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Ricostruzione Rifugio Tonini. Tutto da rifare, il Comune boccia il progetto

Era il dicembre 2016 quando il rifugio Giovanni Tonini, uno dei più conosciuti rifugi del Trentino, ubicato a 1950 metri versante sud-orientale della Catena del Lagorai, sopra Passo Redebus, nel comune di Baselga di Piné (TN), veniva divorato dalle fiamme. Un incendio difficile da domare, estesosi al bosco circostante e alla malga-bivacco. Le istituzioni avevano dimostrato subito vicinanza ai gestori e piena disponibilità a trovare una soluzione per giungere a una quanto più rapida ricostruzione.

L’affetto collettivo del mondo escursionistico nei confronti della storica struttura – edificata nel 1972 – era stato dimostrato mediante organizzazione di una camminata nell’estate successiva. Un evento dal titolo “RicostruiAMO il rifugio Tonini”.

Il nuovo rifugio Tonini

Nel gennaio 2019 veniva finalmente presentato a Baselga di Piné un progetto preliminare di ricostruzione, redatto per conto della SAT dall’architetto Riccardo Giacomelli.

Il rendering presentato in tale occasione ha destato non poche polemiche. Critiche sono state mosse soprattutto in relazione ad altezza ed estensione del tetto. Ma con qualche modifica si è giunti nel giugno 2020 al via libera della Commissione provinciale di coordinamento.

“Approvato dalla Provincia il progetto della SAT per la ricostruzione del rifugio Tonini, ora l’iter autorizzativo approderà al comune di Baselga di Pinè, mentre la SAT sarà impegnata nel reperimento dei fondi necessari – annunciava in tale occasione la SAT – . Si tratta di un traguardo molto atteso e importante, raggiunto attraverso più di un anno di faticosi confronti con i soggetti pubblici e privati che a vario titolo, sono stati chiamati ad esprimere il proprio parere. Non è stato facile conciliare le esigenze di tutti, da quelle della sezione SAT di Pinè, a quelle del Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio, dei Vigili del Fuoco, del Consiglio Centrale della SAT, solo per citarne alcune. Dal punto di vista autorizzativo, l’iter si concluderà con il rilascio della concessione edilizia, di competenza del Comune di Baselga di Pinè, al quale l’elaborato tecnico verrà sottoposto a breve.”

La SAT si è così impegnata nel reperimento dei fondi (la ricostruzione prevede un investimento che si attesta a 1,6 milioni di euro) e nel mentre si è proceduto a richiedere a tutte le sei ASUC pinetane il permesso di utilizzo di parte del terreno circostante di loro proprietà, per permettere la costruzione del rifugio.

Ultimo scoglio da superare

Nella primavera 2021 la SAT ha quindi presentato al Consiglio Comunale di Baselga istanza di permesso di costruire in deroga.

Una volta ottenuto il via libera dalle ASUC, il progetto è stato presentato in Comune a Baselga di Pinè per il permesso di costruire in deroga – si legge in una nota della SAT datata 30 aprile 2021 – , in quanto il PRG del comune di Baselga di Pinè ammette la destinazione a rifugio limitatamente al 30% dei volumi edilizi fuori terra, ovvero delle superfici utili. Questo passaggio ha comportato il deposito del progetto in Comune che l’ha posto in visione al pubblico con l’oggetto: richiesta di deroga di destinazione e volumetrica.”

“Il progetto, infatti, prevede che la futura struttura sia interamente destinata a rifugio – prosegue il documento – , e non quindi solo il 30%, ripristinando la funzionalità andata persa nel dicembre 2016. Il nuovo progetto prevede anche un adeguamento dei locali del sottotetto con una sopraelevazione media di circa 1,50 metri finalizzata a: realizzare una sala culturale per la didattica, adeguare gli spazi dei gestori e portare le camere al piano superiore, separandole dalla ristorazione.” 

Il 3 maggio, scadrà quindi la possibilità di presentare osservazioni al Comune di Baselga di Pinè con riferimento esclusivamente alla deroga di destinazione e volumetrica. Gli aspetti architettonici dell’edificio sono già stati approvati dalla Commissione di Coordinamento provinciale. Ricordiamo che il rifugio Tonini è stato costruito e inaugurato nel 1972 ed è dedicato alla memoria dell’ingegnere Giovanni Tonini. Il 28 dicembre 2016, purtroppo, è stato completamente distrutto da un incendio. Il nuovo rifugio sorgerà sul sedime del precedente (verrà conservato un tratto della muratura e riutilizzato il porfido bruciato per i rivestimenti delle facciate) e si utilizzeranno materiali locali come il larice ed il porfido, mentre il tetto a falde sarà in alluminio, con orientamento tale da consentire la posa di pannelli solari termici e fotovoltaici.”

“Gli spazi interni vedranno al piano terra la cucina e la sala da pranzo (62 posti), mentre al primo piano le camere (24 posti letto per gli ospiti), una sala culturale, i servizi e altre camere per gestori e personale. Rispetto al precedente rifugio, si è deciso di staccare dal corpo dell’immobile principale due piccole strutture ipogee: una contenente i depositi idrici e posta in quota e l’altra dedicata al generatore elettrico e alla caldaia, per scongiurare il pericolo di incendio.”

