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Half Dome. Il video da brivido della prima discesa integrale sugli sci

L’Half Dome, una delle più celebri big walls di Yosemite, è un sogno per tanti appassionati di arrampicata. Con i suoi 2694 metri di quota, la iconica cima granitica è spesso definita come la vetta da scalare più bella di Yosemite. Qualcuno ultimamente non si è accontentato di salirla, ma ha deciso anche di scendere con gli sci ai piedi. Protagonisti di quella che risulta essere la prima discesa integrale sugli sci dell’Half Dome, realizzata domenica 21 febbraio 2021, sono gli statunitensi Jason Torlano, 45 anni, e Zach Milligan, 40.

Una discesa da brivido, su un sottile strato di neve e con margine di errore pari a zero. Sono state necessarie 5 ore – con qualche calata in doppia per superare le cosiddette “death slabs”, sezioni di pura roccia nuda – per arrivare dalla vetta a fondovalle, al Mirror Lake.

Come riportato dal The Fresno Bee, per Torlano la discesa ha rappresentato la realizzazione di un sogno coltivato fin dall’infanzia, dalla sua prima volta nel Parco di Yosemite.

L’epica avventura è stata preceduta da una notte trascorsa al gelo, letteralmente rannicchiati sotto un albero in prossimità della vetta dell’Half Dome, seguita da una sosta in una grotta per poter iniziare all’alba la discesa. “È così bello, guardare in basso e guardare la Sierra illuminarsi”, ha dichiarato Torlano.

Jason Torlano, “uno che agisce più che parlare”

Una impresa che stupisce soprattutto per il fatto che il nome di questo sognatore dell’estremo non sia noto al grande pubblico. Non ha neanche sponsor alle spalle. Torlano, come raccontato al The Fresno Bee dall’amico sciatore JT Holmes, “avrebbe il talento per trovare sponsor, ma ha scelto un percorso diverso”.

Un atleta che insegue la purezza dello sport e che ha già collezionato discese emblematiche a Yosemite, rimbalzate molto meno sul web e tra i media internazionali. Ne stima almeno una ventina di prime discese tra le vette del Parco. Una realizzata proprio una settimana prima di cimentarsi sul granitico Half Dome, sciando verso la Yosemite Valley da Taft Point attraverso un nuovo canalone.

Insomma, un talentuoso scialpinista che però non vuole vivere delle sue avventure. Jason, che oggi abita con la moglie e i suoi figli non lontano da Yosemite, a Sugar Pine, dedica il tempo libero non totalmente all’outdoor, tra scialpinismo e arrampicata su roccia, ma anche ad attività di volontariato nel team dei Free Burma Ranger. Trascorre diversi mesi l’anno oltremare, nelle zone di guerra di Siria, Iraq e Burma.

“Jason è una di quelle persone che fanno più che parlare”, la sintesi perfetta dell’amico Holmes.

Un lungo studio alla base dell’impresa

Nella rapida intervista rilasciata al The Fresno Bee, prima di dover correre ad aiutare un amico a risistemare il tetto di casa, danneggiato dal vento, Torlano ha raccontato di aver tentato già in precedenza la discesa dell’Half Dome negli ultimi 3 anni. Nei giorni che hanno preceduto l’impresa ha trascorso ore a studiare le condizioni della neve e delle vie, anche grazie a un piccolo aeroplano di un amico. E alla fine, la mattina del 21 febbraio, reclutato Zach Milligan, si è cimentato nel suo quarto tentativo.

Dopo tante parole dedicate a Jason Torlano, è inevitabile chiedersi perché si parli così poco di Milligan in questa avventura. Scopriamo qualcosa in più del secondo protagonista di questa storia.

Zach si definisce un climber e non uno sciatore. Ma domenica 21 non c’erano altri amici disposti ad accompagnare Jason ed è così diventato protagonista di una impresa epica. L’idea iniziale nella sua mente era di seguire l’amico con la telecamera, e semplicemente riprenderne la discesa. Ma l’Half Dome ha saputo infondere anche su di lui il suo fascino e così, giunto in vetta, ha indossato gli sci e ha deciso di inventarsi sciarore estremo.

L’imprevisto dietro l’angolo

I due amici hanno iniziato la discesa con animo tranquillo. L’ottimismo di Milligan ha però vacillato quando, improvvisamente, ha incontrato con gli sci un cavo utilizzato per le salite, perdendo il controllo. “Sono riuscito ad afferrare la mia piccozza ed evitare di morire”, ha raccontato a posteriori.

Dopo questi istanti di terrore non ha potuto far altro che recuperare la concentrazione, per affrontare il resto della discesa, lungo un tracciato stretto, ghiacciato e ad alto rischio, laddove una scivolata porta inevitabilmente a un volo di almeno di 30 metri e morte certa. In tutto ciò, è stato anche in grado di effettuare le riprese che ora possiamo ammirare della discesa di Jason, intento a divertirsi come un bambino.

“Mentre io cercavo di sopravvivere – ha raccontato scherzosamente Milligan – lui era lì a divertirsi…è stato bello vederlo nel suo elemento naturale. Si vede che è nato per sciare”.

La chiamata a Jim Zellers in cerca di consigli

Un ulteriore aneddoto interessante riportato da The Fresno Bee è la chiamata effettuata nella giornata di sabato 20 febbraio da Torlano a Jim Zellers, snowboarder che nel 2000 ha messo a segno la prima discesa della spalla dell’Half Dome, fermandosi prime delle “death slabs”. Una telefonata in cerca di consigli.

Da Zellers più che consigli Jason ha ricevuto appelli alla prudenza. Valutare le condizioni della neve sui “dome” di Yosemite, a detta di Jim, è un po’ come giocare a scacchi, come cercare di risolvere un puzzle. Ricorda di aver provato ad affrontare il medesimo tema con un ranger, ricevendo in risposta un sonoro “stai lontano dai dome”.

Insomma, scendere con gli sci o lo snowboard lungo l’Half Dome, di base è da considerarsi un qualcosa da evitare. Servono in alternativa anni di allenamento, conoscenza della roccia e della neve. Conoscenze inafferrabili da lontano. “Bisogna arrivare alla base e valutare la neve da vicino”.

All’invito alla prudenza, Jason ha risposto evidenziando che l’unico incidente serio in cui sia mai incappato, rompendosi entrambi i polsi, si sia verificato durante una banale corsa al Badger Pass Ski Resort di Yosemite.

Possiamo dunque parlare di incoscienza alla base di questo successo? Decisamente no. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un personaggio con lo sguardo fisso sul suo obiettivo, ben cosciente dei propri limiti e delle proprie capacità.

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