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Dieci bivacchi insoliti da scoprire su Alpi e Appennini

Cosa distingue un rifugio alpino da un bivacco fisso? Sono molteplici le caratteristiche che differenziano le due classiche tipologie di ricoveri d’alta quota. Un rifugio ha dei gestori, un bivacco è autogestito. In rifugio possiamo trovare più ambienti, quali la cucina, le camere e camerate e i servizi igienici, mentre il bivacco è un singolo spazio arredato in maniera essenziale con letti, tavolo e sedie. Rifugi e bivacchi nascono in fondo storicamente per scopi differenti. I primi per offrire temporaneamente riparo ed ospitalità ad alpinisti ed escursionisti, i secondi come luoghi di emergenza o punto di appoggio da cui partire per ascensioni isolate. Nel corso del tempo si sta però assistendo a una medesima evoluzione architettonica. Sia i rifugi che i bivacchi stanno diventando luoghi di riparo sempre più attenti al design e alla sostenibilità. Oggi vi porteremo alla scoperta di 10 bivacchi di nuova concezione, distribuiti tra Alpi e Appennini, particolarmente innovativi nella forma e nei materiali.

Bivacco Gervasutti

Il bivacco Gervasutti si trova in Val Ferret (Courmayeur – Monte Bianco), in località Ghiacciaio di Frebouzie, a 2835 m di quota. Dispone di 12 posti letto ed è dotato di moderni fornelli elettrici e un computer di bordo con connessione internet (in sostituzione del classico libro delle firme). É base di partenza per splendidi itinerari di salita: dalla via sulla parete Est delle Grandes Jorasses, aperta da Giusto Gervasutti e Giuseppe Gagliardone nel 1942 e ripetuta in solitaria invernale da Renato Casarotto nel 1985, alla parete Est delle Petites Jorasses, salita la prima volta nel 1962 da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud.

Il primo bivacco Gervasutti fu realizzato dalla sottosezione SUCAI del CAI Torino e dedicato appunto all’alpinista torinese, in ricordo dei profondi legami di amicizia che lo legarono ai giovani della sottosezione . A seguito di profondi danneggiamenti la capanna fu ricostruita in toto nel 1961. Entrambe le strutture erano lignee. Nel gennaio del 2011 la Scuola, la Sottosezione SUCAI ed il CAI Torino hanno deciso di realizzare una nuova struttura in sostituzione di quella esistente, questa volta metallica e dalla forma futuristica.

Nuovo bivacco Fanton

Il nuovo bivacco Fratelli Fanton è stato posizionato a Forcella Marmarole, in Dolomiti, a una quota di 2.667 metri, nel settembre 2020. Una struttura dunque estremamente recente, che va a sostituire lo storico bivacco risalente agli anni Sessanta, attualmente in fase di restauro.

Il nuovo bivacco, frutto di un percorso iniziato con un concorso di idee, nato dalla collaborazione tra il Cai di Auronzo e la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e vinto dallo Studio Associato Demogo di Treviso, si presenta come un volume sbozzato adagiato sul crinale, così da adattarsi all’orografia della Forcella Marmarole. All’esterno è in metallo, gli interni sono in legno di abete e larice.

Bivacco Matteo Corradini

Il bivacco Matteo Corradini ha fatto la sua comparsa nell’estate 2019 sulla Cima Dormillouse (2908 m), nelle Alpi Cozie, sul confine italo-francese, tra i Comuni di Cesana Torinese in Piemonte e di Cervières nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. La struttura, dedicata alla memoria di un giovane appassionato di alpinismo, Matteo Corradini, deceduto nel 2017 dopo una lunga battaglia contro il linfoma di Hodgkin, è stata realizzata dagli architetti Andrea Cassi e Michele Versaci, su proposta dal padre di Matteo, Paolo Corradini, così da regalare un punto di appoggio agli appassionati di montagna.

Si presenta come un involucro di metallo nero con un interno in legno di pino cembro. Un materiale sostenibile, rappresentativo del territorio e in grado di trasmettere, grazie al suo odore particolare, un senso di calma. Solo il 25% del bivacco poggia a terra, così da limitare il consumo di suolo. All’interno sono stati installati dei gradoni in legno che rappresentano di base i piani su cui distendersi per dormire ma che diventano anche un punto di incontro, per sedersi insieme e conversare. Grandi vetrate consentono di apprezzare la vista su entrambe le vallate, quella italiana e quella francese.

Bivacco Pelino

Il bivacco Pelino è posizionato a quota 2793 m sul Monte Amaro, nel Parco Nazionale della Maiella. L’attuale struttura, dotata di 10 posti letto è andata a sostituire nel il bivacco realizzato dalla sezione CAI di Sulmona nel 1965-1966, a sua volta in sostituzione del vecchio rifugio del Monte Amaro, distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944. Per 20 anni la vetta era sostanzialmente rimasta senza luoghi di ricovero. Il primo bivacco Pelino fu distrutto da una tempesta nella notte del 31 dicembre 1974. Si propose inizialmente la creazione di un rifugio in muratura, ma l’eccessivo peso dei materiali rese infattibile il progetto. Nel 1979 si passò all’idea di un bivacco a struttura geodetica. Nel 1981 si passò alla fase operativa, con montaggio di 105 pannelli triangolari metallici e successive opere di completamento. Il nuovo bivacco fu inaugurato nel luglio 1982. A causa di ripetuti atti vandalici, nel corso dei decenni sono stati necessari molteplici interventi di manutenzione.

