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La grande estate delle guide ambientali. Intervista a Davide Galli

L’estate che si è appena conclusa è stata importante per la montagna italiana e per chi la frequenta. Le cronache, com’era inevitabile a causa della paura del Covid-19, si sono spesso soffermate sulle code sui sentieri più famosi, o davanti agli impianti di risalita. 

In realtà, sulle Alpi e sull’Appennino, l’afflusso di visitatori si è distribuito sul territorio, e ha portato lavoro a molte categorie professionali. Tra questi sono le guide ambientali escursionistiche, circa 3000 professionisti, per il 42% donne, che lavorano in tutte le regioni italiane. Durante i mesi del lockdown, la categoria ha subito un duro colpo a causa del blocco del turismo scolastico nei Parchi. Da giugno, però, la ripresa è stata rapidissima quasi ovunque. Facciamo il punto della situazione con Davide Galli, 48 anni, emiliano di Bardi, presidente dell’AIGAE, l’Associazione Italiana Guide Ambientali ed Escursionistiche. 

E’ impossibile non chiedere a Davide di fare il punto sull’interminabile contesa con le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna. Prima, però, è giusto partire dalle notizie positive. Quelle che riguardano l’estate 2020 dei sentieri e dei cammini italiani. E quelle che arrivano da Arquata del Tronto, dove si svolge in questi giorni un corso di formazione per guide ambientali. 

Perché siete ad Arquata del Tronto? Cosa possono fare le guide ambientali nei luoghi colpiti dal terremoto?

“Siamo qui perché già nel 2017, pochi mesi dopo il sisma, l’AIGAE ha raccolto dei fondi e si è impegnata a dare una mano alla ricostruzione. I 24 allievi di questo corso, in futuro, daranno una mano a far rinascere il territorio”. 

Com’è stata l’estate 2020 per la guida ambientale Davide Galli?

“Sorprendente, faticosa, piena di lavoro, con molti problemi nuovi da risolvere. Di solito, in estate, accompagnavo un paio di gruppi lungo la Via degli Abati, tra Bobbio e Pavia. Quest’anno ne ho avuti quattro, e so che i posti-tappa hanno registrato il tutto esaurito”.

Per il presidente dell’AIGAE com’è andata? 

“Allo stesso modo. Dopo un inizio incerto i nostri soci sono stati sommersi dal lavoro. In qualche zona, dalla Via degli Abati alla Via degli Dei, da Bologna a Firenze, siamo arrivati al limite della sostenibilità per il territorio”. 

Molti dicono che quella del 2020 è stata l’estate dei cammini. E’ vero?

“Sì. Fino al 2019 i cammini erano meta di singoli, di coppie, di piccoli gruppi. Come prodotto turistico, per le guide ambientali, erano difficili da vendere. Quest’anno è arrivato un pubblico nuovo, e molti si sono rivolti alle guide dell’AIGAE”. 

Com’è andata, con questo nuovo pubblico? Ed è gente che resterà sui sentieri?

“Non è stato facile, sui cammini sono arrivate persone che non sapevano nulla dell’Appennino, o magari avrebbero voluto camminare in Nepal o alle Seychelles. A qualcuno le strutture ricettive spartane ed “eroiche” dei nostri borghi non sono piaciute. Al momento della cena, però, i dubbi si sono dissolti in fretta”.

Chi sono oggi le guide ambientali escursionistiche italiane?

“Sono dei professionisti, sempre più preparati. Il 38% di loro lo fa al tempo pieno, ed è un dato che continua a crescere. Per un altro 17% il lavoro come guida, anche se non esclusivo, è indispensabile. Credo che, se fosse possibile, quasi tutti i soci AIGAE vorrebbero fare solo questo lavoro”. 

In che parte d’Italia siete più radicati? E dove aumentate più rapidamente?

“Il 70% dei nostri soci vive in zone relativamente remote, che ospitano solo il 20% della popolazione italiana. Siamo resilienti, e in controtendenza. Negli ultimi mesi siamo aumentati soprattutto in Lombardia, al Sud (Sicilia, Calabria, Puglia…) e tra Roma e l’Abruzzo. Le donne sono arrivate al 42%, e nel corso di questi giorni sui Sibillini sono la maggioranza”.  

 Il turismo scolastico nella scorsa primavera è scomparso. Quanto contava nel vostro lavoro? E quando ripartirà?

“Contava moltissimo, ed è già ripartito. In queste settimane, molte scuole stanno riprendendo a fare attività sul territorio. Noi ci siamo”.  

Quali sono i punti di forza delle guide ambientali? 

“Uno, fondamentale, è la capacità divulgativa. Sono stupito, anche in questi giorni ad Arquata, della capacità di questi ragazzi, quasi tutti laureati, di raccontare e di spiegare il territorio”. 

Nella vostra discussione con le guide alpine, siete stati accusati di non essere sicuri…

“E’ accaduto più volte, ma è un falso. Tre anni fa, sulle montagne e sui sentieri italiani, sono morte circa 400 persone. Nei gruppi accompagnati da guide AIGAE ci sono stati solo 7 feriti lievi. Nelle 320 ore di lezione dei nostri corsi, un terzo è dedicato alla sicurezza e alla prevenzione dei pericoli”. 

