Montagne

Le Grigne

Le sagome piramidali delle Grigne sono da sempre un punto di riferimento nell’orizzonte geografico della pianura lombarda e da più di un secolo, segnano anche l’orizzonte dei sogni di decine di migliaia di appassionati di escursionismo e alpinismo, per i quali rappresentano un piccolo giardino delle meraviglie, fatto di prati, boschi, rocce e sentieri a portata di weekend.

La denominazione al plurale rappresenta bene l’anima duplice di questo piccolo mondo, diviso in due continenti ben distinti per caratteristiche morfologia: a sud la Grignetta (2177 m.), o Grigna Meridionale, con la sua foresta di torri calcaree di ogni forma e dimensione; a nord il Grignone (2410 m.) o Grigna Settentrionale, il cui volto muta, a seconda dei versanti, da quello bonario dei pendii coperti da boschi e prati, fino a quello severo e impressionante di pareti che hanno poco da invidiare agli appicchi dolomitici.

Geografia

Il gruppo delle Grigne è considerato parte delle Prealpi Orobie e ricade totalmente nella provincia di Lecco. Le due montagne si innalzano a ridosso della sponda orientale del Lago di Como e il solco della Valsassina le separa dalla Alpi Orobie e dal Resegone.

La Grignetta presenta due versanti principali, ben separati da due evidenti dorsali rocciose: la Cresta Segantini a ovest, e la Cresta Sinigaglia a est. Il versante meridionale si affaccia sulla bella conca dei Piani dei Resinelli, antico alpeggio, diventato poi zona di villeggiatura e punto di partenza per tutte le escursioni sulla montagna. Quello settentrionale è meno esteso e, attraverso un’ampia dorsale in quota, si collega al vicino Grignone. Caratteristica inconfondibile della montagna sono le innumerevoli guglie e torri che gli agenti atmosferici hanno modellato nelle ere geologiche, erodendo il tenero calcare di cui la Grignetta è formata. Queste strutture richiamano in ogni stagione dell’anno centinaia di scalatori affascinati dalla bellezza e dal valore storico degli itinerari di arrampicata che vi sono stati tracciati.

Il Grignone presenta invece quattro versanti dalle caratteristiche morfologiche molto differenti. Quello rivolto a est è sostanzialmente un ampio pendio erboso, che digrada regolare verso i boschi della Valsassina. Sui versanti occidentale e meridionale, che dall’alto traguardano le acque del Lario, si trovano grandi pareti verticali, che arrivano a coprire dislivelli di quasi 500 metri, come quelle del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari. Il volto forse più affascinante e misterioso del Grignone è però quello rivolto a settentrione. Si tratta di un versante complesso, che spesso richiede lunghe e impegnative marce di avvicinamento. Sopra l’abitato valsassinese di Primaluna si innalza l’austera parete del Pizzo della Pieve, la più grande del gruppo delle Grigne col suo dislivello di quasi 800 metri, dove nei mesi invernali, le condizioni del terreno richiamano molto da vicino quelle delle grandi salite di ghiaccio e misto in alta quota.

La prima salita

È probabile che, in epoche nelle quali l’idea stessa di alpinismo era ben al di là da venire, i cacciatori e i boscaioli locali si siano spinti fin sulle cime delle Grigne, non curandosi però di consegnare ai posteri la memoria della loro “impresa”. A lasciare traccia scritta delle proprie fatiche ci pensò invece il botanico napoletano Vincenzo de Cesati, che, accompagnato dal montanaro Carlo Nasazzi, nel 1837, si incamminò da Varenna per salire fino alla cima del Moncòdeno o Monte Coden, l’attuale Grigna Settentrionale, registrandone così la prima salita conosciuta.

Non c’è invece una primogenitura ufficiale della salita alla Grigna Meridionale lungo il suo sentiero più semplice (l’attuale Cresta Cermenati). Sappiamo però che nel 1894 la guida Angelo Locatelli accompagnò Edoardo Banda e Democrito Prina verso la vetta, passando per la Val Scarettone, sul versante nord-ovest, realizzando così la prima via di roccia delle Grigne.

La storia alpinistica

La frequentazione escursionistica e alpinistica comincia alla fine dell’800, quando queste montagne diventano la destinazione più economica e a portata di mano per le masse popolari e operaie provenienti dai paesi e dalla città della pianura padana, ormai in piena rivoluzione industriale. Meta di questi primi frequentatori sono più che altro i facili sentieri che portano alle cime o ai rifugi costruiti proprio per accogliere le comitive. Non mancano personaggi più intraprendenti, che si spingono ad esplorare i terreni impervi come creste e canaloni.

Nei primi anni del 900 l’attenzione si sposta verso le pareti vere e proprie e le torri della Grignetta sono fra i primi obiettivi ad essere presi di mira. Con pochissimi mezzi ed enorme coraggio scalatori come Giacomo Casati, Joseph Dorn e Arturo Andreoletti, aprono le prime vie di IV e V grado.

