Kangchenjunga: “No corda! No party!”

Niente vetta! Il gruppo non aveva più corde da fissare oltre gli 8000 metri raggiunti.
“Arrivati a 8000 m il nostro capo-sherpa ci ha detto che non avevano più corde. Eravamo furiosi. Il tempo era perfetto. Un’opportunità sprecata. Faremo un grande meeting al Campo Base. Nessuno di noi è contento” scrive, come riporta Altitude Pakistan, Khoo Swee Chiow, della spedizione giapponese-coreana.
Vien voglia di buttarla in caciara scrivendo che “chi di sherpa ferisce di sherpa perisce” … e via citando proverbi ed idiozie. Perché quel che è accaduto lassù sul Kanche questa mattina attiene all’idiozia piuttosto che all’alpinismo.
Non abbiamo mai nascosto di “non apprezzare” le spedizioni commerciale, anche se ci stavamo adattando mentalmente al loro imperversare inarrestabile. Basta però l’affermazione di Khoo Swee Chiow per riportarci alla realtà e farci capire in cosa stiamo e si sta trasformando l’alpinismo e le montagne, che ci piaccia o meno.

Ora, che i clienti di un’agenzia convochino una riunione per lamentarsi con i loro fornitori turistici che li stanno accompagnando sul Kangchenjunga riguardo al fatto che non hanno predisposto corde a sufficienza per arrivare al colle che li immette sulla cresta terminale della loro montagna, è fantastico, come lo è il fatto che nessuno di loro si sia preoccupato che le corde bassassero prima di partire. È ovvio che nessuno di coloro che è arrivato fino a 8000 metri stamattina sapeva quante corde servivano, ma che nemmeno gli Sherpa si fossero resi conto che mancavano almeno altri 3000 metri per attrezzare fino al colletto pare fantascientifico.
Dunque il party della vittoria è rimandato: magari il prossimo tentativo avverrà con la nuova finestra di tempo splendido concessa dalle divinità delle montagne e forse in vetta sarà possibile incrociare due alpinisti famosi mentre realizzano una delle più grandi imprese alpinistiche, vere, della storia e farsi un selfie. Forse questo orribile contrattempo è valso la pena.