Pareti

Gietl e Messini salgono Pandora, spettacolare misto moderno sul Pordoi

Simon Gietl e Vittorio Messini hanno salito “Pandora” una nuova e bella linea di misto sulla parete ovest del Sass Pordoi. Un tracciato elegante che segue un percorso logico e naturale, senza mai forzare la mano. Vario nella parte bassa per poi salire dritto e verticale fino in cima. “Non abbiamo individuato noi la via” ci racconta Simon. “Io mi trovavo in Austria con Vittorio per un altro progetto quando Isidor Propeller e Amraser Michael, due buoni amici, ci hanno mandato un messaggio con la foto della parete”. Qualcosa di molto particolare, “una perla rara”, così i due hanno lasciato tutto per fiondarsi verso Passo Sella. “Dobbiamo un grande grazie ai nostri amici per averci avvisati”.

La salita di questo tracciato ha richiesto due giorni e attacca la parete seguendo la via Abram, aperta da Erich Abram, Roberto Osio ed Ernst Pertl nel 1953, per poi continuare lungo la via Niagara, disegnata da Heinz Mariacher con Luisa Iovane nel 1978, andando infine a prendere la grande colata di ghiaccio che quest’anno si è formata in modo perfetto. L’ennesima dimostrazione di come lo spazio esplorativo sulle Alpi non sia ancora finito.

Simon, quali condizioni avete trovato?

“Nella parte bassa parecchia neve e siamo anche stati fortunati perché non ha fatto troppo freddo. Nella parte alta invece, sul ghiaccio, condizioni fantastiche. Non potevamo sperare in nulla di meglio: ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto.”

Non ha fatto troppo freddo, ma nemmeno troppo caldo…

“Quando, a via conclusa, siamo tornati alla macchina erano le diciannove e trenta e c’erano +2 gradi. Era arrivato il Fohn.

Mi ritengo una persona molto prudente e né io né Vittorio abbiamo avuto sensazioni negative lungo questa via.”

Ci racconti qualcosa sulla progressione?

“Siamo partiti risalendo lo zoccolo iniziale della via Abram per poi abbandonarla e proseguire più a destra, lungo la logica via invernale. A un certo punto ci siamo trovati di fronte a una placca che sembrava difficilissima, quindi abbiamo optato per una calata non programmata che ci ha permesso di raggiungere i diedri e da lì la via Niagara.

Alle 16 abbiamo indossato le frontali e abbiamo cercato un buon posto per bivaccare, siamo riusciti addirittura a montare la nostra piccola tenda. Anche in questo caso siamo stati davvero fortunati: avremmo potuto bivaccare da seduti, uno sopra l’altro, ma essere insieme in tenda è molto meglio.”

Il secondo giorno?

“Siamo ripartiti all’alba e in breve ci siamo ritrovati sul ghiaccio. I successivi tiri sono stati quelli chiave, i più difficili. inizialmente un con un po’ di roccia e ghiaccio poi solo ghiaccio, molto ripido, con piccoli tetti.

Con altri 4 tiri siamo giunti in cengia. Salendo la parete è diventata più facile.”

Cosa avete usato in parete?

“Abbiamo dovuto attrezzare il 90 percento delle soste usando friends, nuts, clessidre e chiodi da ghiaccio. Abbiamo anche utilizzato 4 chiodi da roccia tradizionali, lasciati poi in parete.”

Come valuti questa esperienza nel suo complesso?

“È stata un highlight assoluto. Riuscire a salire quella parete, con quello stile, in quell’atmosfera, con un bivacco in parete, lo considero speciale. È stata un’esperienza da spedizione ma vissuta sulle montagne di casa. Un raro privilegio.”

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Un commento

  1. Mai nome di via fu piu’ appropriato…la foto della parete ricorda appunto un pandoro con zucchero a velo.. immagino uno a testa al ritorno, divorato tutto e subito.

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