Negli Anni 10 e 20 sono gli scalatori provenienti da Milano a tenere banco. L’apprendimento di tecniche più evolute consente di mirare a mete sempre più ambiziose. Nel 1910 Gino Carugati e Giorgio Ripamonti salgono i 400 metri del Sasso Cavallo, sul versante sudovest del Grignone e nel 1925 il fortissimo Eugenio Fasana sale con Vitale Bramani il versante nord est del Pizzo della Pieve. Una delle più sorprendenti imprese di questo periodo è però la fessura affrontata da Erminio Dones sulla parete ovest del Primo Magnaghi, dove le difficoltà, sebbene risolte con un lancio di corda, sfiorano il VI grado, nel 1915.

È l’entrata in scena dei lecchesi, nella seconda metà degli Anni 20, a segnare il salto di qualità che porta definitivamente il VI grado fra le pareti delle Grigne. Il fisico di questi giovani scalatori, forgiato dal lavoro nelle officine metallurgiche e la loro abilità nel realizzare i chiodi da roccia, li fanno emergere come arrampicatori sopraffini. Negli Anni 30 Riccardo Cassin, Mario Dell’Oro, Vittorio Panzeri, Gigi Vitali, Ercole Esposito, Vittorio Ratti e tanti altri, aprono sulle pareti del Grignone e fra i “paracarri” della Grignetta vie dove le difficoltà in arrampicata libera e in artificiale arrivano ai massimi livelli allora concepibili.

Dopo la pausa forzata della Seconda guerra mondiale la frequentazione delle Grigne riprende più intensa che mai. I giovani compiono in fretta il proprio apprendistato, confrontandosi con le difficili vie aperte negli Anni 30, e tracciandone di nuove, ancora più impegnative. Il nuovo vivaio è costituito soprattutto dai fortissimi lecchesi che nel 1946 fondano il Gruppo Ragni, ma accanto a loro ci sono altri personaggi leggendari come Walter Bonatti, che qui lascia la sua firma indelebile, tracciando nel 1952 una via estrema sulla Torre Costanza, temuta ancora oggi per la difficoltà della scalata e la precarietà della chiodatura. La Grignetta è ormai consacrata come la palestra per eccellenza dell’alpinismo lombardo.

Negli Anni 60 e 70 anche la grande parete del Sasso Cavallo sul versante meridionale del Grignone torna nel mirino degli arrampicatori. Il deus ex machina di queste rocce è il mandellese Giuseppe “Det” Alippi, che si lancia nell’apertura di itinerari estremi, dove, a detta dei non molti ripetitori, le difficoltà in arrampicata libera vanno spesso ben oltre il VI grado e i tratti di artificiale sono una sfida di coraggio e ingegno che supera il grado A3.

Nei primissimi Anni 80 il vento del cambiamento soffia ormai anche sulle Grigne. Seguendo le orme di Marco Ballerini, il primo scalatore a piantare gli spit fra le pareti lecchesi, i giovani ribelli di quell’epoca portano il verbo dell’arrampicata sportiva anche nei templi dell’alpinismo classico. Nascono così capolavori come “Dieci piani di morbidezza” al Sasso Cavallo, a lungo considerata come una delle vie più belle e difficili delle Prealpi lombarde.

Oggi le Grigne continuano ad essere uno dei gruppi montuosi più frequentati d’Italia, attorno a loro, l’intero comprensorio lecchese è divenuto, per tradizione alpinistica e per le opportunità offerte dal territorio, una delle capitali italiane dell’outdoor e dell’arrampicata.

Vie di arrampicata

Ci vorrebbe un’intera guida dedicata per tracciare un prospetto esauriente delle vie più belle e significative della Grignetta e del Grignone. Qui ci limitiamo semplicemente a segnalare alcune di quelle che hanno rappresentato tappe importanti dell’evoluzione della scalata in questo gruppo montuoso.

