Lite per una lepre, ucciso cacciatore
LECCO — Tragedia e sconcerto, sul Resegone, durante il primo giorno della stagione di caccia. Due cacciatori, entrambi impegnati in una battuta sul pendio della nota montagna lecchese, hanno puntato la stessa lepre che, una volta uccisa, è diventata oggetto di una furiosa lite. La discussione è degenerata a tal punto che i due hanno imbracciato il fucile: uno è morto, l’altro è stato ferito.
La dinamica dell’incidente, tuttora confusa, è sotto indagine della Questura di Lecco. Ma la tragedia, con l’ipotesi di omicidio volontario, rimane. E getta un’ombra su questa prima giornata di caccia che, oltre a questa terribile vicenda, conta anche altri feriti sul territorio.
La tragedia del Resegone pare sia avvenuta intorno alle 8 del mattino nella zona della Carbonera, poco sopra il quartiere di Germanedo di Lecco. La vittima è un cacciatore di 50 anni di Lecco, che il Soccorso Alpino ha recuperato circa tre ore più tardi riverso nell’erba, in una zona piuttosto impervia. A dare l’allarme, il fratello del cacciatore arrestato, che si trovava nella zona. Questi fatti sono stati confermati ieri pomeriggio dalla Questura, che però non ha fornito dettagli sull’accaduto, ancora oggetto d’indagine.
Secondo indiscrezioni, comunque, pare che il 50enne avesse iniziato un’accesa discussione con un altro cacciatore in merito ad una lepre di cui entrambe le parti rivendicavano la proprietà. Secondo le regole di questo tipo di caccia, infatti, la lepre appartiene alla squadra proprietaria dei cani che la scovano e iniziano a "farla correre". Ma a causa delle grandi distanze percorse dagli animali, spesso capita che cacciatori scorretti uccidano la preda altrui e poi sostengano che fosse loro.
Pare sia stata proprio una lite di questo genere ieri, sul Resegone, a portare agli spari, ma la dinamica è tuttora un mistero. I colpi sono stati esplosi volontariamente o sono partiti per sbaglio? Il cacciatore sopravvissuto, attualmente in stato di fermo, sostiene che lo sparo è stato accidentale, ed è partito quando l’altro l’ha aggredito con il calcio del fucile. "Mio padre è un uomo tranquillo – ha detto sua figlia a Il Giorno – ha sparato per salvarsi la vita, era in pericolo".
Agli inquirenti il compito di stabilire le esatte circostanze della tragedia: cosa tutt’altro che facile, visto che non esistono testimoni dell’accaduto. "Attendiamo i risultati della scientifica" ha detto alla stampa il dirigente della polizia. Intanto, gli abitanti della zona stanno rivelando alla stampa particolari sul passato dei due cacciatori: pare che da tempo, fra loro, non corresse buon sangue e ci fossero già state querele poi ritirate.
Un’altra tragedia è stata sfiorata nei boschi del Lazio, dove un cacciatore è stato ferito dai pallini di ricaduta di un collega che ha sparato a poca distanza. Altri due cacciatori, invece, sono morti per un malore in Liguria e in Abruzzo.