“Si auspica che il percorso autorizzativo si possa concludere entro l’estate, per poi procedere con la gara d’appalto”, conclude la nota.  

Il Comune ha così raccolto osservazioni fino al 3 maggio. Lo scorso 30 luglio finalmente il progetto è stato discusso in Consiglio, e bocciato.

Le ragioni della bocciatura

In una nota a firma del sindaco Alessandro Santuari e della giunta, diffusa dal quotidiano L’Adige, viene motivata la decisione: il nuovo progetto è stato giudicato ancora inadatto a sostituire il vecchio Tonioli, in quanto troppo distante dall’identità originaria della struttura.

“Il Tonini – si precisa – dovrà richiamare il tipo costruttivo ‘malga’. Ingrandirlo facendolo diventare altro da se stesso lo trasformerebbe in qualcosa di estraneo al contesto in cui si trova e irriconoscibile dagli amanti della montagna.”

Viene evidenziata “la presenza di un forte dissenso da parte della Comunità, non solo Pinetana ma della montagna in generale”.

“L’Amministrazione e il Consiglio – si legge ancora – non ritengono che l’interesse di ampliare la struttura, così come proposto, prevalga rispetto al forte dissenso che si è manifestato relativamente all’inserimento dell’edificio nel contesto ambientale e sociale. Il Rifugio Tonini è patrimonio della collettività e si ritiene che la sua ristrutturazione non possa aver luogo sulla base di un progetto che la Comunità non sente come proprio“.

“È di primario interesse per l’Amministrazione pervenire alla riapertura del Rifugio quanto prima. Come anticipato nei diversi incontri con la SAT, l’Amministrazione si rende disponibile a partecipare attivamente all’iter progettuale e autorizzativo, fornendo già da subito alcuni spunti che si ritengono utili per un migliore inserimento nel contesto e per ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’intervento. Ad esempio:

  • coinvolgere attivamente il Comitato di Cultura Architettonica della PAT nello sviluppo progettuale (organismo specificamente deputato a coadiuvare i progettisti per migliorare l’inserimento nel contesto paesaggistico e a fornire supporto per la qualificazione del territorio e per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica); ▪ rendere più armonico il rapporto con l’esistente stallone di “Malga Spruggio alta”;
  • richiamare il tipo costruttivo ‘malga’, ben definito nel paesaggio delle nostre montagne: pianta rettangolare allungata lungo le curve di livello del terreno, copertura a due falde con colmo lungo le curve di livello, uso di pietra e legno;
  • minimizzare l’impatto ambientale globale attraverso una progettazione di un corpo più “compatto”, che inglobi e riorganizzi le varie strutture, corpi accessori, locali tecnici e depositi presenti sull’area.
  • valutare la possibilità di realizzazione un percorso di larghezza utile per accedere al cantiere e ridurre l’impatto economico e ambientale dei lavori. Successivamente, per mantenere le caratteristiche del “Rifugio”, tale percorso potrebbe essere ridotto di larghezza per renderlo percorribile a piedi/bici/cavallo e da piccoli mezzi meccanici (solo per il gestore), per il trasporto rifornimenti al rifugio, con un accesso che non preveda più il transito dalle Val Fredde (pericolo valanghe). Vantaggi: garanzia di un accesso alternativo, a favore di una più ampia fruizione del Rifugio (invernale, ciclabile, persone con disabilità accompagnate) ed eliminazione della teleferica fissa. In questo modo si potrebbe liberare spazio, anche a favore delle scelte architettoniche e si otterrebbero ulteriori vantaggi, quali la riduzione del rischio di fulmini sulla linea (incendio), l’eliminazione dell’impatto ambientale dei cavi aerei e delle interferenze della linea con il passaggio sottostante. Si eviterebbero inoltre i frequenti schianti accidentali di tetraonidi (gallo cedrone e forcello) in pericolo di estinzione e si eliminerebbe il deposito carburante presso il rifugio. Verrebbero infine ridotti i costi di gestione (manutenzione e verifiche periodiche linea).”

“I nostri rifugi – conclude la nota – , sebbene privati, sono un patrimonio collettivo e questo obbliga l’Amministrazione ad agire di conseguenza, pur nel pieno e dovuto rispetto di progettisti e committenti”.

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Un commento

  1. “valutare la possibilità di realizzazione un percorso di larghezza utile per accedere al cantiere e ridurre l’impatto economico e ambientale dei lavori” – praticamente costruire una strada e allo stesso momento ridurre l’impatto ambientale… BRAVI

    dare lo spunto di “coinvolgere attivamente il Comitato di Cultura Architettonica della PAT nello sviluppo progettuale” e allo stesso momento “pianta rettangolare allungata lungo le curve di livello del terreno, copertura a due falde con colmo lungo le curve di livello, uso di pietra e legno”… BRAVI

    Per chè non si è pensato di fare un concorso di idee?

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