Piolet d'or: lo strano caso del giurato "accusato"
CHAMONIX, Francia – Nuovo colpo di scena sotto i riflettori del Piolet d’or. Stavolta, a destare scalpore, è la composizione della giuria, svelata nei giorni scorsi dagli organizzatori: accanto a nomi storici come quelli di Doug Scott, Jim Donini e Peter Habeler, spunta infatti quello dell’alpinista slovacco Dodo Kopold. Lo stesso che, non più tardi di qualche settimana fa, è stato formalmente accusato dalla Slovak Mountaineering Association di aver mentito sulle cime e sugli incidenti avvenuti nelle sue ultime spedizioni.
Della giuria faranno parte anche due giornalisti: Im Duck Yon, già organizzatore dell’Asian Piolet d’or, e Dario Rodriguez, della rivista spagnola Desnivel. Il gruppo avrebbe già scelto, tra le 57 salite candidate al Piolet d’or 2008, le sei finaliste che verranno celebrate a Chamonix il prossimo 25 aprile ma che per ora sono ancora segrete.
In attesa di conoscere il verdetto di questa giuria, però, è inevitabile qualche riflessione sulla sua composizione. Doug Scott è un vero pioniere dello stile alpino. Habeler ha fatto la storia dell’alpinismo, sulle Alpi e in Himalaya, insieme a Messner. Jim Donini, citato dagli organizzatori come presidente dell’American Alpine Club, è in realtà il suo ex-presidente e, secondo quanto riferito da fonti interne all’Aac, la sua partecipazione è a titolo personale e non per conto ufficiale della stimata organizzazione americana, che comunque ha collaborato alla selezione delle salite.
Ma il nome che desta più sorpresa è quello di Dodo Kopold: 32 anni, slavo, sei ottomila senza ossigeno scalati in due anni, è sicuramente uno dei giovani alpinisti più in vista del momento. Fatto salvo che, secondo la commissione alpinismo del suo club alpino nazionale, avrebbe mentito sulle salite di GI e Broad Peak, montagne di cui non avrebbe raggiunto la cima. E avrebbe per giunta avuto un ruolo poco chiaro nella scomparsa del suo compagno Vlado Plulik sul Broad Peak. Kopold ha negato ogni addebito, ma la Slovak Mountaineering Association è arrivata a dichiarare il suo comportamento come “inaccettabile e da condannare dal punto di vista etico che umano” paventando la radiazione dal club.
Un’ombra, questa, che purtroppo contrasta con i valori etici e di fair play a cui si ispira la nuova versione del premio francese. Non tanto per la colpevolezza di Kopold, legalmente tutta da dimostrare anche perchè l’alpinista slovacco respinge tutte le accuse, quanto per l’opportunità di questa scelta.
I dubbi sono molti. Abbiamo chiesto chiarimenti agli organizzatori del premio, che però non hanno ancora risposto. Di certo, comunque, i malumori hanno iniziato a serpeggiare. L’azienda italiana Grivel che ha sede a Courmayeur ed è storico partner del Premio, ha espresso perplessità sulla trasparenza delle scelte sin dall’inizio: è parso strano il fatto che, nonostante sia stata partner nelle ultime 7 edizioni e abbia contribuito a rendere conosciuto a livello internazionale il Piolet d’Or, quest’anno non sia stata coinvolta proprio in occasione dello sbarco della manifestazione anche a Courmayeur. Anche fra gli alpinisti, poi, si registra un certo sconcerto.
Al momento, comunque, prevale la curiosità di vedere dove andrà a parare questo “nuovo” Piolet d’or, con la speranza che la manifestazione di quest’anno sia autorevole, indipendente, di respiro internazionale. E non si riduca ad un “giocattolo” che ha senso solamente per chi lo organizza, come purtroppo molto spesso accade in questi casi.
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