AlpinismoAlta quota

Carlos Soria. A 81 anni pronto a tornare sul Dhaulagiri

Lo scorso 5 febbraio Carlos Soria ha compiuto 81 anni. Un’età che sembra non influenzare minimamente la sua voglia di cimentarsi ancora in sfide in alta quota. In primavera lo rivedremo infatti al cospetto di un Ottomila. E non poteva che essere il Dhaulagiri (8.167 m). La “Dama Bianca”, che continua a sfuggirgli, a farsi sfiorare e mai conquistare.

Il 2020 segnerà per Carlos l’undicesimo tentativo su quello che rappresenta il suo penultimo Ottomila da conquistare per completare la lista dei 14. Qualora fosse la volta buona, non gli resterebbe che puntare allo Shisha Pangma.

Partenza in primavera ma mancano gli sponsor

Non riescono a distoglierlo dal suo obiettivo neanche le difficoltà economiche che si trova ad affrontare in fase organizzativa di questa spedizione. Nella primavera 2019 era stato costretto ad annullare la partenza, rimandandola all’autunno, per il medesimo problema.

“In un paese diverso dalla Spagna, un personaggio come Carlos Soria non solo non sarebbe costretto a continuare a contribuire, ma avrebbe anche tutto il sostegno istituzionale delle società private per realizzare il suo progetto, una sfida unica al mondo: completare i Quattordici Ottomila a più di 81 anni!”, si legge sulla rivista spagnola Desnivel. Un commento su cui non possiamo che trovarci concordi.

Un progetto chenon è il calcio, né uno sport olimpico, ma è una sfida unica che richiederà molti anni per essere ripetuta in tutto il mondo da un’altra persona”.

Ma in fondo sembra che sia più il mondo giornalistico che lo stesso Soria a preoccuparsi delle sue finanze. Lui persevera negli allenamenti, pieno di energia mentale e fisica, convinto che in un modo o nell’altro, questa primavera sarà nuovamente di fronte alla sua indomabile “Dama Bianca”.

Il decimo tentativo sul Dhaulagiri

Di riuscire a raggiungere quota 8.167 metri sul Dhaulagiri ci sperava anche lo scorso anno Carlos, giunto alla cifra tonda di 80 anni. Nel corso dell’estate aveva testato la sua forma fisica, dopo la riabilitazione a seguito dell’impianto di una protesi al ginocchio, salendo in vetta al Peak Lenin.

A settembre è quindi partito alla volta del Nepal, con il sorriso e l’energia di un ragazzino. Neanche l’imperversare del monsone è riuscito a scalfire la sua voglia di portare a termine la spedizione. Pochi giorni dopo l’arrivo in Nepal lo abbiamo ritrovato in vetta al Chukung Ri (5.550 m), nella valle del  Khumbu. Una tappa di acclimatazione durante l’avvicinamento al campo base del Dhaulagiri.

Purtroppo la montagna bianca non si è lasciata conquistare. Soria è stato infatti costretto a rinunciare alla vetta a causa dei venti troppo forti. Insieme a lui i compagni di spedizione Sito Carcavilla e Luis Miguel López. Vento che aveva già reso complessi gli spostamenti oltre C3 nei giorni precedenti.

Una stagione infausta, che ha visto davvero una manciata di alpinisti arrivare in vetta: il catalano Sergi Mingote, il cileno Juan Pablo Mohr (entrambi senza ossigeno), Furtengi Sherpa, Lakpa Sherpa, il bulgaro Atanas Skatov con Sanu Sherpa e lo svizzero Josette Valoton con Changba Sherpa. Vetta sfuggita per 50 metri anche al brasiliano Moeses Fiamoncini, vittima di una caduta di alcune decine di metri che ha portato alla  rottura dell’elmetto e a congelamenti di primo livello alle dita di mani e piedi.

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2 Commenti

  1. A 81 anni molti anzi moltissimi anziani specie in condizioni difficili e in località montane hanno enorme difficoltà nel riuscire a trovare un posto in Casa di Riposo….sponsor nessuno…articoli pochi pochi ..e quindi questo riuscirci è una vera impresa….e senza i porta pannoloni di bassa quota…..

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