Urubko: sarei rimasto ad aiutare fino al 21 marzo, ma non potevo più sopportare
“La visione dell’inverno è la mia visione, ma partecipavo alla spedizione polacca e quindi avrei agito con loro fino al 21”. Così Denis Urubko intervistato da mountain.ru qualche giorno fa.
“Ero orgoglioso di essere stato invitato a questo progetto – dice ancora Urubko – quindi non me ne sarei andato a fine febbraio, ma durante la spedizione ci sono stati molti problemi con la gestione, i membri del team, che si sono accumulati, fino a scoppiare”.
Un commento interessante, che aggiunge un pezzetto al puzzle di questa invernale al K2, che soprattutto nelle ultime fasi concitate ha lasciato aperta qualche domanda, tra cui proprio del come fosse possibile che lo scontro sulla regola della fine dell’inverno non fosse ampiamente previsto dato che le posizioni di entrambe le parti erano ben note anche prima della partenza. Dal racconto emerge che è stato probabilmente lo scontro con il capospedizione Wielicki, che ha tenuto il pugno duro sulla strategia prestabilita, ad aver impattato sulla condizione soprattutto psicologica dell’alpinista russo. Una rottura dei rapporti che ha avuto il suo punto di non ritorno con il rientro di Denis dopo il suo tentativo di vetta solitario.
Tornato al base, racconta Urubko, è andato da Wielicki e gli avrebbe detto: “Buona sera, va tutto bene, sono qui”, dando quindi la sua disponibilità a continuare assieme, ma evidentemente la reazione del capospedizione non è stata quella aspettata. Cosa gli sia stato detto, Urubko non ne parla. “Non potevo più sopportare, mi sono voltato immediatamente ed ho chiesto ai due trekkers che erano al campo base e che se ne stavano andando se fosse possibile scendere con loro l’indomani. Hanno risposto di sì e così ho lasciato la spedizione”.
Ovviamente questo racconto è la campana di Denis, che non suona all’unisono con quella di Wielicki.