Grigna Meridionale

  • 1900 Angelo Locatelli sale con Carlo Porta (nipote dell’omonimo poeta dialettale milanese) il canalone oggi indicato con il suo nome e divenuto uno degli itinerari più percorsi della Grignetta.
  • 1901 Giacomo Casati percorre per primo la lunga cresta occidentale che conduce verso la vetta, oggi nota come cresta Segantini (dal nome del celebre pittore). Casati affronta la cresta in discesa e in solitaria, portando con sé una corda che tagliò a spezzoni per calarsi dai vari torrioni (la tecnica della corda doppia non era ancora conosciuta).
  • 1901 Casati affronta e risolve l’acrobatico tratto di arrampicata che consente il passaggio dal Primo al Secondo Magnaghi. È il passaggio più difficile dell’epoca sulla Grignetta, oggi valutato IV+.
  • 1915 Erminio Dones, in cordata col giovanissimo Angelo vassalli, sale l’impressionante fessura ovest del Primo Magnaghi. Il passaggio più complesso viene probabilmente risolto con un lanci odi corda, ma le difficoltà arrivano a sfiorare il VI grado.
  • 1931 Mario Dell’Oro (detto Boga) apre sulla nord della Torre Costanza la prima via della Grigna dove il VI grado è ufficialmente confermato.
  • 1932 Giovanni Gandin firma il suo capolavoro aprendo la difficile e bellissima via sulla parete liscia e bombata del Torrione del Cinquantenario.
  • 1933 Vittorio Panzeri, un vero e proprio mago della scalata libera, sfiora addirittura il VII grado con l’apertura della via Marinella ai Magnaghi.
  • 1934 Riccardo Cassin apre sulla parete sud della Torre Costanza la via che diventerà un banco di prova per generazioni di scalatori.
  • 1949, Luigi Castagna, uno dei primi grandi talenti del Gruppo Ragni apre la via Castagna Alta al Secondo Magnaghi, è l’itinerario che dimostra come le nuove generazioni abbiano raggiunto e superato il livello dei grandi scalatori lecchesi degli Anni 30.
  • 1952, Walter Bonatti apre la sua difficile e temuta via sulla parete sud della Torre Costanza, in anni recenti ripetuta in completa arrampicata libera con difficoltà che arrivano fino all’VIII+.
  • 1959, il Ragno Dino Piazza apre con Mario Colombo e Arnaldo Tizzoni una via direttissima sulla repulsiva parete sud della Torre Cecilia; i primi chiodi a pressione fanno la loro comparsa sulle pareti della Grignetta.
  • 1960 Casimiro Ferrari sale la direttissima alla parete este del Secondo Magnaghi. Anche in quesrto caso le difficoltà in libera e artificiale sono molto elevate e nei punti più lisci compare qualche chiodo a pressione.
  • 1970 Giuseppe “Det” Alippi aggiunge anche la sua via a quelle firmate da Cassin e Bonatti sulla Torre Costanza. Con Antonio Guffanti traccia un itinerario estremo, con un tiro di arrampicata artificiale che rimane ancora oggi fra i più severi delle Grigne.
  • 1983, Ivano Zanetti, con Tiziano Capitoli e Franco Banal, apre la via “Gufo triste” al Torrione del Cinquantenario, affrontando difficoltà elevate (VII/VII+) con il solo utilizzo di protezioni veloci.
  • 1989, Eugenio Pesci e Giovanni Rivolta portano i primi spit in Grignetta, aprendo la via “Nastassia Kinski” al Primo Magnaghi. Il grado arriva fino al 7a+.

Grigna Settentrionale

  • 1868, il tedesco Kramer Dürer percorre la Cresta di Piancaformia raggiungendo la vetta.
  • 1910, Gino Carugati e Giorgio Ripamonti affrontano i 400 metri del Sasso Cavallo andando alla ricerca dei punti deboli all’estrema sinistra della parete.
  • 1925, Eugenio Fasana sale con Vitale Bramani il versante nord est del Pizzo della Pieve, realizzando un’ascensione che all’epoca avrà grande risonanza mediatica.
  • 1932, Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro affrontano il Sasso Cavallo da sudest, aprendo quella che all’epoca era probabilmente la più difficile via di roccia della Lombardia, con tratti di arrampicata fino al VI- e A2.
  • 1932, Cassin e Pino Comi esplorano l’austera parete nordovest del Pizzo d’Eghen, affrontando il grande e repulsivo camino che la divide verticalmente in due.
  • 1934, Vittorio Panzeri, Gigi Vitali e Bruno Citterio affrontano l’impressionante e complessa parete del Casso dei Carbonari, aprendo una difficile e grandiosa via.
  • 1938, Nino Oppio e Oreste Dell’Era compiono in 100 ore complessive di scalata uno dei più grandi exploit mai realizzati nel Gruppo delle Grigne, aprendo sul Sasso cavallo una via di difficoltà estrema (450 metri continui di VI e A2), che rimarrà per molti anni una delle vie di roccia più impegnative delle Prealpi lombarde.
  • 1974, Giuseppe “Det” Alippi fa il suo esordio sul Sasso Cavallo, aprendo con Benigno Balatti, Gianfranco Tantardini ed Ezio Molteni la difficilissima “Via dei Corvi”. Le difficoltà sono continue, di VI+ e A3.
  • 1987, Norberto Riva, Marino Marzorati e Giovanni Favetti portano sul Sasso Cavallo l’approccio della scalata moderna, aprendo “Cavallo pazzo”, una grande via con diversi tratti di VII grado, saliti per lo più con protezioni tradizionali e qualche raro spit.
  • 1991, Norberto Riva, Franco Tantardini e Umberto Villotta affrontano il Sasso Cavallo in ottica totalmente sportiva: utilizzando in modo sistematico gli spit salgono le placche compatte del settore destro della parete, creando la stupenda e difficile via “Dieci piani di morbidezza”.
  • 2005, Adriano Selva e Andrea Spandri completano l’apertura e la libera di “Prigionieri dei sogni” al Pizzo d’Eghen, una via di grande impegno psicologico e tecnico. Pur essendo chiodata a spit le protezioni sono estremamente distanziate e la difficoltà obbligatoria arriva al 7a+. Il grado massimo si aggira attorno al 7c+.
  • 2015, Matteo Della Bordella completa la libera di “IF”, la via da lui aperta al Sasso Cavallo con Eugenio Pesci. Il grado obbligatorio arriva al 7b+ e il tiro più difficile è di 8a

