A Campo Imperatore, a salutare Tamara Lunger, è arrivato uno straordinario personaggio dell’alpinismo abruzzese. Domenico Alessandri, Mimì per gli amici, 88 anni, ha aperto vie di grande difficoltà sulle pareti del Corno Grande e del Camicia, e ha ancora voglia di arrampicare e scalare. Il saluto in vista delle vette del Gran Sasso tra Alessandri e la giovane alpinista arrivata dall’Alto Adige è stato un momento commovente. Due giorni prima, dopo la salita al Monte Gorzano, la cima più alta del Lazio, è stato altrettanto emozionante l’incontro di Tamara con i residenti di Capricchia, una delle frazioni di Amatrice colpite dal terremoto del 2016.
Tamara Lunger
Tamara Lunger, 34 anni, è entrata da tempo nell’elenco de i personaggi più importanti della montagna italiana. Da quando era ragazza, sull’esempio del padre Hansjörg, ha partecipato con ottimi risultati a gare di scialpinismo e di corsa in montagna. Poi ha iniziato ad affrontare gli “ottomila”, e ha salito il K2 e il Lhotse, la seconda e la quarta montagna della Terra. Negli ultimi anni, Tamara ha avuto molto spazio sui media grazie alle spedizioni compiute insieme al bergamasco Simone Moro, e al libro Io, gli ottomila e la felicità, scritto con Francesco Casolo e pubblicato nel 2017 da Rizzoli. Nel febbraio del 2016, durante la prima invernale del Nanga Parbat, Tamara Lunger si è dovuta fermare a 70 metri dalla cima, che è stata raggiunta da Moro, dal basco Alex Txikon e dal pakistano Ali Sadpara. Nel 2017 i due italiani hanno tentato di traversare le vette del Kangchenjunga. Pochi mesi dopo, nell’inverno del 2018, Moro e Lunger hanno salito il Pik Pobeda, la cima più alta della Siberia, con temperature fino a -50°. Un’impresa che ha ricordato i viaggi di Walter Bonatti verso il “Polo del freddo”. Nello scorso inverno, in un tentativo invernale ai Gasherbrum, Tamara ha salvato la vita a Simone che era caduto per 30 metri in un crepaccio.
Il Tamara Tour
Il Tamara Tour Italia, che l’alpinista altoatesina ha ideato e preparato per quest’anno, è più scanzonato delle spedizioni in Himalaya o in Siberia, e una dimostrazione di come sia possibile praticare l’avventura anche nei mesi che seguono la grande paura del Covid-19. Tamara Lunger, da sola o con compagni di avventura locali, sta salendo una dopo l’altra le vette più alte delle 20 Regioni italiane. Si sposta attraverso la Penisola con un camper. Tra una cima e l’altra, si gode avventure in mountain-bike, in parapendio o in arrampicata, che racconta sulla sua pagina Facebook.
Il Tamara Tour è iniziato il 1° luglio, con la salita dello Spigolo della Torre Delago, una delle Torri del Vajolet, con il padre Hansjörg e la fotografa Alice Russolo. La prima vetta della collezione è stata la Punta Rocca della Marmolada (Veneto), raggiunta per la ferrata Eterna. Poi è toccato al Monte Coglians (Friuli-Venezia Giulia), salito al tramonto, dal rifugio Marinelli, insieme all’amico Simone Moro.
Poi Tamara si è diretta a sud, concedendosi una giornata d’arrampicata in Romagna, e salendo in una giornata la Cima del Redentore e il Vettore (Sibillini), le vette più alte di Umbria e Marche, regalandosi un volo in parapendio sui Piani di Castelluccio fioriti. Poi è toccata al Gorzano, il punto più elevato del Lazio.
