Kangche: difficile discesa per la Pasaban
KATHMANDU, Nepal — Ha raggiunto campo 4 a mezzanotte passata, completamente sfinita. E’ difficile e complicata la discesa di Edurne Pasaban, che ieri ha toccato la cima del Kangchenjunga, 8.586 metri, conquistando il suo 12esimo ottomila. Dopo 16 ore di salita, l’alpinista basca ha impiegato oltre otto ore per tornare alle tende poste a 7.800 metri, dove i compagni l’attendevano preoccupati. Le è andato incontro solo lo spagnolo Alberto Zerain, portando delle bombole d’ossigeno che però lei sembra non abbia voluto usare.
La Pasaban, invece, scendeva molto lentamente. Con lei è rimasto Izaguirre, che non l’ha mai lasciata nonostante la sua discesa si facesse sempre più lenta e sofferta. Il tratto sommitale del Kangchenjunga, oltre che molto lungo, è anche molto difficile tecnicamente e per la Pasaban, già provata dalla quota e dalle 16 ore di salita, scendere è stato uno sforzo enorme. Quando dai campi si sono resi conto che il procedere delle frontali stava scendendo sotto un certo limite, è scattato l’allarme.
Lo spagnolo Alberto Zerain, che ricorderete l’anno scorso aveva salito in velocità il K2 senza ossigeno scampando al tragico crollo del seracco, è partito dal campo 4 per andarle incontro con una bombola di ossigeno, da usare in caso le sue condizioni si rivelassero critiche. Così facendo, ha messo a rischio il suo stesso tentativo di vetta programmato per la mattina seguente.
Lo sherpa che accompagnava i due alpinisti baschi, una volta arrivato a campo 4, ha però raccontato che la Pasaban e Izaguirre erano fermamente decisi a completare la discesa senza ossigeno. I due sono arrivati a campo 4 verso mezzanotte e mezza, e finalmente hanno potuto riposare qualche ora e reidratarsi.
Stamattina alle 8.30, ora nepalese, la Pasaban ha fatto una breve telefonata al padre per comunicare l’inizio della discesa verso campo 3, 7.200 metri di quota, che ha richiesto diverse ore perchè l’alpinista basca, nonostante il riposo e la reidratazione al campo, era ancora molto debole e ha dovuto procedere accompagnata dallo sherpa e dai compagni del team di Al filo.
"Edurne è molto, molto stanca – ha raccontato il padre -, ma sembra che nel complesso stia bene. Questa discesa per lei è stata un altro K2, dove nel 2004 ha subito gravi congelamenti". Quella volta, la Pasaban e Oiarzabal erano crollati, sfiniti, sulla spalla del K2. Erano poi stati recuperati nel cuore della notte da Silvio Mondinelli, che si trovava lassù con la spedizione K2 2004.
Il gruppo ha raggiunto campo tre, 7.200 metri di quota, intorno all’una del pomeriggio, e lì si è diviso. La Pasaban, troppo affaticata per proseguire, è rimasta lì insieme a due sherpa e ad Alex Txicón, a riposare, mangiare e bere. Secondo quanto riferito dal blog di Al Filo de lo imposible, nè lei nè alcuno dei suoi compagni ha mai usato l’ossigeno artificiale. Il team, comunque, sta cercando di mandare delle bombole d’emergenza al campo 3, in modo che siano immediatamente disponibili nel caso si rendessero necessarie.
Ferrán Latorre, Juanito Oiarzabal e Asier Izaguirre, invece, hanno proseguito verso il Campo 2.