Alpinismo

Mingma Gyalje Sherpa: “Un budget basso significa poca sicurezza”

Mingma Gyalje Sherpa è stato indubbiamente uno dei protagonisti dello scorso anno sugli 8000, in primavera, estate e pure in autunno, toccando le vette di Dhaulagiri, Makalu, K2, Broad Peak (cima messa in discussione) e due volte Nanga Parbat.

Mingma, pronto all’apertura della nuova stagione alpinistica in Himalaya, ha rilasciato un’interessante intervista a Stefan Nestler, che da il segno di quella rivoluzione dei giovani Sherpa” di cui parlava Messner. Un cambiamento generazionale iniziata dapprima con l’apertura di agenzie nepalesi, che pian piano – almeno alcune (pensiamo a Seven Summit o la Dreamers Destination Treks dello stesso Mingma G.) – sono diventate del tutto assimilabili per qualità e servizi alle più note occidentali, a cui poi è seguita la vera e propria rivoluzione: non più portatori d’alta quota, come i loro padri, ma professionisti della montagna. A dimostrazione è il certificato di Guida Alpina rilasciato a Mingma Gyalje Sherpa dalla UIAGM.

Un budget basso significa poca sicurezza. Se vuoi degli alpinisti sherpa esperti e ben addestrati, quindi maggiore sicurezza, devi pagarli di più” dice a Stefan Nestler Mignma G., che aggiunge: “Ci sarebbe bisogno di imporre agli operatori delle spedizioni degli standard minimi, ma sono scettico che potrà accadere in futuro”.

In realtà, a dispetto delle previsioni, il Dipartimento del Turismo nepalese, con la revisione del Mountaineering Expedition Regulation, ha voluto introdurre alcune nuove regole proprio, a suo dire, per incentivare la sicurezza sugli 8000 himalayani. Norme che però non hanno coinvolto le agenzie, quanto piuttosto i clienti con il divieto di solitarie ed il ban per i doppi amputati e ciechi (poi revocato per ragioni discriminatorie dalla Corte Suprema Nepalese).

Ci sono molti alpinisti disabili, che sono più abili dei non disabili” ha commentato Mingma G., che solleva un altro tema delicato, che avrebbe dovuto essere accolto nella revisione del Regolamento, ma per cui poi non si è fatto più nulla: la preparazione degli alpinisti. “Sono altre le regole che dovrebbero essere imposte per ridurre il numero degli alpinisti sull’Everest – commenta lo sherpa -. Se qualcuno vuole scalare l’Everest deve aver scalato un altro 8000 prima, o almeno avere la qualifica di saper scalare un 7000”.

Cosa ci si dovrà aspettare quest’anno da Mingma G.? di sicuro quest’estate il Broad Peak, per togliere ogni dubbio e poterlo inserire nella conta degli 8000 per raggiungere il fatidico risultato dei 14 senza ossigeno, poi il Lhotse ad inizio stagione primaverile ed in successione l’Everest, per ora ancora una volta con l’ossigeno per potersi “concentrare sui propri clienti”. Quando senza ossigeno? “Forse ci proverò nel 2019” risponde lo sherpa a cui, per diventare il primo nepalese a salire tutti gli Ottomila solo il Tetto del Mondo, lo Shisha Pangma e il Gasherbrum II (oltre al Broad Peak per le ragioni spiegate).

 

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