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“L’esperto sconsiglia”: mai sottovalutare la posizione della corda e cosa può farci!

Autore: Dott. Kelios Bonetti, medico chirurgo, specialista in ortopedia e traumatologia, esperto in patologia arrampicatoria

Purtroppo la patologia arrampicatoria non è fatta solo di sovraccarichi e infiammazione, infatti a volte mi trovo a curare dei traumi, spesso avvenuti nei modi più inverosimili.

Voi penserete che sia naturale poiché l’accelerazione che la gravità ci imprime verso il suolo rende l’arrampicata uno sport potenzialmente pericoloso. In effetti è proprio su questo “potenzialmente” che si gioca tutta la questione. Avendo visto molti incidenti causati non dal caso imponderabile, ma da abitudini o atteggiamenti errati ho iniziato a notare che spesso (alcuni più spesso di altri) quando arrampichiamo non pensiamo che alcuni particolari possono avere conseguenze, le ragioni sono diverse: un po’ perché qualcuno si ostina a dire che l’arrampicata è uno sport sicuro, un po’ perché ci vuole molta fantasia per immaginare quanto si possa essere sfortunati.

Qualche tempo fa ho visitato un climber che oltre a un problema a una puleggia aveva una crosta sospetta sull’ avambraccio. La crosta era lunga un palmo e larga circa un centimetro… qualcuno ha già indovinato cosa l’aveva causata? Ovviamente era causata dall’ attrito di una corda.

Durante la progressione spesso finiamo col posizionare un nostro arto, il collo, o il busto tra la parete e la corda. Può sembrare un fatto innocuo, ma se in quell’istante la gravità ha la meglio sulle nostre capacità arrampicatorie (facciamo un volo) la gravità porta il nostro corpo verso la corda passante, che tirata verso il rinvio più alto dal nostro peso scorre e se finisce a contatto con la nostra cute può causare un’ustione da frizione ovvero un’escoriazione causata dall’attrito della corda sulla pelle unita al danno causato dal calore sviluppato dall’attrito.

A seconda della velocità di scorrimento relativo della corda e della pressione effettuata sulla nostra cute varia l’estensione e la profondità della ferita: si può andare da un semplice fastidio, a una ferita profonda.

Sono delle ferite molto dolenti: il dolore è di tipo urente, ovvero bruciano. La guarigione se la ferita è lieve non da grossi problemi, tranne a volte delle antiestetiche cicatrici. Se invece la ferita è profonda faticano molto a guarire, a volte necessitano persino di una plastica cutanea e spesso guariscono con cicatrici che rimangono dure, ipetrofiche, retraenti e quindi danno fastidio. In questi casi si devono intraprendere dei trattamenti per migliorare le caratteristiche della cicatrice e in casi estremi valutare la rimozione chirurgica delle cicatrici.

Cosa fare per evitarle?

Per evitare questo spiacevole inconveniente è utile usare utilizzare maniche e pantaloni lunghi quando si arrampica e magari guanti quando fa sicura. Però la cosa più importante è fare attenzione alle conseguenze dei nostri gesti. Le foto mostrano alcune situazioni da evitare, come attorcigliare la corda attorno ad un arto, stare in placco tra la parete e la corda o il contrario in strapiombo. Anche quando facciamo sicura dobbiamo mantenere gli occhi aperti: se stiamo distanti dalla parete e lo spit è alto la corda crea una diagonale con cui il nostro compagno può venire in contatto durante un volo lungo. Quindi meglio stare vicini alla parete e dalla parte dove il nostro compagno non dovrebbe piombare.

Cosa fare per curarle?

Per capire come dobbiamo agire la prima cosa è capire su cosa dobbiamo agire, altrimenti è come voler riparare una macchina senza sapere se ha finito la benzina o se è fuso il motore. Quindi prima cosa osserviamo la nostra nuova bruciatura: osserviamone estensione e profondità.

  • Quando l’area è ridotta e la lesione è superficiale (grado 1), il prima possibile bisogna lavare abbondantemente con acqua pulita la bruciatura, se è possibile medicare con un disinfettante e coprire con una garza sterile, occludendo con cerotto i punti della medicazione da cui potrebbero entrare materiali (polvere, detriti etc) contaminanti. Essendo molto superficiale la lesione in genere non è molto dolente e quindi spesso non necessita ci antidolorifici. Nel caso il dolore sia importante è bene consultare il proprio medico curante.
  • Quando l’area è ridotta, ma la lesione ha convolto strati un po’ più profondi fino alle ghiandole sudoripare o al follicolo pilifero (grado 2), bisogna eseguire tutte le indicazioni già descritte per le lesioni meno gravi. Però il lavaggio e la disinfezione devono esser più accurate, se sono presenti dei detriti di corda, terra, vegetali o indumenti è opportuno tentare di rimuoverli. L’acqua ossigenata, seppur dolorosa può essere un buon ausilio. In questi casi è utile eseguire una visita medica, in quanto moto spesso bisogna eseguire una terapia antibiotica locale (gli antibiotici uccidono i batteri che causano le infezioni, usare un antibiotico sbagliato oltre ad essere pericoloso crea dei batteri resistenti agli antibiotici) e una terapia antidolorifica
  • Quando l’area è estesa e, o la lesione è profonda (grado 3) e quindi non interessa soltanto gli strati più superficiali della cute, e quindi esce del sangue o si vede il sottocute o peggio i tendini bisogna eseguire i passi sopra descritti subito dopo il trauma e poi si deve per forza rivolgersi al proprio medico o al pronto soccorso, in quanto saranno necessarie delle adeguate medicazioni e si dovrà iniziare una congrua terapia antibiotica orale o endovenosa oltre a quella antidolorifica.

Nei casi più gravi si potrà addirittura considerare l’esecuzione di una revisione chirurgica della ferita o di un innesto cutaneo. Ovviamente se la lesione ha danneggiato anche i tendini (come può accadere stringendo alla morte una corda mentre si cade o quando c’è qualche errore nelle manovre di corda) o le strutture sottostanti.

Ci sono molte leggende sia falesistiche sia caiane di persone strozzate, arti amputati e disarticolati, a me non è mai capitato di vederne, ma si sa che le leggende hanno sempre un fondo di verità.

Qual è la morale della storia? La corda è la nostra salvezza, ma quando si arrampica bisogna sempre agire in maniera che un eventuale volo non la porti a contatto con la nostra pelle, o con quella del compagno che assicuriamo.

 

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2 Commenti

  1. Il diavolo si nasconde in tanti dettagli. Meno male che la discesa in doppia si fa ricorrendo ad apparecchi..un tempo si avvolgeva la corda attorno a gamba e al collo..con conseguenze di ustioni o anche pressioni alle arterie…e fusioni di giacche di tela.Anche il secondo, quando frenava caduta a mano, si prendeva belle strofinate se non usava guanti in pelle.
    Ancora qualcuno si porta il kit di pronto soccorso, fuori palestra indoor, ..in epoca di riduzione ai minimi del peso , short e cannottierine?

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