Alpinismo

Everest, Inurrategi ritenta l'Hornbein

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GUIPÚZCOA, Spagna — Di nuovo all’Everest, di nuovo per tentare quella straordinaria impresa già provata nel 2006, che se riuscisse rimarrebbe nella storia. Alberto Iñurrategi e Juan Vallejo, insieme a Mikel Zabalza, vogliono scalare in autunno la montagna più alta della terra dal versante nord, salendo lungo la via che attraversa la gola del Hornbein Couloir in stile alpino: quindi senza ossigeno, senza corde fisse, senza portatori e senza campi alti montati in precedenza.

Nella storia dell’umanità sono salite in vetta all’Everest oltre 4mila persone, di cui senza ossigeno circa 150. In stile alpino poi, si contano sulle dita di una mano. E’ dal 1991 che nessuno sale su quella via, che passa attraverso l’Hornbein Couloir. E inoltre in autunno la scalata è molto diversa che in primavera, perchè la montagna è carica della neve portata dai monsoni, è così insidiosa che pochissimi alpinisti si azzardano a tentarla.

I dati insomma, parlano chiaro e la dicono lunga su "Naturgas Hornbein 2009", la straordinaria impresa che Alberto Iñurrategi e Juan Vallejo vogliono tentare il prossimo autunno.

Ci avevano già provato nel 2006 insieme a Ferran Latorre, ma quella volta avevano dovuto rinunciare a poche centinaia di metri sotto la vetta, a quota 8.450 metri. Ora riprendono da dove avevano lasciato, ma con loro, al posto di Latorre ci sarà Mikel Zabalza. Lo stesso trio in sostanza che in primavera ha tentato un’altra grande impresa, il pilastro ovest del Makalu, proibitivo quest’anno per le condizioni climatiche.

I tre alpinisti baschi partiranno alla volta del Tibet a fine agosto per tentare la vetta a fine settembre. L’idea è di salire lungo la linea aperta nel 1980 da una spedizione giapponese guidata da Hideki Miyashita. Una via scalata l’ultima volta 18 anni fa, nel 1991. Il percorso che attraversa la ripida gola del Hornbein Couloir, ad ovest della piramide sommitale. Una delle vie meno frequentate della quindicina che arriva in vetta alla montagna, senza contare che la maggior parte delle spedizioni percorre le due normali.

L’Hornbein Couloir fu battezzato nel 1963, in onore degli americani Tom Hornbein e Willi Unsoeld. I due infatti compirono la prima traversata del gigante himalayano, trovandosi senza possibilità di tornare indietro dal ghiaccio verticale dell’Hornbein Couloir che avevano percorso durante l’ascesa.

Quando i giapponesi aprirono quella via direttissima montarono 5 campi, usarono l’ossigeno, le corde fisse e adottarono uno stile tutt’altro che pulito. Nel 1986 Erhard Loretan e Jean Troillet compirono la prima ripetizione della via, salendo slegati e con pochissimi materiali. Dopo di loro, nel 1991, ce l’hanno fatta solo gli Sherpa Gyalbu e Mingma Norbu e lo svedese Lars Cronlund. Poi nessun altro. Ma ora aspettiamo i baschi.

"E’ più importante come scali di cosa scali – scrive Iñurrategi sul sito della spedizione -. Lo stile alpino offre molte meno garanzie di successo e richiede un impegno decisamente maggiore. Questa difficoltà va contro quel desiderio di successo ad ogni costo, e rivendica un certo modo di affrontare lo sport, in cui più importante del raggiungere la cima è il modo in cui affronti la sfida".

"L’Everest è stato scalato 4111 volte – continua l’alpinista basco -, di cui solo due salite in stile alpino: quella la Reinhold Messner del 1980, e quella della cresta nord di Loretan e Troillet attraverso Hornbein Couloir. La via che ora tenteremo anche noi".

Valentina d’Angella

Foto courtesy of scribd.com/Naturgas-Hornbein-espedizioaren-dosierra

                  

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