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Ciclismo e amarcord: il Bondone di Charly Gaul

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TRENTO — Oggi tocca al Bondone. La 16esima tappa del Giro d’Italia Rovato-Trento sa molto di passato. E’ un amarcord da leggenda quello con cui si devono confrontare i corridori di oggi. Come dimenticare l’impresa di Charly Gaul, grande scalatore lussemburghese re del Tour ’58 e dei Giri d’Italia ’56 e ’59 che realizzò proprio al Bondone una delle imprese più clamorose della storia del ciclismo?

Faceva freddo in quel giorno di mezzo secolo fa. Ma sui 38 micidiali tornanti di quella salita lunga 17 chilometri l’Angelo della montagna, questo il soprannome di Gaul, battè anche il maltempo. La tempesta di neve decimò i concorrenti. Ma lui no, quella pendenza del 7,8 per cento non lo scosse neanche di un millimetro.
 
Pareva indistruttibile quel giorno Gaul. Forse perchè l’astuto direttore sportivo Learco Guerra gli preparò, ai piedi della salita, due mastelli di acqua bollente in cui immergersi. E così l’Angelo della montagna, appena risalito in bici, staccò tutti sul Bondone giungendo solo all’arrivo, pur semiassiderato.
 
Passarono alcuni minuti prima che Gaul capisse dov’era e cosa aveva fatto. E altri ancora prima dell’arrivo del suo rivale Magni, giunto al traguardo con una spalla fratturata e una camera d’aria legata al manubrio e tenuta fra i denti per governare la bicicletta. Gaul vinse quel Giro da epopea. Magni fu secondo. Ma nella storia del ciclismo rimase incisa per sempre quella scalata storica.
 

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