Guida alle Grigne

Il punto di partenza ideale per le escursioni sulla Grignetta sono i Piani dei Resinelli, che si raggiungono facilmente in auto da Lecco. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta fra gli svariati sentieri da percorrere.

Chi vuole puntare alla vetta non ha che da incamminarsi lungo la classicissima e frequentatissima Cresta Cermenati. Per chi desidera immergersi nell’ambiente e nella storia di questa montagna, consigliamo di scegliere l’altrettanto classico itinerario della Direttissima. È un percorso impegnativo, in alcuni punti attrezzato con cavi e scalette, ma che, tagliando i costoni della montagna in direzione ovest, conduce ad attraversare la Val Tesa, al cospetto delle guglie di roccia dove salgono alcuni degli itinerari alpinistici più significativi delle Grigne. Punto d’arrivo del sentiero è il Rifugio Rosalba, anch’esso luogo di grande interesse storico, oltre che spettacolare punto panoramico.

Due sono i percorsi che proponiamo a chi mira alla vetta del Grignone. Il primo è quello che sale dal Rifugio Pialeral, sul versante della Valsassina e che attraversa verso sinistra l’ampio versante est della montagna, fino a raggiungere la Bocchetta della Bassa, dove si trova il bivacco Merlini. Qui, proveniente da sinistra, si incontra l’itinerario della Traversata Alta che, per cresta, conduce fino alla cima dove sorge il rifugio Brioschi.

Sull’opposto versante, salendo in auto dalla Val d’Esino, si raggiunge invece il Vò di Moncodeno dove, fra bellissimi boschi di faggio, comincia il bel sentiero che porta al rifugio Bogani. Fino al rifugio l’escursione non presenta alcuna difficoltà e si svolge in ambiente bucolico. Da li in avanti, però, l’itinerario sale lungo il ripido costone del Bregai, rasentando le rocce basali della cresta di Piancaformia. Un tratto attrezzato con catene consente il superamento dell’ultimo salto di rocce che dà accesso alla cima.

Curiosità

All’epoca esplorativa delle Grigne risale un episodio curioso che suscitò scalpore e ilarità nell’ambiente alpinistico lombardo. Nel 1874, infatti, Giovanni Gavazzi, giovane rampollo dell’alta borghesia milanese, compì l’ascensione della Grigna Settentrionale partendo da Mandello. L’impresa venne da lui affrontata e raccontata alla stregua di una delle campagne alpinistiche che gli esploratori inglesi avevano realizzato nei decenni precedenti per la conquista delle grandi cime delle Alpi. Per raggiungere il Grignone, infatti, Gavazzi ingaggiò niente meno che la rinomata guida di Courmayeur Julien Grange, che lo condusse intagliando per lui gradini nei pendii di ghiaia e zolle d’erba, come si usava fare sul ghiaccio vivo delle pareti nord. L’epico racconto dell’ascesa, puntualmente redatto da Gavazzi, più che dargli imperitura gloria lo espose al pubblico ludibrio, tanto da inibire in lui ogni ulteriore velleità alpinistica.

Le Grigne nei libri

  • Grigna assassina, Marco Ferrazza, CDA & Vivalda, 2004
  • Grignone, l’ultima cima del Papa alpinista, Domenico Ronzoni, Bellavite Editore, 2013
  • Alpinismo pionieristico tra Lecco e la Valsassina, Pietro Buzzoni – Giacomo Camozzini – Ruggero Melesi, Bellavite Editore, 2015
  • La leggenda del Grigna. Al tempo di Bertwalt e Ageltrude, D. Loizedda, Teka Edizioni, 2013
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Un commento

  1. Bello !
    In Grigna si trova di tutto per imparare a scalare le montagne.
    Si trovano sempre anche molti alpinisti italiani che hanno scritto capitoli brillanti della storia dell’alpinismo mondiale.
    E non si finisce mai di trovare.

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