Alpinismo

Everest, a che punto siamo? Le spedizioni da seguire

La gran parte degli alpinisti che quest’anno cercherà di raggiungere il tetto del mondo è oramai arrivata ai campi base di entrambi i versanti.

In Nepal le attività sulla montagna sono frenetiche e le agenzie iniziano a programmare l’acclimatamento dei propri clienti, che cominceranno a trascorrere le prime notti in quota, grazie anche al lavoro degli sherpa che instancabili hanno terminato da tempo di attrezzare la via fino a campo 1. Il percorso tra i crepacci e i seracchi della IceFall sembra, secondo quanto dichiarato da più parti, essere il più sicuro di sempre. Qualche difficoltà invece è stata riscontrata tra campo 1 e campo 2 a causa della presenza di un enorme crepaccio, ma gli icefall doctors hanno risolto la questione unendo qualche scaletta. Campo 3 sarà raggiunto nei prossimi giorni.

Foto @ Kari Kobler – Alan Arnette

Nel frattempo in Tibet il super lussuoso campo base annunciato da 7 Summit Club è realtà grazie non tanto ai soliti yak, ma piuttosto ad un camion che ha scaricato tutto il materiale, inclusi tavolo da ping pong, biliardino e forse anche la sauna promessa. Mentre gli alpinisti attendono, la via fino a Colle Nord è “working progress”. Appena sarà terminata anche su questo versante sarà possibile cominciare l’acclimatamento.

A proposito di acclimatamento, se tutto va come pianificato, la prima vetta della stagione con molta probabilità sarà del team Lhotse di Mingma G. Sherpa, che ieri ha dichiarato che, terminata di attrezzare la via entro il 30 aprile, tenteranno subito la cima. “Il nostro team è formato da alpinisti professionisti che pertanto non hanno bisogna di così tanto acclimatamento come gli altri scalatori” ha spiegato. 

Il campo base nepalese ripreso dal cineoperatore Marco Polo

In tutto questo affollamento, con 336 permessi rilasciati solo sul versante sud, chi seguire con maggiore interesse?

Di certo le due traversate Everest-Lhotse in programma quest’anno sono i progetti alpinistici più rilevanti. Da un lato abbiamo Tenji Sherpa, che tenterà di completare il sogno di Ueli Steck, dall’altro il duo composto da Peter Hamor e Colibasanu, che sono in fermento al campo base.

Il rumeno e lo sloveno sono carichi e motivati ed hanno pianificato di raggiungere campo 2, a 6400 metri. Questo campo diventerà poi il loro campo base. “Quello che è importante per noi – scrive Horia – è completare la fase di acclimatamento, riposare, mangiare sufficientemente, così da essere in ottima forma”. Essere acclimatati alla perfezione è importante se si vuole scalare un 8000, ancor di più se l’obiettivo sono gli 8850 metri del Tetto del Mondo, ma diventa assolutamente vitale per il loro progetto, che prevede almeno 3 bivacchi oltre gli 8000 metri.

La salita è inoltre lunga: i due partiranno dal campo base nepalese, per poi spostarsi sulla parete nord-ovest (probabilmente seguendo la via americana del ’63), da lì la vetta e la discesa a Colle Sud, da dove proseguiranno per il Lhotse dalla variante di Urubko del 2010. Una grande impresa. 

Interessante sarà seguire anche i nostrani Marco Camandona e François Cazzanelli, non tanto nella prima parte della spedizione in cui accompagneranno i propri clienti in vetta all’Everest (uno di loro è Maurizio Cheli), ma piuttosto nella seconda dove, secondo quanto annunciato, potrebbero provare, meteo permettendo, il concatenamento con il Lhotse.

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