Kangche, è cima: dodici 8000 per Edurne
KATHMANDU, Nepal — E’ cima, sugli 8.586 metri del Kangchenjunga, per Edurne Pasaban, che conquista così il suo dodicesimo ottomila e scavalca con un balzo le due "concorrenti" Gerlinde Kaltenbrunner e Nives Meroi nella corsa ai 14 ottomila, traguardo mai raggiunto da nessuna donna. L’alpinista spagnola è arrivata in cima pochi minuti fa insieme a Juanito Oiarzabal, Asier Izaguirre e Alex Chicón. Ferran Latorre, che ha toccato la vetta un paio di ore fa, si sta già dirigendo verso campo 4 per mettersi al sicuro in tenda.
Il primo a toccare la vetta è stato l’alpinista spagnolo Ferran Latorre, uno dei fuoriclasse del team, già visto all’opera in diverse spedizioni tra cui quelle sul Couloir Hornbein dell’Everest e sul GIV con Alberto Inurrategi. Partito a mezzanotte dal campo 4 della montagna con i compagni, Latorre ha attrezzato tutta la salita e toccato la vetta intorno alle due del pomeriggio. Il resto del team, che lo seguiva con un paio d’ore di ritardo, è arrivato sulla cima mentre Latorre aveva già iniziato la discesa.
La notizia della vetta sul Kangchenjunga è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Sulla montagna, infatti, le spedizioni sembravano aver rinunciato al tentativo a causa della bufera. A tornare al campo base, invece, sono stati soltanto Nives Meroi e Romano Benet, che ieri pomeriggio hanno comunicato in Italia il rientro da 7.200 metri di quota, e Jorge Egocheaga, medico degli spagnoli, colpito da una bronchite.
Il resto del team della Pasaban, invece, ha tenuto duro e ci ha voluto provare, limitandosi a rimandare il tentativo di un giorno. Così come i coreani, la polacca Kinga baranowska e alcuni alpinisti di altre nazionalità di cui però, al momento, non si hanno notizie. Stanotte, il gruppo è partito da 7.700 metri di quota verso la vetta nonostante le raffiche di vento fossero ancora piuttosto forti. E ne ha avuto ragione.
La salita, però, è stata molto lenta e ora gli alpinisti devono affrettarsi a tornare verso le tende. A rallentare il passo, sia la bufera che le difficoltà oggettive della via, che sotto la cima presenta molte difficoltà. "L’ultimo tratto del Kangchenjunga è un vero labirinto – raccontano sul blog di Al Filo de lo imposible -. Sopra gli 8350 metri, c’è una fascia rocciosa che bisogna attraversare lungo un camino che non è per nulla evidente. E bisogna continuamente verificare di aver preso la direzione corretta".
Il programma è di passare la notte a campo 4 e poi, all’alba, riprendere la discesa fino al base.