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Andrea Lanfri dall’Adriatico al Tirreno attraverso il Corno Grande

Il 13 giugno, domenica, l’Abruzzo, il Lazio e la vetta più alta dell’Appennino, saranno testimoni di un bell’evento di sport. Alle 5 del mattino Andrea Lanfri, alpinista e atleta paralimpico toscano, partirà in bicicletta dal lungomare di Montesilvano, sull’Adriatico, poco a nord di Pescara.

Il nuovo progetto

Una pedalata dopo l’altra, lungo la via Tiburtina, Andrea traverserà le Gole di Popoli, poi salirà verso Campo Imperatore. Intorno alle 10 del mattino, dai 2130 metri dell’Albergo, partirà di corsa verso la Sella di Monte Aquila e del Sassone. Infine, lungo le facili rocce della Direttissima, raggiungerà i 2912 metri del Corno Grande. Dovrebbe essere in vetta prima di mezzogiorno. Dopo essere ridisceso per lo stesso itinerario all’Albergo, intorno alle 14 Andrea salirà di nuovo sulla bici. Riattraverserà l’altopiano, scenderà verso Assergi e L’Aquila, scavalcherà Sella di Corno passando dall’Abruzzo al Lazio. Poi, attraverso Antrodoco, Rieti, la Via Salaria e il Lago di Bracciano, raggiungerà Ladispoli e le spiagge del Tirreno. L’arrivo è previsto intorno alle 20, con la luce del tramonto. 

Le montagne d’Abruzzo non sono nuove a exploit che uniscono l’escursionismo e la bici. Il 20 agosto del 2000 Giampaolo Picone, alpinista e corridore romano, ha raggiunto in 24 ore le vette del Monte Amaro della Majella, del Velino e del Corno Grande, spostandosi in bici da una montagna alla successiva. I suoi 170 chilometri sui pedali, con 5000 metri di dislivello a piedi, sono paragonabili ai 240 chilometri in bici e agli 800 metri di dislivello di Andrea Lanfri. A rendere straordinaria la giornata dell’atleta e alpinista di Lucca, però, non sono questi dati, ma le condizioni del protagonista. 

La meningite e la rinascita

Nel gennaio del 2015, durante una cena con amici, Andrea, che aveva 29 anni, è stato colto da una crisi di febbre violentissima. Non era un malanno qualsiasi ma una meningite da meningococco C. Una malattia terribile, che causa la necrosi dei tessuti, e contro la quale non era stato vaccinato. In quei giorni, in Toscana, i casi sono stati numerosi. Andrea, ricoverato all’ospedale di Lucca, ha passato un mese in coma. Si è salvato, ma ha dovuto subire l’amputazione delle gambe sotto al ginocchio, e quella di sette dita delle mani. Il suo volto, come quello della schermitrice veneziana Bebe Vio, colpita dalla stessa malattia, è rimasto segnato in maniera vistosa. La mazzata, terribile per chiunque, è stata ancora più terribile per un giovane sportivo. Ma Andrea Lanfri non si è arreso, e a salvarlo è stato proprio lo sport. Grazie alla sua forza di volontà, e a delle gambe artificiali sempre più raffinate, è entrato nella nazionale paralimpica di atletica leggera. Nel 2017, ai mondiali di Londra, ha vinto la medaglio d’ argento nella staffetta 4×100. Ha iniziato a macinare centinaia di chilometri in bici, oltre che in falesia ha iniziato ad arrampicare in montagna. Negli anni, il ragazzo di Lucca è salito sui 4554 metri della Punta Gnifetti del Monte Rosa, sui 4810 del Monte Bianco, sui 6292 del Chimborazo, il vulcano più alto dell’Ecuador, e sui 7246 del Puntha Hiunchuli, una vetta elegante e poco nota della regione nepalese del Dolpo. 

Il sogno di Andrea Lanfri, da tempo, sono gli 8848 metri dell’Everest, e due anni fa l’alpinista di Lucca ha iniziato a raccogliere fondi per l’impresa. Ma il costo delle spedizioni è altissimo, e nel 2020 il Covid ha imposto il lockdown anche al Nepal, che ha dovuto chiudere i suoi confini agli alpinisti. 

Ad aiutare Andrea Lanfri in queste imprese, oltre alla sua forza di volontà, alla sua classe, alla sua compagna e la famiglia che lo ha aiutato dall’inizio (“mia madre è stata straordinaria, mi ha fatto nascere due volte” si commuove Andrea) è la tecnologia delle sue protesi. Per correre, in strada e sulle piste di atletica, il ragazzo di Lucca utilizza le “lamine” rese celebri qualche anno fa dal velocista sudafricano Oscar Pistorius. Per camminare si serve di un paio di gambe artificiali normali. Alla base delle vie di arrampicata, in falesia o in montagna, ne indossa un paio più corte, che lo sbilanciano meno sugli appigli. Lo farà anche ai piedi della Direttissima del Corno Grande, dove lascerà sulle ghiaie gli arti artificiali adatti ai sentieri e ai ghiaioni. 

From 0 to 0

Dall’estate del 2020, Andrea Lanfri si è dedicato al progetto From 0 to 0, cioè Da zero a zero, che è possibile seguire attraverso il canale televisivo Focus. Un anno fa, l’atleta di Lucca è salito alternando tratti in bici e a piedi dal livello del mare fino ai 1945 metri del Monte Pisanino, il “tetto” delle Apuane. La via normale di questa cima, ricordiamo, non è un sentiero ma un percorso su ghiaie e ripidissimi prati. Alla fine dell’estate 2020, Andrea si è ripetuto salendo da Aci Trezza, sulla costa siciliana dello Jonio, fino ai 3300 metri dei crateri dell’Etna.

Dopo il Gran Sasso, e dopo la traversata in bicicletta dall’Adriatico al Tirreno, il progetto From 0 to 0 porterà Andrea Lanfri da Genova verso la Valsesia e il Monte Rosa. L’avvicinamento, di 250 chilometri, sarà in bici, ed è in programma in una sola giornata. La salita e la discesa verso la vetta avverranno a piedi, toccando Punta Indren, la Capanna Gnifetti e il Colle del Lys. Al ritorno verso la Liguria, invece, Andrea ha scelto di correre. Lo farà per 42 chilometri al giorno, percorrendo una maratona ogni 24 ore. 

Il momento più importante di From 0 to 0, però, è stata la salita da Marina di Pisa al Monte Serra, a due passi da casa sua e da Lucca, che l’atleta toscano ha affrontato lo scorso 24 aprile. Quel giorno si celebrava la Giornata internazionale contro la meningite, e Andrea Lanfri è un testimonial, per la casa farmaceutica Sanofi della campagna a favore della vaccinazione contro la meningite. La malattia, come il Covid-19, si trasmette da persona a persona attraverso le vie respiratorie, anche un semplice colpo di tosse. Insieme a Lanfri, è testimonial della campagna a favore del vaccino Federica Maspero, una dottoressa di Como che, nel giorno del suo ventiquattresimo compleanno, è stata colpita da una meningite fulminante simile a quella di Andrea. 

Anche lei ha subito l’amputazione delle gambe sotto al ginocchio, e di gran parte delle dita delle mani. “Le mie condizioni, le nostre condizioni testimoniano che senza la protezione del vaccino si rischia. Io ho sofferto, ce l’ho fatta, ma sono una fortunata eccezione” spiega Andrea prima di partire per l’Abruzzo.

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