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Nuovo trio dei Ragni di Lecco in Patagonia

Schiera, Marazzi e Mauri puntano a una montagna sconosciuta nel Campo de Hielo Norte

In inverno i Ragni di Lecco non hanno dubbi: è il momento di fare le valigie e partire per la Patagonia. Dopo la partenza nel mese di gennaio, prima della coppia composta da Luca Moroni e Leonardo Gheza e poi dal trio dei “Mattei” Della Bordella, Bernasconi e Pasquetto, anche Luca Schiera, Paolo Marazzi e Giacomo Mauri sono pronti a sfidare le pareti patagoniche in questa estate australe dal meteo mutevole.

Un obiettivo misterioso

Il loro obiettivo è decisamente misterioso. Una montagna senza nome nella Patagonia cilena che, in aggiunta, pare non sia mai stata vista da nessuno. “Sappiamo solo che c’è e a giudicare dall’ombra che proietta sul terreno, osservando le immagini dal satellite, dovrebbe avere anche una grande parete”, hanno raccontato i tre al quotidiano di Lecco Il Giorno. Decisamente una spedizione esplorativa, che li porterà alla ricerca di questa vetta ignota che dovrebbe ergersi nel mezzo della distesa ghiacciata del Campo de Hielo Norte.

Da dove è nata l’idea di questo viaggio? A quanto pare da una vecchia foto dell’esploratore britannico Eric Shipton, scattata nel 1964 mentre attraversava lo Hielo Norte. Nell’immagine si vede la distesa di ghiaccio e, sullo sfondo, una enorme parete. “È quella”, dicono i tre, senza aggiungere informazioni. Anche perché dettagli non ne esistono. Troppo pochi gli alpinisti che si sono spinti finora laggiù, in direzione del vulcano Cerro Arenales, una delle vette più alte del Sud America.

Uno scatto sbiadito. Zero o quasi informazioni. Gli ingredienti ideali per un bel viaggio tutto da scrivere. È così che i tre non hanno perso tempo. Organizzato il materiale per affrontare quasi due mesi tra le vette patagoniche, sono partiti alla volta del Cile lo scorso lunedì.

Un ritorno sul Campo de Hielo Norte per Marazzi e Schiera

Tra quei pochi avventurieri che si siano finora spinti sul Campo de Hielo Norte ci sono proprio Marazzi e Schiera, che negli scorsi anni si sono qui cimentati nella salita del Cerro Mariposa (2017), aprendo una nuova via e nella prima ascesa del Cerro Mangiafuoco (2019).

È proprio Luca ad essersi occupato della pianificazione del viaggio, fin dove possibile. Si troveranno difatti a fare i conti, come ogni anno, con le incognite del meteo patagonico, che potrebbe scombussolare i piani. Il gruppo raggiungerà Coyhaique e da qui si sposterà in auto fino a Caleta Tortel, un villaggio costiero nel distretto dei laghi. Saliti in barca, dovranno attraversare 30 chilometri di lago, fino a raggiungere un fiordo. Da quel momento saranno soli.

“In linea d’aria saranno circa 50 i chilometri che ci separano dalla montagna ma dovremo trovare un percorso attraverso un labirinto di crepacci prima di raggiungere la distesa ghiacciata dello Hielo Norte – spiega Schiera a Il Giorno –. Avremo una slitta sulla quale caricheremo un centinaio di chili di materiale oltre al cibo. Poi ogni giorno pianificheremo cosa fare. Diciamo che è più quello che non sappiamo di quello che conosciamo, ma ci interessa questo tipo di esplorazione”.

Una “filosofia esplorativa” quella inseguita da Marazzi, Schiera e Mauri, come l’aveva definita il Presidente dei Maglioni rossi Matteo Della Bordella alla vigilia della sua partenza per El Chaltèn, “un po’ come lo sono stati anche il Cerro Murallón o il Cerro Riso Patron. Montagne già salite, ma immerse in un ambiente unico e non frequentato. Lì sei e la montagna, sei isolato nella tua avventura che diventa così totale”.

Sono dunque pronti a tutto. Ad affrontare distanze, incertezze, freddo e soprattutto il temibile vento patagonico. “Da casa può anche fare paura e se si pensa che la minima cosa che va storta può fregarti – conclude Schiera -, ma quando siamo lì non proviamo mai quella sensazione. Ci guardiamo intorno. Ci siamo dentro e siamo concentrati su quello che dobbiamo fare giorno per giorno. Seguiamo il ritmo delle giornate, scandito dalla luce e dalla situazione meteo e non è poi così spaventoso. Anzi direi che ormai ci sentiamo a nostro agio”.

Recap dei Ragni in Patagonia

Matteo Della Bordella, Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto in questi giorni hanno lasciato El Chaltèn per puntare al grande obiettivo della loro spedizione: la realizzazione della prima salita in stile alpino della parete Est del Cerro Torre, lungo la via del Diedro degli Inglesi, già tentata lo scorso anno da Della Bordella e Pasquetto. Nelle scorse settimane, in attesa di un miglioramento delle condizioni in parete, si sono divertiti ad aprire una nuova via sull’Aguja Standhardt, ribattezzata “Il dado è tratto”. Salita durante la quale hanno avuto modo di incontrare in vetta anche la coppia belga Villanueva-Favresse, autori in contemporanea dell’apertura della via “El  flechazo”, sul pilastro Sud Est.

Leonardo Gheza e Luca Moroni, quest’ultimo alla sua prima esperienza in Patagonia, sono approdati nel massiccio del Fitz Roy nel mese di gennaio, accompagnati da un protratto maltempo. Partiti con l’idea di scalare quanto più possibile, non si sono lasciati intimorire, e hanno dato inizio alle danze con una veloce salita, con i ramponi ai piedi, della via Fonrouge sull’Aguja Guillaumet. A fine gennaio sono saliti sull’Aguja Saint Exupery, ripercorrendo le tracce di Silvia Metzeltin e Gino Buscaini, prionieri della Patagonia, che nel 1968 aprirono in cordata con Lino Candot, Walter Romano e Silvano Sinigoi, l’itinerario che corre lungo la cresta Est della montagna.

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