Cronaca

A piedi nudi nelle neve: la nuova rotta della disperazione passa tra le Alpi

La nuova rotta dei migranti in cerca di una nuova vita in Francia sono le Alpi. In sei mercoledì hanno chiesto aiuto al soccorso alpino durante un tentativo di passaggio della frontiera verso la FranciaCinque i soccorsi la scorsa settimana dal CNSAS mentre provavano a valicare il confine sempre nella zona del Colle della Scala (1726 m) in condizioni climatiche proibitive a causa di temperature rigide e fitte nevicate. Qualche ora più tardi ad essere trovata una donna incinta.

I numeri sono però maggiori, come riporta il Corriere della Sera: quasi 30 al giorno. Un fenomeno oramai in crescita esponenziale: 693 nel 2015, dieci volte di più nel 2016, erano già 3.500 quest’estate. Ma l’estate è diversa dal rigido inverno alpino, soprattutto per gente che non ha mai visto un fiocco di neve e che in infradito e maglietta tenta il tutto per tutto in un ultimo disperato viaggio. “Non pensavo facesse così freddo”è stato detto ad un soccorritore.  “La situazione – ha raccontato Luca Giaj Arcota, presidente del CNSAS Piemonte – ha raggiunto un livello di emergenza difficilmente sostenibile. Nelle ultime settimane, a partire dalle scorse nevicate, la congiuntura ha assunto una dimensione drammatica”. E seppur suona macabro scriverlo, purtroppo, qualche cadavere verrà trovato in primavera, quando la neve inizierà a sciogliersi. “È già successo gli anni scorsi — dice Michele Belmondo, capo della Croce Rossa in val di Susa —, e i migranti erano molti meno. Mi ricordo che a uno han dovuto amputare gli arti in cancrena…”. 

“Non è facile bloccarli — ammette un agente di Polizia italiano —, perché non è gente che vuole essere soccorsa, come nel Mediterraneo. Si nascondono, scappano. Senza rendersi conto di rischiare la vita”, nemmeno i cartelli di pericolo disseminati dai francesi sortiscono qualche effetto: “La montagna è pericolosa d’inverno, c’è rischio di morire. Per favore, non provarci”. La disperazione è troppa. 

Ad assistere questa gente alcune ong ed i valligiani di buon cuore, che, contro l’opinione del governo di Parigi, si sono organizzati con viveri e coperte (“Anche ad un gatto randagio si offre una ciotola d’acqua” avrebbero risposto).

Domenica scorsa un cordone di più di 300 persone, tra cui 25 professionisti della montagna, è partito con le ciaspole da Névache fino al Colle della Scala per mettere sotto la luce dei riflettori questo fenomeno e per manifestare la contrarietà alla politica dei respingimenti portata avanti dalla gendarmerie e le decine di denunce che hanno colpito i volontari che cercano di aiutare i migranti.

Hanno trovato un giovane ragazzo africano di 22 anni, a piedi nudi nella neve, in grave stato di ipotermia.

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