Bivacco Mamo Comotti

Il bivacco Mamo Comotti, posizionato a quota 3600 m sulla cresta del Naso del Lyskamm, sul versante sud del Monte Rosa, è stato inaugurato nell’estate 2015. La struttura è nata per volontà degli amici di Massimo Comotti, detto Mamo, in suo ricordo. Architetto milanese, amante della montagna e del Monte Rosa in particolare, scomparve a 44 anni, travolto da una valanga il 31 dicembre 2009 sotto il colle del Rothorn (Gressoney). Il bivacco si trova in un leggero avvallamento, protetto dai venti, è dotato di impianto fotovoltaico che alimenta l’illuminazione interna e la luce esterna di segnalazione e di una piccola cucina alimentata a gas. 6 i posti letto.

Bivacco Luca Vuerich

Il bivacco Luca Vuerich, dotato di 9 posti letto, è posizionato a quota 2531 metri nelle Alpi Giulie, sulla cresta del Foronon del Buinz nel gruppo del Montasio lungo il sentiero attrezzato Ceria-Merlone. É stato realizzato in ricordo della guida alpina Luca Vuerich, scomparso nel gennaio 2010 a soli 34 anni, travolto da una valanga mentre scalava una cascata di ghiaccio nelle montagne vicino alla sua Tarvisio. La struttura, voluta e commissionata dalla famiglia di Luca Vuerich insieme al Soccorso Alpino e Speleologico della sezione di Cave del Predil (UD), ricorda per forma una cappella ed è studiato per far sì che in inverno sia praticamente sommerso su tre lati dalla neve, lasciando libero e esposto al sole solo l’accesso rivolto a Sud. É stato costruito in legno di abete rosso su una base costituita da 6 pilastri in calcestruzzo che ne consentono il rialzamento dalla roccia sottostante.

Kanin Winter Cabin

La Kanin Winter Cabin, come si evince dal nome, si trova in Slovenia, sul monte Kanin. Si tratta di un piccolo prefabbricato, realizzato nel 2016 dallo studio OFIS Architects, trasportato in elicottero. All’interno sono presenti tre ripiani che fungono da letti (può ospitare fino a 9 persone). La cabina appoggia in minima parte sulla roccia, per il resto il volume è sospeso da alcuni cavi. Uno dei due lati corti è aggettante e si apre sul paesaggio con un’ampia vetrata.

Bivak Pod Skuto

Altro bivacco di nuova concezione da scoprire in Slovenia è il Bivak Pod Skuto. Realizzato sul monte Skuta, nelle Le Alpi di Kamnik, dallo studio di Ljubljana OFIS Architects in collaborazione con gli ingegneri strutturali londinesi della AKT II e gli studenti della Harvard Graduate School of Design. Il bivacco è stato costruito nel 2015 per rimpiazzare una struttura preesistente. Si posiziona a 2045 metri di quota, all’ombra della parete sud dello Skuta, in un ambiente decisamente estremo. A 2000 metri la temperatura annua media è intorno al punto di congelamento e in inverno può precipitare fino a -20°C, con venti forti e neve per oltre 6 mesi all’anno. Consta di tre moduli in vetro, legno di larice e materiali riciclati. Offre una vista spettacolare sulla valle di Ljubljana e le vette circostanti.

Bivacco Luca Pasqualetti al Morion

Situato a 3290 m di quota, sulla Cresta del Morion ( Bionaz, Valpelline) in corrispondenza della sella che si trova tra la Punta Gaia e la Becca Crevaye, il bivacco Luca Pasqualetti, inaugurato nel 2018, è stato dedicato dai coniugi Pasqualetti di Cascina (PI) alla memoria del figlio Luca, amante della montagna, scomparso sulle Alpi Apuane nel maggio 2014. Si dota di 8 posti letto e un piccolo pannello solare a batteria per una illuminazione minima. “Lungo la catena si sviluppano itinerari davvero notevoli ma sostanzialmente “dimenticati”, come ad esempio la lunga traversata che dal Colle del Mont Gelé conduce fino al Monte Berrio – si legge sul sito dedicato al progetto – . L’intento del progetto è riscoprire questi luoghi migliorandone la fruibilità alpinistica.”

Concepito come una capanna a due falde classiche, in realtà è altamente innovativo. Risulta completamente reversibile, e persegue la filosofia di impatto ambientale minimo. Poggia su fondazioni non permanenti così da poter essere rimosso a fine vita senza lasciare traccia. I componenti sono montati a secco, senza l’uso di calcestruzzo, riciclabili e certificati ecologicamente. All’interno presenta una zona giorno, con 8 posti a sedere su sgabelli e cassapanche, e una zona notte con due pianali in legno su cui sono disposti i materassini in gomma piuma rivestiti in tessuto tecnico lavabile.

Bivak na prehodavcih

Sulle Alpi Giulie, in Slovenia, si incontra un ulteriore bivacco moderno: il “Bivak na Prehodavcih”. Una struttura che ricorda una baita, poggiante su una base in cemento che non è altro che un bunker della Prima Guerra Mondiale. Il bivacco si trova sul Passo Prehodavci, a circa 2.000 metri di quota, nel Parco Nazionale del Triglav, lungo il sentiero che collega la Val Trenta alla Valle dei Laghi Dolina Triglavskih Ieser. Il progetto è stato realizzato dallo Studio Premica. All’esterno la struttura è metallica, gli interni sono in legno.

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Un commento

  1. Scommetto che col tempo ritorneremo ai bivacchi tipo Fondazione Berti, e qualcuno li spaccera’ come grande soluzione innovativa di archistar.

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