Storia dell'alpinismo

I 90 anni di Cesare Maestri: “L’impresa è diventare vecchi”

“Io vorrei essere ricordato come una persona onesta, che ha fatto alpinismo” ci racconta Cesare Maestri con la voce rotta dalla vecchiaia. Compie oggi 90 anni il Ragno delle Dolomiti, la voce trema e il fisico anche, ma passione e carisma sono quelli di un tempo. Gli stessi con cui nel 1951 risalì la Detassis-Giordani al Croz dell’Altissimo, la sua prima vera impresa, ne vennero tante altre. Salite che lo consacreranno in breve tempo come uno dei più forti alpinisti del momento. Le sue salite (e discese) solitarie su percorsi dolomitici di sesto grado fanno impressione ancora oggi. Fa spavento, conoscendo i passaggi dei tracciati seguiti da Maestri, immaginare di percorrerli con l’attrezzatura degli anni Cinquanta, pensare poi di affrontarli in solitaria è tutto un altro discorso.

L’alpinismo per Cesare è stato tutto, “il piacere, l’onore, la gloria”. Ha rappresentato la parte più bella e viva della sua vita, quasi un moto di libertà. “Scalare mi dava gioia” spiega ricordando momenti lontani vissuti in compagnia del suo maestro, l’accademico Gino Pisoni. “È con lui che ho iniziato a frequentare le montagne”, quelle di casa come la Paganella. “La mia prima cima, salita lungo la via normale” commenta nostalgico il ragno.

L’omaggio di Fabio Vettori a Cesare Maestri per i suoi 90 anni

La montagna ha dato tanto al Maestri uomo, gli ha permesso di capire quella che sarebbe stata la sua vera strada. Si, perché fin da subito, fin da quel primo approccio in Paganella, il ragazzo trentino ha saputo dimostrare la sua abilità, soprattutto quando la salita si faceva difficile. Era il migliore, ma nonostante questo venne escluso dalla storica spedizione al K2 del 1954 (durante le visite mediche gli venne diagnostica un’ulcera allo stomaco che in realtà non aveva). “Preferisco non parlarne, ma certamente il mio essere di sinistra ha contribuito all’esclusione”. Gli avrebbe fatto piacere partecipare, non per desiderio di conquista o di vetta, ma per “il profondo legame di amicizia che mi legava a Walter Bonatti”.

Difficile toccare il tasto del K2, anche se non come quando gli si nomina il Cerro Torre. “Non ne parlo volentieri” ci confida. Eppure il Torre è Maestri, è la montagna a cui il suo nome è rimasto (e rimarrà) legato per sempre, purtroppo. Su questa montagna si intrecciano i ricordi più neri che lo scalatore porta con sé. La morte di Toni Egger, suo compagno nel 1959, è forse il più tragico istante della carriera alpinistica di Maestri. “Della mia vita. Il più brutto momento della mia vita” precisa. Da lì tutto è cambiato, la montagna si è presa un pezzo di Cesare, quella parte più scanzonata e libera che tutti ricordiamo con piacere pensando alle sue incredibili realizzazioni dolomitiche. Cesare è un sopravvissuto all’alpinismo, passione così bella quanto tragica. Ti mangia l’anima, ma è impossibile farne a meno quando nell’ascesa, nell’esposizione e nel rischio calcolato ritrovi la libertà che la pianura non sa regalare alla vita. “Come alpinista mi ero prefissato l’impegno di diventare vecchio”, ci sei riuscito Cesare. Buon compleanno.

Tags

Articoli correlati

8 Commenti

  1. Non importa cosa hai realizzato ed è vero che veniamo ricordati per ciò che abbiamo fatto !!!
    Credo che la cosa più importante è che tu sia stato un’uomo libero

    Auguri Cesare

  2. Gran bella foto, nella sua espressione più vera; buon compleanno grande scalatore e tanti altri festeggiamenti nella tua bella Madonna di Campiglio.

  3. Tra i tanti libri da Lui scritti da me letti, mi e’ rimasto impresso il suo allenamento solitario con eliminazione dell’uso di un arto o simulando di avere subito incidenti invalidanti incorso di arrampicata, al fine dicavarsela senza bisogno di aiuto di altri.Sapendo bene per Sua esperienza personale in inumerevoli soccorsi,che i soccorritori rischiano la vita per solidarieta’ ( ma pure tocca loro di vedere spesso che tali incidenti erano evitabili con diverse precauzioni o meno azzardo al di sopra delle proprie possibilita’)

  4. BUON COMPLEANNO. Cesare Maestri Cassin diceva che un buon alpinista è colui che torna a casa alla sera…. fato restante.. e quindi è vero ,diventar vecchi in lucidità e serenità è davvero un impresa.. una bella progressione per una via lunga

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close