A che punto è la vostra guerra con le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna? 

“Per fare una guerra bisogna essere in due, e noi vogliamo solo fare la pace! Purtroppo le cose sono ferme, il tavolo di confronto convocato nel 2015 si è bloccato subito, nonostante gli interventi di Federparchi e di Vincenzo Torti, presidente generale del CAI. L’unica proposta che abbiamo ricevuto è stata di confluire tra gli accompagnatori di media montagna”. 

La storia delle denunce e delle sentenze su questa faccenda è molto lunga…

“Sì, e non voglio annoiare i lettori. Ma voglio ricordare la sentenza con cui, lo scorso 27 agosto, il Consiglio di Stato ha stabilito che le professioni turistiche devono essere organizzate dallo Stato, in maniera uniforme”.

Voi che tipo di legge vorreste? E che profilo professionale?

“Chiediamo un titolo professionale per l’escursionismo, caratterizzato dal ruolo divulgativo ed educativo, che valga su tutto il territorio nazionale. E che non sia subordinato ad altre figure, come gli accompagnatori di media montagna alle guide alpine”.  

Avete buoni rapporti con il Governo?

“Ottimi, sia con il MIBACT, con il ministro Dario Franceschini e il sottosegretario Lorenza Bonaccorsi, sia con il Ministero dell’Ambiente. Il ministro Sergio Costa apprezza il nostro lavoro nei Parchi”. 

Con le guide alpine potreste collaborare?

“Certo, le guide alpine sono delle straordinarie eccellenze italiane! Vorremmo coinvolgerle nella preparazione professionale dei nostri soci, su terreno impervio e sulla neve”. 

Le guide ambientali possono lavorare con le ciaspole?

“Certo, ma dipende dal tipo di terreno. Su un altopiano o in un bosco sì, su terreno alpinistico no”. 

In molte città italiane, i pericoli per chi si accosta all’escursionismo arrivano da associazioni che utilizzano accompagnatori poco preparati. Come si può ridurre questo rischio?

“Non credo che una campagna contro l’abusivismo sia una buona idea. Crea conflitti, ed è oggettivamente difficile. Credo nell’esempio, nella correttezza, nel far le cose alla luce del sole. Le nostre guide, all’inizio delle gite, emettono le ricevute di pagamento in pubblico, in un bar. Vogliamo far vedere che paghiamo le tasse, e che ci prendiamo tutte le responsabilità per quel che facciamo”.

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2 Commenti

  1. Articolo a dir poco molto parziale in considerazione del fatto che Stefano Ardito conosce benissimo il problema che non sta nei termini in cui lo spiega il presidente dell’ Aigae. La questione è semplicissima. Pprima della legge 4/2013 per esercitare una professione oltre a possedere il titolo dovevi essere iscritto ad un ordine professionale per cui G. A. ed AMM esercitavano la loro professione(“accompagnamento di persone in ascensioni su roccia e ghiaccio o escursioni in montagna”) conseguendo il titolo ed iscrivendosi ad un Collegio Regionale delle GA, come per esercitare la professione medica ci si doveva iscrivere all’ordine dei medici. La legge suddetta ha riconosciuto la possibilità di svolgere la loro professione, diversa dalle professioni ordinistiche, a coloro i quali non avevano titolo per iscriversi ad un ordine professionale, per cui per es il mio chiropratico non può iscriversi all’ordine dei medici ma esercita ai sensi della 4/2013, ma non per questo diventa medico, infatti non può somministrare medicinali ne operare chirurgicamente, allo stesso modo è GAE “chi accompagna persone o gruppi in ambienti naturali” etc… ma non in montagna in quanto l’accompagnamento in montagna dal 1989 era riservato, per legge, alle GA ed agli AMM. La norma è molto chiara, il problema è nato dal fatto che non in tutte le regioni sono presenti i Collegi Guide e quindi alcune regioni hanno legiferato inappropriatamente,come sancito dal Consiglio di Stato con la sentenza richiamata dallo stesso Presidente Aigae nell’intervista, permettendo alle guide GAEi di svolgere attività che secondo la legge nazionale non sarebbero state loro consentite, quindi ora quelle leggi regionali che abilitano le Gae all’accompagnamento in montagna dovrebbero perdere il loro effetto. Poi che i giudici tendono a dare un peso differente all’esercizio abusivo della professione medica ed alle professioni di montagna è un’altra storia. Comunque per finire la storia sarebbe sufficiente che le Gae si allineassero alla preparazione degli AMM che è definita da un programma ministeriale, sottoponendosi ad un esame che essendo, come afferma il loro Presidente, molto preparati supererebbero facilmente e la storia si chiuderebbe.

  2. Ok, seguiamo le leggi Ferdinando… ma allora cosa è Montagna?
    Un qualsiasi piano “inclinato”??!!? Anche la rampa per i diversamente abili?

    Credo ci sia semplicemente da capire cosa sia il Turismo in Montagna e da combattere uniti per un adeguato e sensato riconoscimento delle varie professioni turistiche che le possono ruotare attorno, comprendendo che alcune avranno delle sovrapposizioni: più accettabili e sane per il mercato, rispetto a dei monopoli .

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