Mercoledì 15 luglio, con un’amica, Tamara Lunger ha raggiunto i 2912 metri del Corno Grande, il “tetto” dell’Appennino oltre che dell’Abruzzo. L’indomani, in cordata con Raffaele Adiutori e Marco Moreschini, due esponenti del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila, ha scoperto la roccia compatta del Corno Piccolo sulla via Manuela al Monolito. Al ritorno, in una pausa a Campo Imperatore, l’incontro con Mimì Alessandri e altri alpinisti locali. E’ stata l’occasione per un confronto sullo spirito del Tour, e sull’effetto dell’Appennino e dell’Abruzzo su un’alpinista che conosce il Karakorum e la Siberia, ma che in Italia non si era mai spinta così a sud.
“Sulla neve e sui ghiacciai sono a casa, qui scopro cose nuove a ogni passo. Fa un caldo a cui non sono abituata, ma è un problema che si può risolvere” ha spiegato con un sorriso Tamara Lunger. Della breve esperienza sul Gran Sasso, l’atleta altoatesina ricorderà “gli arrosticini di pecora, che buoni!” e “la roccia levigata e compatta del Corno Piccolo, che meraviglia!”.
I canaloni e i pendii del massiccio abruzzese, che Marco Moreschini e Raffaele Adiutori le hanno indicato e illustrato, hanno fatto venire a Tamara Lunger voglia di tornare d’inverno, per scoprire l’Appennino con gli sci.
Nella sosta a Campo Imperatore, abbiamo anche approfondito il modo in cui l’alpinista ha scelto le cime da raggiungere. “Le ho trovate su Wikipedia!” ha ammesso l’alpinista. “In Lombardia e in Piemonte, dov’era possibile salire un po’ più in alto sul Piz Bernina e sulla Punta Dufour, che però culminano in Svizzera, ho scelto vette di qualche metro più basse, ma in territorio italiano, come la Nordend e il Piz Zupò”.
Nei prossimi giorni, lasciato alle spalle il Gran Sasso, il Tamara Tour prosegue con la Meta, 2242 metri, una cima sul confine dell’Abruzzo ma che è il punto più elevato del Molise. Tappe successive la Campania con la Gallinola, sul Matese, il Pollino dove culminano Basilicata e Calabria, l’Etna e il Gennargentu.
Alla fine, tra luglio e agosto, Tamara Lunger passerà dal Monte Saccarello, in Liguria, ai giganti delle Alpi occidentali e centrali. Sul suo elenco figurano il Monte Bianco (Valle d’Aosta), la Nordend (Piemonte), il Piz Zupò (Lombardia). E poi l’Ortles, che con i suoi 3904 metri è la cima più elevata dell’Alto Adige. “Lì mi sentirò a casa” sorride ancora l’alpinista. A proposito di Alto Adige, vale la pena di ricordare che tra gli sponsor del Tamara Tour c’è l’IDM Südtirol, l’ente del turismo provinciale. Oltre che un aiuto a un’atleta locale, è un bell’abbraccio a tutte le montagne italiane, in un periodo in cui Province autonome e Regioni promuovono ognuna il suo territorio.
Il Monte Cornacchia, 1151 metri, il cocuzzolo dell’Appennino Dauno che è la cima più elevata della Puglia, si alza a poca distanza da Volturara Appula, il paese di Giuseppe Conte. Sulla cima, circondata da boschi, si arriva per una strada forestale. Se il premier trovasse qualche ora per salutare Tamara Lunger sulla cima, sarebbe un bel segno di speranza per il mondo delle vette, dei cammini e dei sentieri italiani.
Complimenti per l’articolo, davvero molto bello!
Tamara Lunger sale le principali montagne delle regioni italiane: esti**zzi?
Purtroppo in Emilia Romagna non ha salito la vetta più elevata, il Monte Cimone, non certo per le difficoltà tecniche che sono risibili per una fuoriclasse come lei ma forse per cattiva informazione, per cui, se non lo recupera risalendo dalla Toscana (la cui vetta più elevata è il vicino Prado) verso la Liguria, comunque non sarà vero che avrà salito in successione tutte le cime più alte delle singole regioni.