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Nasce la rete dei Festival italiani di musica di montagna

Negli ultimi anni è cresciuto il numero di iniziative che hanno visto generare un connubio perfetto tra note e ambiente montano. Festival innovativi che, ispirati a un modello di turismo ad economia circolare, esperienziale e attento alla natura, portano in quota musica e emozioni. I promotori di queste singole iniziative che animano le vette alpine e appenniniche hanno compreso che sia il momento di fare squadra. Nasce così la Rete dei Festival italiani di musica di montagna.

Hanno aderito I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica sulle Apuane (Toscana), MusicaStelle Outdoor (Valle d’Aosta), Paesaggi Sonori (Abruzzo), RisorgiMarche (Marche), Suoni Controvento (Umbria), Suoni della Murgia (Puglia) e Time in Jazz (Sardegna).

Educare all’ambiente attraverso la musica

“Manifestazioni che rappresentano un importante patrimonio per il nostro Paese – si legge nella nota congiunta dei Festival –  sempre più orientato verso un turismo sostenibile ed esperienziale, e che con questo progetto intendono perseguire con ancora più incisività un percorso all’insegna dell’educazione ambientale attraverso la musica, considerata come un mezzo e non come un fine. Caratteristica che accomuna questi importanti festival, infatti, è la proposta praticata da diversi anni di un modello di turismo ad economia circolare in luoghi naturali, non antropizzati, con il paesaggio inteso come elemento peculiare ed imprescindibile di ogni singola proposta culturale. Lo spettacolo, quindi, rappresenta il momento culminante di una giornata composta da molto altro: il cammino, la natura, il silenzio, lo stare insieme.”

“Un modello organizzativo che prevede la scelta di spazi aperti, sicuri e non delimitati – proseguono i promotori – , l’assenza di strutture impattanti per l’ambiente (palcoscenici, torri layer, carichi sospesi, sedie), il controllo della pressione sonora e dell’amplificazione. La buona riuscita dei festival in montagna è dovuta in gran parte al rapporto con il proprio pubblico, che viene introdotto alle buone pratiche e fatto partecipe della propria responsabilità sociale nei confronti dell’ecosistema e dell’ambiente; lasciare i luoghi degli spettacoli puliti come, se non più di prima, è una priorità oltre che motivo di orgoglio per il più che positivo approccio riscontrato in ogni situazione proposta. Si tratta di format all’avanguardia, perfettamente aderenti sia ad una sensibilità maturata a livello nazionale ed internazionale, sia alle reali esigenze dei territori e delle comunità interessate. Esperienze che, come riscontrato tanto in occasione delle varie manifestazioni quanto da studi e ricerche anche di carattere universitario, alimentano una visibilità significativa (ed un altrettanto importante indotto economico) nei confronti di luoghi e comunità che custodiscono un bagaglio storico, naturale ed artistico di altissimo profilo.”

“L’auspicio da parte dei protagonisti dei Festival Italiani di Musica in Montagna – conclude la nota – è che questo approccio innovativo, sicuro e sostenibile possa essere contemplato e considerato a livello legislativo, anche relativamente alle norme di sicurezza anti Covid e della Safety&Security, che necessitano di riflessioni ed interventi urgenti e differenti rispetto ai tradizionali luoghi di spettacoli dal vivo all’aperto, pena un grave pregiudizio per l’organizzazione e l’esistenza delle stesse manifestazioni dislocate in aree montuose.”

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Un commento

  1. l’ipocrisia dell’uomo è senza fine
    vuoi parlare di musica sostenibile? salite a piedi in montagna? avete bisogno di gasolio? impianti di risalita? energia? e allora non siete sostenibili!!!
    la montagna è uno dei pochi posti rimasto semi-incotaminato! perchè inquinare distruggere deturpare anche gli ultimi luoghi sani rimasti come ha fatto Jovanotti?
    rimanete nelle vostre città a sporcare e distruggere lasciate la montagna alla natura!!!
    vergogna
    tutto per i soldi

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