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Giulia Murada, campionessa di skialp con le Olimpiadi nel mirino

La ventiseienne atleta valtellinese si racconta alla vigilia della stagione di gare che precede l’appuntamento olimpico. E dispensa preziosi suggerimenti

Ventisei anni, valtellinese doc, Giulia Murada è una delle atlete di punta della nazionale italiana di scialpinismo. Figlia d’arte del campione di sci alpinismo Ivan Murada, dal 2017 è entrata a far parte del Centro Sportivo Esercito. Giulia vanta un curriculum pieno di medaglie, ma non è ancora sazia di vittorie. E, soprattutto, guarda con decisione verso le Olimpiadi del 2026, quando per la prima volta si assegneranno anche medaglie agli scialpinisti. A due passi da casa sua.

Come si diventa sci alpinista?

Per me è stato abbastanza naturale, vedevo mio padre fare gare di sci alpinismo e aveva pure creato un gruppo giovanile per introdurre i ragazzi a questo sport. Io ho iniziato nel periodo delle scuole medie a circa 12 anni, giusto perché prima non trovavo uno scarpone della mia misura. Già da tempo continuavo a chiedere a mio papà di portarmi a provare lo sci alpinismo, anche perché in verità lo sci da discesa non mi diceva molto mentre appena ho potuto provare l’emozione della salita è stato un “grande amore”. Da qui sono poi passata al mondo delle gare a 14 anni con la mia prima convocazione nella squadra nazionale per i campionati europei nel 2014 dove ho vinto una medaglia d’argento.

Cosa ti piace di più dello sci alpinismo?

Direi tutto, ma ciò che mi appaga maggiormente è la salita, lo sforzo fisico per raggiungere la vetta o l’obiettivo. Tutto diventa puro divertimento, ovviamente anche in discesa. Era una passione, ora diventata anche il mio lavoro, che si continua ad evolvere e farmi scoprire aspetti nuovi e sempre più belli. Nel mondo gara io sono più allineata alle individuali ma ora mi sto, per ovvi motivi in visione delle Olimpiadi, allenando anche sulle sprint (il format di gara previsto per le Olimpiadi, ndr).

Preferisci una semplice gita con le pelli o le gare?

Ora come ora le gare sono il mio mondo, mi piacciono moltissimo la competizione e l’allenamento duro, un piccolo tassello di un puzzle finalizzato alla realizzazione del “pettorale vincente”. L’adrenalina prima e durante le gare è davvero una sensazione unica come è unico lo sci alpinismo. Attualmente fare una gita in relax non mi soddisfa più come prima, ma non è detto che questo cambi negli anni.

Quali sono le gare che ti hanno maggiormente emozionato?

Sicuramente la Pierra Menta, un’incredibile gara che dura 4 giorni con circa 212 squadre al via per superare più di 11.000 di dislivello positivo fra salite, creste esposte, canalini da incubo e discese in fuori pista. Questa è una gara che da piccola sognavo guardando mio padre che la disputava e quando mi sono trovata al via io è stato un sogno che si realizzava. Lì il pubblico è incredibile ti segue passo dopo passo con un tifo che ti dà davvero tanta energia. Nel 2021 con Alba De Silvestro abbiamo vinto la Pierra Menta mentre nel 2024, sempre con Alba abbiamo raggiunto al seconda posizione.

Prossimo obiettivo?

Facile: le Olimpiadi del 2026. I motivi sono molteplici oltre al fatto di essere le competizioni più ambite da ogni sportivo: è la prima volta che lo sci alpinismo fa parte delle gare olimpiche e in più le gare si terranno in Italia, pure vicino a casa mia. Sarà poi durissima guadagnarsi uno dei soli due posti concessi ad ogni nazione.

Cosa consigli ai giovanissimi che vogliono avvicinarsi a questo sport?

Sicuramente di prenderlo agli inizi come un gioco, come puro divertimento facendosi seguire da professionisti nelle prime uscite e sicuramente fare dei corsi per l’autosoccorso per saper usare tutti gli strumenti che bisogna sempre avere con sé durante una gita. Siamo in un ambiente mutevole e a volte pericoloso e questo non va mai sottovalutato.

Due itinerari valtellinesi che consiglieresti?

Chi vuole provare lo sci alpinismo su un facile itinerario, deve andare in Valmalenco  e arrivare fino alla frazione di San Giuseppe. Dal parcheggio degli impianti di risalita bisogna seguire le indicazioni per una facile traccia, che affianca la linea delle piste da sci e raggiungere la cima del Monte Motta con un dislivello di 600/700 metri. Ovviamente si può interrompere prima la salita e per la discesa si possono utilizzare le piste battute.

Un itinerario per sci alpinisti più esperti è la salita al Pizzo Meriggio con vista verso le Orobie e la Valtellina. Da Sondrio si punta verso Albosaggia fino ad arrivare in località Campelli da dove si segue una vecchia pista in disuso che entra poi nel bosco fino ad arrivare su una dorsale che porta in cresta e poi su un morbido pendio. Il dislivello è di circa 1030 metri ma la vista vale la salita. Discesa in fuori pista.

Ci sono altre passioni oltre allo sci?

Quando ho quel mese di stop dagli allenamenti e dalle gare mi piace viaggiare e scoprire nuovi posti staccando completamente da tutto. Durante l’estate vado tanto in bici. Anche in questo caso preferisco cercare le salite, andare in piano mi annoia.

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