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Monviso: “Le frane non sono una novità, succede da sempre”

Chi conosce il Monviso non si stupisce di fronte a una frana. Il Re scarica tutti i giorni, è il suo sottofondo musicale. Per questo le vie di salita passano in luoghi precisi o si muovono lungo le linee di cresta. Chi lo conosce sa che ci sono luoghi da evitare, alcuni sicuri e altri dov’è meglio muoversi in velocità o prima di un certo orario. È la natura del Monviso, montagna iconica e troppo spesso sottovalutata dagli avventori.

Nelle ultime settimane, come già accaduto quest’inverno quando si è verificato un distacco sulla nord, il Monviso è tornato sulle bocche di tutti. Dal cartaceo al web, dalle radio alle tv, tutti hanno parlato delle nuove frane. “Non è assolutamente una novità” commenta Alessandro Tranchero, gestore del rifugio Quintino Sella al Monviso. “Però, per ragioni imperscrutabili oggi tutto il mondo si è accorto che il Monviso frana. Sono qui a Sella da 45 anni e il Monviso ha sempre franato e probabilmente anche Quintino Perotti (storico gestore del rifugio) ha sempre visto e sentito il Monviso scaricare”. In effetti basta aspettare un paio d’ore per sentire dall’alta montagna il rumore sordo dei sassi che precipitano verso valle. Accade ogni giorno durante l’estate. “Devo dire che i video di questi ultimi eventi sono particolarmente intensi, soprattutto per chi non ha mai visto qualcosa del genere. I frequentatori del Monviso, perché ci vivono o perché scalano, sono abituati a questi fenomeni e sanno che sul Monviso ci sono posti e momenti in cui bisogna muoversi con grande attenzione.

Le vie non sono state toccate

Rispetto ad alcune voci che si sono diffuse sui media nelle scorse settimane, sul Monviso si può continuare a salire, ricordandosi che ci si sta muovendo su un terreno alpinistico che prevede rischi oggettivi. Le vie sono quindi al loro posto e percorribili. Nessuna frana ha infatti interessato i percorsi di salita. “Abbiamo ricevuto centinaia di telefonate. Non possiamo ovviamente escludere, come su nessuna montagna, che ci possano essere frane che possano interessare alpinisti o escursionisti. Chi però deve vigilare sulla sicurezza è sempre pronto, anche nella prevenzione”. Già in passato, per rendere maggiormente sicuro l’itinerario di salita, sono state apportate alcune modifiche lungo il tratto che porta al Colle delle Sagnette e da lì al versante sud. Quando l’omonimo canalone è diventato pericoloso per le scariche di sassi è stato attrezzato un percorso che lo evita. Diverso è invece il discorso per l’interdizione al transito lungo il sentiero da Pian del Re, la cui variante attualmente utilizzata esiste da una trentina d’anni. “È stata realizzata in occasione della frana che ha interessato il ghiacciaio pensile superiore di Coolidge”. Fu un evento mastodontico che nella sera del 6 luglio 1989 fece allarmare anche gli abitanti di Crissolo, ultimo centro nella valle. La quantità di detriti in caduta libera andò a modificare in modo marcato la geografica della zona, colmando una buona parte del lago Chiaretto (oggi ridotto a piccolo specchio d’acqua). In quell’occasione vennero giù due terzi del ghiacciaio e solo l’arrivo del giorno permise dì osservare la montagna con la sua enorme ferita.

L’ennesima riprova che il Monviso non va sottovalutato e che i suoi versanti hanno sempre franato, forse oggi più velocemente di un tempo per colpa de riscaldamento globale, ma nulla di nuovo. Negli anni Alessandro ne ha viste diverse, come quella che nel 2009 ha interessato Punta Piemonte, quelle di quest’inverno e anche queste ultime. “Sono uscito fuori, e l’ho guardata. È stato un evento decisamente intenso”. Ma nulla che potesse motivare titoli come “la montagna si sta sbriciolando” o “il Re di Pietra a rischio crollo”. “C’è chi si è attivato subito sulla questione, utilizzando parole o titoli fuori luogo” commenta Tranchero. “Per noi questo è stato un danno perché se da un lato abbiamo dovuto passare ore al telefono a dare informazioni pratiche agli avventori, dall’altra parte un titolo di quel tipo avrebbe potuto rovinare tutta una serie di attività economiche che sul territorio ci vivono e che quest’anno lo fanno in un clima di insicurezza. È venuta a mancare, spiega il custode, un’informazione corretta e oggettiva. “Saremmo dovuti intervenire noi, insieme alle istituzioni, su tutti i canali possibili per spiegare la situazione. Per dire in modo chiaro come stavano le cose, di cosa ci si sarebbe dovuti preoccupare e di cosa no”.

Sul Monviso si può quindi continuare a salire, e settembre è forse il mese più bello in cui godere dei selvaggi panorami delle Alpi Cozie. A metà strada tra la primavera e l’autunno, quando all’alba già si respira l’aria frizzante dell’inverno e il Re si colora dei primi raggi del sole. Salitelo con rispetto, chiamate in rifugio se siete in dubbio o informatevi da chi vive il territorio, fatelo ascoltando la sua musica.

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3 Commenti

  1. Mi piace il termine AVVENTORI e l’uso fattone !
    Bella idea, un termine da usare quando si parla della realtà attuale ! 🙂

  2. avventóre s. m. (f. -tóra, letter. -trice) [dal lat. adventor -oris «ospite», der. di advenire «arrivare»]. – Chi va a far compere in una bottega, o prende posto in un locale pubblico, sia d’abitudine sia anche occasionalmente.

  3. Se non e’aumentata la fequenza delle frane, lo è il possesso di telecamerine assai leggere.Per cui non sfugge valanga, frana, alluvione, eruzione, tsunami, dimunuzione di ghiacciaio.. incidente alpinistico subito divulgati .

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