 200 ragazzi uccisi in 20 anni.

Nel 2018 la specie è passata da uno stato di “critically endangered”, cioè in “grave pericolo” d’estinzione a “endangered”, ovvero “in pericolo”. La conta degli animali nel 2018 ha infatti rilevato una risalita della popolazione a 1000 individui contro i 680 di dieci anni prima.

La buona notizia che arriva dal WWF è che sforzi e sacrifici stiano portando a un aumento continuo della popolazione di primati. Neanche il Covid-19 è riuscito a frenare tale curva di crescita.

Perché il Covid-19 è un pericolo per i gorilla?

Importante è ricordare che tra uomo e gorilla vi sia la possibilità di una diretta trasmissione di virus delle vie respiratorie, come i coronavirus. Per evitare la trasmissione anche di banali raffreddori, si fa sempre richiesta ai turisti (oltre che al personale dei Parchi, ben formato a riguardo) di non programmare visite nei Parchi qualora manifestino sintomi di raffreddore o influenza, e in ogni caso di mantenere una distanza di almeno 7 metri dagli esemplari. Il problema, capite bene, è che se già far comprendere quest’ultima regola a tutti gli esseri umani sia una utopia, diventa ancor più difficile far comprendere a un gorilla di non doversi avvicinare a meno di 7 metri da un essere umano.

Considerando la pericolosità del Covid-19, nel marzo 2020 la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato i Parchi di chiudere le porte ai visitatori almeno fino a giugno. Il Parco Nazionale Virunga ha risposto immediatamente alla richiesta bloccando gli accessi al pubblico. “Abbiamo deciso di ascoltate il consiglio di esperti che ci hanno detto che i primati, incluso i gorilla della montagna, sono suscettibili alle complicazioni del virus covid-19 – scriveva in tale occasione l’amministrazione del Parco -. Dobbiamo dunque non rallentare il nostro impegno nel proteggere la popolazione di questa specie in via di estinzione”. In Uganda non è stato ritenuto necessario chiudere, in quanto il turismo era totalmente fermo in fase di lockdown.

Se da un lato i Parchi hanno dunque assicurato di limitare quanto più il rischio di contagio, dall’altro non hanno abbassato la guardia nei confronti dell’altro pericolo per la sopravvivenza della specie: come anticipavamo, bracconieri e ribelli.

“Nonostante una fase iniziale di incertezza e paura, basti pensare che nei primi due mesi di pandemia sono stati rinvenuti nelle Riserve dai ranger 822 trappole illegali contro le 21 del 2019 e che per mano di un bracconiere sia deceduto Rafiki, uno dei più carismatici silverback (maschi adulti) del Virunga, nel periodo successivo entrambe le minacce sono state scongiurate grazie all’assidua e rinforzata attività del personale delle riserve”, scrive il WWF.

E c’è anche un baby boom!

La notizia ancora più positiva è che in piena pandemia vi sia stato un vero e proprio baby boom nel Parco di Bwindi. In sole 6 settimane, nell’estate 2020, sono nati 5 gorilla. E la conta è arrivata in un anno a 24. Come da tradizione, in occasione della Giornata Internazionale del Gorilla, il Rwanda Development Board ha organizzato e trasmesso in diretta sul proprio canale Youtube la cerimonia di scelta dei nomi per i giovani nati nelle riserve, perpetuando un’antica tradizione del Rwanda che prende il nome di “Kwitalzina”, ovvero “affidare un nome”.

“Non bisogna tuttavia abbassare la guardia relativamente alla conservazione di questa sottospecie così carismatica, che, tra le diverse minacce, presenta anche le conseguenze indirette degli scontri civili e militari nelle aree in cui è presente – ricorda però il WWF – . Nel report del 2021 della IUCN “Conflitti e Conservazione”, il gorilla di montagna è inserito tra le 200 specie che più ha risentito negli anni e risente tuttora della complicata situazione politico/sociale degli stati in cui è presente.”

“È importante anche ricordare che proprio in questi giorni il Parco del Virunga – conclude l’associazione –  il primo parco nazionale nel continente africano festeggia i suoi primi 100 anni. Non dobbiamo mai dimenticare che se ancora esiste una popolazione vitale di gorilla di montagna lo dobbiamo al lavoro straordinario che negli anni ha fatto quest’area protetta alla quale centinaia di ranger hanno dedicato la vita.”

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close