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In Val Brembana un ponte sospeso da record

È iniziato nei giorni scorsi il cantiere per il ponte sospeso di Dossena, in Val Brembana, nelle Orobie bergamasche. Sarà lungo 505 metri con picchi di 120 metri di altezza, numeri che lo faranno diventare il più lungo al mondo del suo genere.

Sarà pronto per la fine dell’estate e collegherà il paese di Dossena con il roccolo della “Corna Bianca”. Con lo sfondo l’Alben, la Grigna, l’Arera e la valla sottostante.

La struttura, progettata dall’ingegnere Francesco Belmondo, sarà di sette funi d’acciaio (due per il sostegno delle pedate intervallate dal vuoto, due per il corrimano e tre come funi di sicurezza). Cuore del progetto è anche il recupero, almeno aereo, di parte del tracciato dell’antica Via Mercatorum, andata perduta a causa della strada provinciale che collega Dossena a Serina.

Il turismo è una risorsa fondamentale per le nostre montagne: realizzare nuove attrazioni e opere, valorizzare aree e luoghi sconosciuti ma di grande bellezza, fornendo servizi di qualità, può essere una grande opportunità per i nostri giovani che continuano a vivere le nostre montagne ma anche per i turisti, di riscoprire luoghi a lungo dimenticati” ha detto il Sindaco Fabio Bonzi.

L’iniziativa è sostenuta da Regione Lombardia con lo scopo di promuovere il turismo, come ha spiegato l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni: “Un’opera che valorizzerà il potenziale attrattivo della Val Brembana. La Valle sarà protagonista grazie alla bellezza delle sue montagne, dei suoi percorsi enogastronomici, per l’offerta outdoor e le Terme di San Pellegrino, che daranno garanzie di una vacanza in piena sicurezza.

 L’estate 2020, a causa della pandemia da Covid 19, è stata caratterizzata da una riscoperta del turismo di prossimità che ha riguardato principalmente le aree di montagna e i laghi – ha aggiunto l’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori -.Un’opportunità per i lombardi di riscoprire territori splendidi e ricchi di attrattività, in passato troppo spesso sottovalutati. Siamo convinti che questo trend positivo continuerà anche nella stagione estiva in arrivo”.

Il costo del ponte sospeso è di 666 mila euro, di cui 66 mila stanziati da Cassa Depositi e Prestiti e 600 mila da Regione Lombardia all’interno di un piano strutturale più ampio da 10 milioni di euro che comprende la riqualificazione di strutture ricettive esistenti e la realizzazione di nuove strutture e servizi, la valorizzazione del paesaggio attraverso la promozione del territorio e dell’ambiente e il rilancio dell’attrattività attraverso il recupero e la valorizzazione del patrimonio esistente, come l’area mineraria Paglio Pignolino.

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7 Commenti

  1. in Lombardia ci sono ancora tantissimi sentieri non più percorribili a causa dei danni causati dalla tempesta vaia, eppure si spendono ingenti risorse pubbliche per queste trovate da circo …mah!

  2. Ragionavo.
    550 metri, con cavo sopra la testa libero al quale assicurarsi con moschettone….
    Se si rompe il ponte e si è anche solo in una ventina (distanziati di 25 metri)….. tutti spiaccicati l’un con l’altro al centro dopo una bella scivolata e la metà dei moschettoni fusi con volo mortale di 120 metri ?
    Con carrucola niente morti, ma spiaccicati più forte.
    Non ci arrivo.

    Lasciando perdere le “facezie”, mi domando se non ci fosse stata una maniera più intelligente e fruttuosa per spendere tutti questi soldi.

    1. Non sono facezie, hai centrato benissimo il punto.
      Con seicentomila euro si potrebbero aggiustare dozzine di sentieri, percorribili e godibili da tutti, senza pericoli.

  3. Il turismo fa più danni della guerra, e lo si vede tutti i lunedì dopo gli assalti turistici domenicali. La montagna di un ponte tibetano, pagato con i soldi pubblici, proprio non ne aveva bisogno, come non aveva bisogno di strade per jolette, ma questo è un discorso già fritto e rifritto.
    Distruggete tutto quello che c’è da distruggere, tanto io ho 60 anni e senza vaccino non vedrò i vostri scempi.

  4. Non concordo con questa idea di valorizzare il territorio. È evidente che non siamo in grado come società di mantenere le infrastrutture che abbiamo ereditato ( ponti stradali che crollano, centri urbani semiabbandonati, scuole da sistemare), investire in strutture così delicate solo per avere per qualche anno un richiamo turistico secondo me non paga a lungo termine. Costruiamo ponti non perché servono, ma perché è emozionante percorrerli, ha senso? A cosa servono tutte le leggi che promuovono la sostenibilità, il controllo dei costi a lungo termine?

  5. Dando per scontato che chi li attraverserà li farà con attrezzatura da ferrata… Non conosco il percorso e non so se verrà utilizzato come parte di un sentiero o come attrazione e quindi con qualche controllo o ticket per l’accesso ma non mi stupirebbe di trovare i soliti selfisti appesi a mani nude nel punto più alto

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