Alpinismo

Latok: le riflessioni dei lettori

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Gentilissimi, sono un consigliere comunale di un comune del vicentino ma sopratutto un appassionato di montagna. Non posso che condividere le opinioni espresse dal Sig. Da Polenza: veramente la vita vale ogni sforzo!

Non riesco a capire come, ogni volta che succede qualcosa riguardante gli incidenti in montagna, si riapra un dibattito infuocato con vari interlocutori più o meno accreditati e più o meno custodi della verità.

Lo stesso dibattito l’ho dovuto affrontare anche a livello istituzionale riguardo a problemi di sostegno a persone con disagi e problemi vari. Per citare un esempio: assistenza SI, ai malati di patologie come possono essere gli infarti, mentre assistenza NO agli alcolizzati o ai tossicodipendenti. E si ricade sempre nel solito discorso: "Chi gliel’ha fatto fare di bere o di drogarsi?"

Allora, molte delle patologie cardiache derivano da vite sregolate che, a volte, con comportamenti corretti potevano essere evitate:…allora salviano un infartuato che non ha mai fumato, ma lasciamo morire un infartuato incallito fumatore?

Ed il discorso, anche se può sembrare non assimiliabile, è coerente al problema dei soccorsi in montagna. Ci si può chiedere: "Perchè soccorrere chi ha cercato il pericolo?" Ma il tema centrale e che deve tornare di attualità è: "Siamo ancora disposti a scomodarci per salvare una vita umana o no?"

Forse ci siamo dimenticati dei vari personaggi che hanno reso grande il nostro alpinismo e che hanno rischiato la vita per salvare qualcuno (ricordiamo Cesarino Fava, per esempio, che perse parte dei piedi). O forse, è piu semplice per noi condividere il pensiero di chi, quando si trova ad assistere ad un incidente stradale, non si ferma per soccorrrere i malcapitati e lascia che sia un’ottica di reddittività a decidere (che, sempre e comunque, dev’essere messa al primo posto nella nostra società!).

Riflettiamoci bene. all’ombra delle strutture comunali molte, moltissime volte ci troviamo di fronte a situazioni ove è la coscienza che deve dettare il da farsi, anche se, di primo impulso, si potrebbe non essere d’accordo con ottiche di convenienza per la Comunità, intesa come insieme e gruppo di persone che compongono la nostra societa’ e che si aspettano la tutela dei propri interessi, prima di tutto.

Ma ricordiamoci e facciamoci sempre questa domanda: "E se fossi io al posto dello sfortunato? Se capitasse a me che vorrei che gli altri decidessero?"

M. Munari
Consigliere comunale Mason Vicentino

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