Alpinismo

Masherbrum II, la spedizione invernale pakistana rinuncia per il maltempo

Finalmente sono arrivate le notizie tanto attese dalla spedizione pakistana al Masherbrum II, la cui cordata era composta da Ali Durani, Ali Rozi e Maaz Maqsood, a cui si è aggiunto alla fine anche Abdullah Bhai a fare da cuoco.

Il team pakistano purtroppo non è riuscito ad arrivare in cima a causa del maltempo. “Per arrivare in vetta sarebbe stato necessario attendere tre giorni di bel tempo così che la montagna si potesse assestare dopo le forti nevicate, che hanno causato molte valanghe. Avevamo la forza e la motivazione, ma non c’è stato il tempo”. Così ha spiegato Maaz Maqsood la decisione.

Durante il tempo passato tra il campo base e la parete, il team aveva posizionato campo 1, a circa 5000 metri, ma non era riuscito a salire ad attrezzare il secondo campo. Le condizioni della montagna non erano di certo ottimali e la quantità di neve, ben al di sopra di quanto si aspettassero in questa zona in inverno, ha rallentato di molto gli alpinisti. Avendo quindi una scadenza inderogabile per terminare la spedizione (dettata anche dalle scorte di cibo), Durani, Rozi e Maqsood avevano pertanto deciso di tentare la vetta direttamente: campo base, campo 1, bivaccare a campo 2, poco sotto alla cresta finale del Masherbrum II, e poi salire in cima.

Purtroppo il trio è stato costretto a fermarsi al secondo campo a causa di un brusco peggioramento del meteo. La speranza era però che tornasse una buona finestra (stiamo parlando di una spedizione del tutto isolata e senza satellitare) e perciò, mentre Durani scendeva al base per recuperare ulteriore cibo (cioccolato e noodle) da portare in quota, Rozi e Maqsood tornavano a campo 1 per trascorrere la notte nell’attesa che il compagno di cordata risalisse il giorno seguente per tentare tutti e tre la vetta. Sfortunatamente il meteo è peggiorato ulteriormente e le temperature sono calate fino a -45° a 5000 m.

La decisione quindi è stata quella di scendere e rinunciare, nonostante il dispiacere dato anche tutto il lavoro fatto sulla montagna.

Una spedizione, come raccontavamo qualche giorno fa quando eravamo alla ricerca di informazioni su di loro, decisamente con il sapore di altri tempi lontana dall’alpinismo che siamo abituati a seguire oggi. Un alpinismo che ci ricorda, come è successo anche con Tomek, che per seguire i propri sogni sulle montagne non sono sempre necessari i grandi budget, sponsor più o meno importanti o l’attrezzatura più moderna. Durani, Rozi e Maqsoond hanno tentato di salire la loro montagna con una tenda, una corda e degli scarponi che dopo qualche giorno si sono rotti e sono stati riparati con dello scotch – il tutto comprato usato dai portatori di Hushe –.  Con loro però tantissimo entusiasmo e passione, come si può vedere anche solo dai video da loro postati una volta tornati ai giorni d’oggi.

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2 Commenti

  1. Mi spiace per il materiale pessimo, ma le tute di piumino Moncler (provenienti credo dalla spedizione con MIchele Cucchi al K2) le hanno solo loro poichè non credo le abbiano mai messe in commercio e devono essere davvero buone.

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